Scuola e famiglie "ostaggi" delle quarantene: dopo due settimane dal rientro il 30% è già a casa
A confermarlo sono i dati raccolti da Comunità della Salute, un progetto di salute sovracomunale nato nei territori di Ciserano, Levate, Osio Sopra, Verdellino.
Non è un problema solo della scuola. L'impennata di contagi nelle classi, dopo il rientro dalla pausa natalizia, ha interessato le famiglie, i pediatri e le istituzioni, tutti preoccupati ora per la tenuta psico-fisica del sistema. A confermarlo sono i dati raccolti da Comunità della Salute, un progetto di salute sovracomunale nato nei territori di Ciserano, Levate, Osio Sopra, Verdellino per ricucire lo strappo tra ospedale e territorio creatosi negli ultimi decenni, che ha indagato la tenuta psico-fisica del sistema scuola/famiglia nelle settimane successive alla ripresa delle attività scolastiche.
Troppe quarantene, il sistema è a rischio
I dati forniti dagli istituti scolastici dei quattro Comuni sono preoccupanti: a metà gennaio il 30% circa delle classi e degli alunni erano in quarantena. La situazione più compromessa si è osservata al nido e all’infanzia con il 39,4% di alunni in quarantena. Oltre 600 famiglie sono state coinvolte nei provvedimenti restrittivi.
“Stiamo andando ben oltre le nostre responsabilità" scrive il dirigente dell’Istituto Comprensivo di Verdellino. “Il numero di tamponi giornalieri da eseguire è ormai insostenibile e non me la sento di fare i tamponi ai bimbi molto piccoli” racconta uno dei farmacisti di Osio Sopra. Risulta talvolta poco sostenibile anche l’applicabilità delle norme per vaccinati e non vaccinati, inoltre “servirebbero regole chiare e distinguo per i bambini vaccinati e non della scuola primaria e dell’infanzia”, dice il sindaco di Ciserano Caterina Vitali.
“Oggi dopo la quarantena della classe si è scatenato il panico con più di 90 messaggi in pochi minuti” dice un padre, mentre un’altra testimone racconta come “mia figlia è in isolamento domiciliare e ha paura, chiede se deve portare la mascherina anche in casa”. La pediatra Nives Duzioni scrive “continuiamo a sostenere giovani famiglie isolate e impaurite, a volte già provate da pregressi lutti; dobbiamo alleggerire la complessità scolastica, aiutare i nostri genitori ad avvicinarsi alla vaccinazione”.
Queste testimonianze mettono in luce un disagio diffuso, una tensione del sistema scuola famiglia che Comunità della Salute si è impegnata ad affrontare. I lunghi periodi di chiusura hanno determinato infatti un enorme incremento dei disturbi ansiosi-depressivi, come evidenziato già ad ottobre 2021 dalla rivista The Lancet.
I quesiti di Comunità della Salute
"Nessuno mette in dubbio l’importanza della scuola per la formazione, la crescita e la socializzazione delle nuove generazioni, e perfino per la democrazia. Nessuno sottovaluta i possibili danni della didattica a distanza, in termini di apprendimento, disagio mentale, riduzione dell’attività fisica, accentuazione delle diseguaglianze con conseguenze sulla salute e il benessere dei più giovani - si legge nella nota diffusa da Comunità della salute - Pur tuttavia, nel pieno di una pandemia in cui nessuno può prevedere con una ragionevole certezza il futuro, i “contro” della didattica a distanza vanno messi sul piatto della bilancia con i possibili effetti indesiderati determinati dalla frequenza in persona".
Il Covid colpisce adulti e bambini
Dal recente studio pubblicato su JAMA, si evince un’incidenza di SARS-CoV-2 nei bambini simile agli adulti e che il rischio di infezione tra i membri della famiglia con 1 positivo è pari al 50%. Dati aggiornati di gennaio 2022 dell’American Academy of Pediatrics indicano una percentuale di ospedalizzazione nei diversi Stati dei bambini che sono stati contagiati tra lo 0,1% e l’1,6%.
"Per quanto tempo ancora può reggere, emotivamente e fisicamente, il nostro sistema scolastico e familiare l’impatto imprevedibile di una prossima possibile ondata? - prosegue la nota - “La scuola è sicura e deve restare aperta” non può essere un dogma: come ci si sta preparando per la prossima volta? Quanto si stanno sottostimando i dati reali di contagio con l’utilizzo dei tamponi rapidi? Come si fa ad essere sicuri che la variante prevalente sia Omicron se non c’è una sistematica analisi dei genomi virali? Il sistema sanitario locale può reggere l’urto di un contagio incontrollato in presenza di una copertura vaccinale ancora molto incompleta soprattutto nella categoria 5-12 anni, con le relative conseguenze cliniche, in area pediatrica della malattia Covid-19?"
Il futuro dei servizi e le Case di Comunità
Domande a cui Comunità della Salute tenta di rispondere potenziando al massimo i servizi: uno sportello di ascolto telefonico h24, un punto di integrazione socio-sanitaria, l’infermiera di comunità, la presa in carico dei disagi psicologici, aiuto digitale, cliniche mobili multidisciplinari che entrano nelle case dei pazienti fragili supportando medici di medicina generale e pediatri per vaccinazioni ed esecuzione tamponi in accordo con ATS. E nel futuro l'attenzione è puntata alle Case di Comunità: "E’ cruciale per il nostro futuro che quest’ultime non diventino solo dei poliambulatori medici, ma delle strutture fisiche e progettuali multidisciplinari nelle quali le persone possano trovare in tempi ragionevoli una presa in carico reale dei propri bisogni di salute, che non sono mai esclusivamente sanitari, senza attese infinite o il ricorso improprio ai presidi di urgenza. Perché la salute non è solo assenza di malattia".