Silvia Betti, uccisa dal marito nel 2010: una targa per ricordarla
Verrà posizionata in un giardino pubblico di Treviglio, sotto un albero che fiorirà in primavera.
Silvia Betti, la trevigliese uccisa nel 2010 dal marito che non voleva accettare la separazione, verrà ricordata con una targa in un giardino pubblico della città.
Silvia Betti
Così l’Amministrazione comunale, su proposta della "Casa delle donne", ricorderà Silvia Betti nel decennale della sua scomparsa, vittima della violenza omicida del marito. Lo ha annunciato ieri, martedì 24 novembre, la vicesindaco Pinuccia Prandina nel corso del Consiglio comunale, proprio alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. La targa verrà posizionata in un giardino pubblico della città, sotto un albero che fiorirà in primavera.
Casa delle donne
"In questi dieci anni si è fatto molto, le istituzioni e la società civile hanno creato progetti reti e servizi - ha sottolineato la presidente di Casa delle donne, Milva Facchetti - Di ciò siamo contente e siamo convinte che essere donne maltrattate a Treviglio significa poter trovare delle risposte, ma con altrettanta forza e convinzione diciamo che le donne e gli uomini devono scardinare tutti i pensieri, i pregiudizi e le azioni che, nei fatti, non rappresentano e costituiscono la parità fra i generi, la parità fra uomini e donne. Siamo di questa cultura, siamo cresciuti in una società dove gli uomini hanno avuto e gestito il potere. Oggi non troviamo più nessuno che “non sia dalla parte delle donne” ma spesso crediamo sia un falso, sia di moda. Ai nostri uomini, mariti, compagni, figli e colleghi, agli uomini che non sono violenti chiediamo di unirsi a noi in questo cammino che potrà essere ancora lungo ma che, siamo certe, Treviglio ha iniziato dieci anni fa. A Silvia Betti dedichiamo l’istallazione realizzata dalle volontarie in ricordo della sua morte e delle tante altre morti accadute".
La tragedia di 10 anni fa
Silvia Betti, 48 anni, venne uccisa la mattina del 12 ottobre 2010 dal marito Luigi Marenzi, 51 anni, nel loro appartamento di piazza della Repubblica. Quel giorno avrebbero dovuto recarsi dall'avvocato per avviare le pratiche della separazione. Una decisione presa di comune accordo da entrambi. Quella mattina, come del resto avvenuto già in altre occasioni, c'era stato un litigio tra i due. Che però si è tramutato in tragedia. L’uomo, completamente fuori di sé, aveva infatti impugnato un coltello, con il quale infierì per nove volte sul corpo della moglie. La lucida follia del marito (venne stabilito in sede di processo che era in grado di intendere e volere) le aveva tolto la vita e l'aveva lasciata in un lago di sangue. Marenzi, che scelse il rito abbreviato, venne condannato a 15 anni di reclusione.