Operaia sospesa perché invalida: "E poi ti licenziamo
Si tratta già del terzo caso all'interno dell'azienda che, però, respinge le accuse: "Non ci sono mansioni adatte alle sue limitazioni".
Tre donne licenziate in pochi mesi alla Siac di Pontirolo. L’ultimo caso è quello di Carla R., invalida civile, che lunedì pomeriggio si è vista recapitare dall’azienda per la quale lavorava da vent’anni una lettera di "sospensione senza retribuzione" dal lavoro. E senza troppi giri di parole, l’annuncio che appena il blocco dei licenziamenti imposto dal governo verrà meno, sarà anche licenziata.
Operaia sospesa perché invalida
Cinquantunenne, verdellinese, operaia di terzo livello dal 5 febbraio 2001, Carla ha appena fatto in tempo a raggiungere il traguardo dei vent’anni da dipendente nell’azienda che produce cabine per macchine da movimento terra. Un lavoro pesante, quello della linea di montaggio, che nel corso degli anni le ha causato anche una riconosciuta malattia professionale che interessa mani, braccia e spalle. Nel 2012 è stata anche operata per l’applicazione di una protesi all’anca e nel 2018 ha anche ottenuto una percentuale di invalidità civile. Nel corso del tempo, nonostante le sue richieste, le mansioni non sono mai cambiate.
"Non sono mai stata simpatica all’azienda, evidentemente - spiega - Ma non mi sarei aspettata anche questa".
Sospesa senza retribuzione
Il 15 marzo, spiega, "mi hanno convocata per una visita medica aziendale", durante la quale ha parlato anche dei problemi di salute riscontrati in questi mesi. E lunedì è arrivata la lettera. Dall’esito della visita, il medico certifica l’"idoneità lavorativa con limitazioni". Ironia lessicale, però, l’idoneità con limitazioni la rende "inidonea alla mansione di operatore" al Montaggio, ma anche a "qualsiasi altra mansione esistente presso la nostra azienda". Da qui il licenziamento "rimandato". "Il rapporto con lei in corso non può proseguire ma la normativa vigente ci impedisce di dar corso al suo licenziamento". Finché il blocco dei licenziamenti sarà in vigore, dunque, "lei viene sospesa dal lavoro senza retribuzione".
E' già il terzo licenziamento
La rabbia, spiega Carla, si unisce all’ansia di ritrovarsi a casa dopo vent’anni.
"Non so cosa fare - spiega - Sei sei donna, in questo paese, non ti è permesso di ammalarti, se lavori. In anni e anni hanno costruito un clima pesante, nei confronti di tante operaie".
E il riferimento è alla collega licenziata lo scorso mese di gennaio, in tronco, a 59 anni, dopo 38 anni di lavoro. Un altro caso simile si era verificato lo scorso anno.
Anche per Carla i sindacati si stanno già muovendo. Mercoledì è comparso un manifesto alla bacheca sindacale.
"Tenuto conto che è già il terzo caso simile, sempre ai danni di lavoratrice donna, la Rsu stigmatizza il comportamento dell’azienda che, al di là di questioni puramente legali che saranno comunque da verificare, non va certo nella direzione di un miglioramento della condizione femminile".
L'azienda respinge le accuse
Accuse respinte dall’azienda, che però conferma il racconto di Carla. "Abbiamo chiesto per la dipendente la visita aziendale perché quella precedente era scaduta e perché si era assentata in malattia per un po’ di tempo - spiega la Siac - Il medico ha certificato una serie di limitazioni, per le quali non c’era più un solo posto in azienda che potesse occupare. Non avevamo scelta. Quanto alle accuse di sessismo, le contestiamo vivamente: proprio ieri (mercoledì scorso per chi legge, ndr) abbiamo assunto una nuova figura in azienda, una donna. Dimostrazione che queste accuse sono infondate".