Femminicidio di Palazzo Pignano, la cugina di Morena: "Veniva al lavoro con i lividi"
Fiorangela Ottaviani apre uno squarcio sulla vita della donna uccisa dal marito.
Sul femminicidio di Palazzo Pignano vuole far luce la cugina della vittima, pronta a testimoniare in Tribunale per rendere giustizia a Morena Designati, uccisa dal marito Eugenio Zanoncelli.
Femminicidio: parla la cugina della vittima
«Eravamo colleghe e da quando si è sposata ha cominciato a venire al lavoro con i lividi: lei diceva sempre che era stato un incidente». A squarciare il velo di finta normalità in cui viveva la famiglia di Morena Designati è Fiorangela Ottaviani, la cugina qualche anno più grande ed ex collega di lavoro, decisa a fare emergere la verità perché la condanna sia esemplare.
«Veniva al lavoro livida e ogni volta diceva di essere andata a sbattere contro qualcosa - ha raccontato con gli occhi carichi di tristezza - ma a un certo punto noi colleghe ci siamo chieste se dopo le nozze non fosse più capace di stare in piedi. Ricordo una botta enorme su un ginocchio, colpa di un tavolino diceva lei, ma probabilmente era un calcio... Le abbiamo detto non so quante volte di tornare a casa dai suoi ma lei non ha mai ammesso di subire violenze. Finché non si è ammalata almeno veniva al lavoro, poi nemmeno quello». Sembra che l’idea di separarsi ci fosse ma poi è arrivata la gravidanza.
«Da tempo, viste le sue condizioni, guidava una vettura col cambio automatico ma a un certo punto si è guastata: lui non gliel’hai mai fatta riparare per cui è rimasta bloccata in casa - ha proseguito - niente più uscite neanche per la spesa. Sapeva che la sua malattia l’avrebbe spenta ma l’aveva accettato, sperava solo che accadesse più tardi possibile, in modo che il figlio fosse grande, le sue parole erano solo per lui... Il marito era arrivato persino a non aprire la porta a uno dei familiari e le impediva di parlare al telefono con loro perché prendeva le chiamate. Immagino cosa sia stata la quarantena per mamma e figlio... Era buona di cuore, semplice e prima del matrimonio solare: lui per prima casa l’ha allontanata dalle amicizie, poi dai parenti, poi dai familiari stretti e infine l’ha segregata in casa con la scusa del Coronavirus. L’andavano a trovare di nascosto, quando lui non c’era: lei diceva che facendo i turni doveva riposare se no si innervosiva».
Un isolamento confermato anche dal parroco di Palazzo Pignano don Benedetto Tommaseo: «Erano un punto interrogativo, non c’era modo di avvicinarli e infatti il ragazzino non ha fatto nemmeno la Cresima». Rapporti solo formali anche con i vicini.