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Covid, incidenza in calo nella Bergamasca: 203 casi ogni 100mila abitanti

Il picco è stato raggiunto lo scorso fine settimana, quando la media settimanale è stata di 220 casi ogni centomila abitanti.

Covid, incidenza in calo nella Bergamasca: 203 casi ogni 100mila abitanti
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Dopo i primi dieci giorni di zona arancione, da lunedì 15 marzo, la Lombardia si trova in zona rossa. Una decisione maturata in seguito al consueto monitoraggio di Ministero, Cts e Iss sulla base dei dati e soprattutto sull’Rt, che nella nostra Regione era risultato, in data venerdì 12 marzo, superiore alla fatidica soglia di 1.25. Il Governo, però, con l’ultimo decreto varato ed entrato in vigore lunedì 15 marzo, ha deciso che un altro parametro fondamentale da prendere in considerazione per l’applicazione della zona rossa è quello dell’incidenza di casi settimanali ogni centomila abitanti: se si superano i 250 casi, si passa nella fascia di restrizioni più alta.

I dati della Lombardia

Grazie ai dati messi quotidianamente a disposizione dal dottor Paolo Spada, medico dell’ospedale Humanitas di Rozzano e curatore della pagina Facebook “Pillole di Ottimismo“, possiamo vedere che sulla base delle rilevazioni del 16 marzo, la Lombardia ha un’incidenza settimanale di 330 casi ogni centomila abitanti, terza in Italia, con una crescita nei sette giorni del 5,5 per cento. Un dato significativo, che conferma dunque la zona rossa e superiore allo stesso dato nazionale, che segna invece 265 casi settimanali ogni centomila abitanti (in crescita dell’8,4 per cento nell’ultima settimana).

A Bergamo incidenza a 203, la migliore in Regione

In questo quadro, però, Bergamo continua a presentare una situazione tutto sommato “positiva”, o comunque meno preoccupante. Attualmente (dati al 16 marzo), infatti, la nostra provincia presenta un’incidenza settimanale di 203 casi ogni centomila abitanti, in calo rispetto ai 209 del 10 marzo scorso. Rispetto a una settimana fa, Bergamo resta, insieme a Lodi, l’unica provincia lombarda sotto la soglia critica da zona rossa dei 250 casi ogni centomila abitanti, dato che anche quelle che sembravano tenere botta, ovvero Varese e Sondrio, negli ultimi sette giorni hanno visto cresce di molto la propria incidenza: Varese è passata da 230 casi settimanali ogni centomila abitanti a 292; Sondrio da 229 a 290. Lodi, sebbene presenti un’incidenza al di sotto della soglia critica, è comunque peggiorata: da 202 casi settimanali ogni centomila abitanti (era la migliore) è passata a 228.

Brescia dà ottimismo

Con questi dati, Bergamo migliora la sua condizione rispetto a tutta Italia, passando dall’essere la 48esima provincia italiana per incidenza (più o meno a metà graduatoria) a oltre il cinquantesimo posto, nella parte bassa della graduatoria. Nel resto della Lombardia, però, i dati delle varie province restano preoccupanti come detto, con crescite dell’incidenza decisamente incisive. Milano, la più attenzionata per l’alto numero di abitanti, pare comunque reggere, dato che dai 254 casi settimanali ogni centomila abitanti del 10 marzo è passata agli attuali 260. La peggiore provincia resta Brescia, con un’incidenza settimanale di ben 500 casi ogni centomila abitanti. Ma è proprio da Brescia che arriva anche dell’ottimismo: la scorsa settimana, infatti, l’incidenza era a quota 550 casi settimanali. La curva, dunque, lì ha iniziato a calare in maniera importante e se si tiene conto che in quella provincia le restrizioni sono state attuate con almeno dieci giorni di anticipo rispetto al resto del territorio regionale e che la campagna vaccinale anti-Covid è stata più intensa, i dati del bresciano possono rappresentare un segnale di speranza per un po’ tutti noi.

Bergamo, curva in discesa?

Tornando alla provincia di Bergamo, è interessante analizzare qual è stato l’andamento dell’incidenza settimanale sul nostro territorio. Il picco è stato raggiunto lo scorso fine settimana, quando la media settimanale è stata di 220 casi ogni centomila abitanti. Da quel momento, è iniziata una lenta ma costante discesa, favorita anche dalle restrizioni in atto. Fa specie sottolineare che la zona rossa sia quindi scattata proprio quando l’incidenza, nella nostra provincia, ha iniziato a calare. Si tratta dell’ennesima dimostrazione di come l’Rt, indice su cui vengono decise le zone colorate, non permetta di prendere decisioni rapide: basandosi su dati di circa dieci giorni prima, sostanzialmente fa scattare le restrizioni con un ritardo netto, permettendo al contagio di avere un anticipo pericoloso. L’incidenza, invece, seppur meno precisa è più “attuale” e consente di prendere provvedimenti immediati.

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