Dopo il Covid

Medici di base allo stremo: "Troppa burocrazia, non riusciamo più nemmeno a rispondere al telefono"

Martedì l'incontro con Ats. Giupponi: "Tematiche improcrastinabili". Ora i medici di base chiedono la possibilità di fare ricette elettroniche in fascia C, ed esigono che i colleghi specialisti scrivano ricette loro stessi, senza intasare i loro studi per semplici prescrizioni.

Medici di base allo stremo: "Troppa burocrazia, non riusciamo più nemmeno a rispondere al telefono"
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Undici richieste per evitare il collasso della Medicina di base in provincia di Bergamo. Un gruppo di 240 medici di famiglia scrive ad Ats e annuncia una manifestazione di protesta: "Troppa burocrazia: non riusciamo più a rispondere al telefono e a curare i pazienti".

Stremati prima dal Covid e ora dalla burocrazia per il Green Pass

Dopo due anni di pandemia è ormai evidentemente allo stremo la rete dei medici di famiglia: tra pensionamenti e abbandoni sono ormai una trentina gli studi rimasti vuoti soltanto nella Bassa, e decine di migliaia i cittadini che non hanno più un medico di famiglia. Lo sanno bene gli stessi dottori rimasti al lavoro, sempre più stanchi e sempre più costretti, nel continuo e imprevedibile evolversi dell’emergenza sanitaria, a trasformarsi in «passacarte» per gestire la burocrazia legata a quarantene e green pass, e sempre meno in grado di dedicarsi all’attività clinica.
Ma se la proverbiale corda si tende troppo, prima o poi si spezza. Così nei giorni scorsi oltre 240 medici di base bergamaschi - una ventina dei quali della Bassa - hanno scritto una «lettera alle Istituzioni». Annunciano «una manifestazione di protesta», e sono letteralmente esasperati. Temono che se già sono tantissimi i loro colleghi ad aver lasciato la professione (ci sono 600 medici di base bergamaschi, ma se ne siano persi una settantina dal 2018 a oggi), altri potrebbero abbandonare nei prossimi mesi, «creando pericolosi vuoti assistenziali in una provincia già carente, nell’assistenza sanitaria di base».

"Abbiamo visto la nostra dignità professionale svilita"

"In questi due anni, ma in verità anche in periodo pre-pandemico, abbiamo visto la nostra Dignità Professionale venire svilita da compiti meramente burocratici ed amministrativi, siamo stati allontanati sempre più dalla nostra funzione clinica primaria e spesso utilizzati alla stregua di “parafulmini” a copertura di evidenti disfunzioni del sistema - scrivono - Siamo tuttora l’unico vero riferimento di cittadini sempre più smarriti in un sistema confuso ed iper informatizzato, dove gli ultimi ed i fragili hanno solo noi come punto di riferimento".

I telefoni sempre occupati

Da qui, spiegano, la vera causa dei tanti e frequenti disservizi lamentati dai cittadini. Lo sa bene chi ha dovuto, negli ultimi mesi, prenotare un tampone o chiedere un consulto telefonico dopo aver incontrato un soggetto positivo. «Le nostre linee telefoniche risultano sempre occupate e il percepito, per il paziente, è la nostra scarsa disponibilità - scrivono - Le chiamate, costanti nelle 12 ore giornaliere, sono incessanti e generate dai motivi più svariati, spesso di origine amministrativa: in questo modo le necessità cliniche dei pazienti, magari urgenti, rischiano di non avere la priorità. Dopo due anni di pandemia i Dipartimenti di Prevenzione avrebbero dovuto prepararsi strategicamente ad una verosimile quarta ondata, mentre invece sono stati colti nuovamente impreparati. Questo disservizio è enormemente ricaduto sulla nostra attività lavorativa, si è fatto credere agli assistiti di poter ottenere qualsiasi chiarimento o soluzione tramite contatto il proprio medico di famiglia, senza che tutto ciò fosse regolamentato: tutti i giorni, 12 ore al giorno, senza filtro alcuno».

Undici richieste per Ats Bergamo

Da qui le undici richieste sottoposte al direttore generale di Ats Bergamo Massimo Giupponi, prima tra queste proprio quella di fermare lo «scaricabarile»: «Chiediamo che vengano immediatamente tolti i riferimenti al contattare i medici di famiglia, per il disbrigo di pratiche burocratiche» dalle comunicazioni e dalle indicazioni che Ats e Regione Lombardia forniscono ai cittadini. Tra le altre richieste, ci sono quella di incentivare i medici specialistici a prescrivere direttamente visite ed esami, senza chiedere ai pazienti di «passare dal medico di base» per una semplice ricetta. E poi, aprire alla possibilità di prescrivere esami con impegnative anche al di fuori dal periodo di priorità richiesto. I medici chiedono poi di rendere possibile redigere elettronicamente anche le ricette in classe C (per farmaci non a carico del Sistema sanitario) e chiarire alcuni aspetti controversi sulla gestione delle visite domiciliari per i positivi al Covid.

Ats: "Tematiche importanti e improcrastinabili"

"Abbiamo letto con attenzione il Comunicato e in questa sorta di cahier de doléances sono concentrate tematiche importanti e improcrastinabili – ha sintetizzato Giupponi – Da una parte i tempi, i modi e i carichi del loro lavoro che, a causa della pandemia da Covid19, sono stati stravolti e continuano a esserlo: sono quasi due anni, infatti, che il Coronavirus impatta sui nostri medici e pediatri. Dall’altro, non meno importante, l’ostilità verso una categoria accusata di non essere sufficientemente presente e disponibile con i propri pazienti. Infine un carico burocratico aumentato e diventato pure sempre più complesso. Non si tratta di problemi che riguardano le relazioni con la sola Ats, ma coinvolgono anche numerosi altri attori istituzionali. D’altra parte Ats intende affrontare per prima quanto di sua competenza, ma vuole anche svolgere un ruolo di facilitatore con gli altri attori".

 

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