Medico e sindaco, Alfredo Di Landro va in pensione e si racconta
L’ex sindaco e storico medico di base, che di tutto avrebbe voglia fuorché di lasciare camice e stetoscopio, si è raccontato al Giornale di Treviglio.
Alfredo Di Landro compie settant’anni e va in pensionamento "forzato": l’ex sindaco e storico medico di base brignanese, che di tutto avrebbe voglia fuorché di lasciare camice e stetoscopio, si è raccontato al Giornale di Treviglio, parlando di medicina, di Brignano, e del futuro.
Chi è Alfredo Di Landro?
Sono nato nel 1951 in Calabria, a Fazzano, anche se a soli 2/3 mesi di età mi sono trasferito con la mia famiglia in quel di Brignano, per cui si può dire che sia sempre vissuto qui. Ho studiato Medicina all’Università degli Studi di Milano, presso la quale mi sono laureato nel 1975. Già mio padre prima di me era medico condotto in paese, mentre io ho lavorato per un primo periodo come volontario al Policlinico di Milano e in un mio studio in città.
Quando ha iniziato la propria carriera lavorativa a Brignano?
Molto presto, pochi anni dopo la laurea. Già nel ‘78 infatti mio padre si è ammalato, e io ho spostato il mio studio in paese da allora fino a martedì ho sempre lavorato qui, nel paese in cui sono cresciuto e in cui vito tutt’ora. Nel 1976 ho sposato Enza Taverneti, con la quale ho avuto tre figli: Armando, Giancarla e Lucia. Negli ultimi quattro anni, poi, sono arrivati anche tre nipotini.
Come sta vivendo il traguardo della pensione?
Ad essere sincero, beh, il pensionamento non è mai stato il mio obiettivo... Ci vado adesso perché martedì ho compiuto settant’anni e le leggi della pubblica Amministrazione impongono il limite inderogabile di questa età per il pensionamento, per cui possiamo dire che in un certo senso sono stato costretto a lasciare il lavoro.
Nel corso degli anni di servizio in paese ho sempre cercato di fare del mio meglio, di viverla bene e dare quel che era giusto dare. Certi lavori, se non li fai con l’impegno, diventano noiosi e pesanti, ma la passione c’è sempre stata. Mi piace ancora fare il medico, non è che sia stanco.
In particolare l’ultimo anno, caratterizzato dalla pandemia, com’è stato?
E’ stato un anno pesantissimo: molto difficile e molto intenso. Abbiamo trascorso i primi mesi del 2020 allo sbando. Io stesso a marzo mi ero ammalato ed è stata la malattia più lunga della mia vita, durata cinquanta giorni. Sono stato ricoverato e ho trascorso oltre venti giorni con l’ossigeno e la fame d’aria. Fortunatamente ora la situazione è meno critica: i problemi organizzativi sono enormi e ci sono ancora, sia ben chiaro, ma la campagna vaccinale sta funzionando e si va avanti nonostante qualche testa dura che non vuol saperne, sono tipi duri da convincere.
Oltre alla professione, lei ha servito Brignano anche come sindaco: la prima e ultima esperienza amministrativa del centrosinistra brignanese
Sono stato eletto nel 1990 a capo di un listone che raggruppava tutte le formazioni di sinistra per rovesciare la Democrazia Cristiana che amministrava dal ‘45. Dopo il primo quinquennio, sono stato rieletto nel 1995 per un mandato durato solo quattro anni a causa di alcune modifiche normative. E’ stata un’esperienza significativa e importante e spero di aver lasciato un ricordo positivo ai brignanesi.
Qual è stato il ricordo più intenso che ha raccolto in questi 43 anni come medico in paese?
Porto con me i ricordi di molte persone che ho assistito nel corso degli anni. Confesso che appena poche notti fa ho sognato di ritrovarmi in una sorta di festa con molti dei miei ex pazienti purtroppo deceduti, e la vivevo in maniera giocosa. Veniva fuori il lato umano e simpatico dei pazienti, perché poi con il tempo si crea un legame profondo e ci si conosce tutti, esci di casa e ti fermano a chiedere consiglio, li vedi ogni giorno.
E ora? Come sarà la vita del pensionato Di Landro?
Purtroppo mi accorgo che, seppur non per colpa mia, sto lasciando il lavoro in una forma un po’ incresciosa perché non c’è un medico sostituto e i miei pazienti sono stati lasciato un po’ allo sbando. Attualmente dovranno rivolgersi alla guardia medica, passando da un sistema al suo esatto contrario. Si tratta in realtà di una carenza strutturale di medici e le prospettive non sono buone in questo senso. Credo che dovrò rimboccarmi ancora un po’ le maniche, non posso far altrimenti. Se posso dare una mano ai miei ormai ex assistiti, sono in prima linea per farlo. Per il resto, intendo sfruttare gli anni per avere più tempo libero e fare tutti quei viaggi che non ho mai fatto nel corso della vita. Amo molto anche la vita sportiva e in inverno faccio gare amatoriali di sci di fondo, quindi avrò molto più tempo per allenarmi e dedicarmi anche a questa mia passione.