Coppi, Bartali e quella Treviglio capitale del ciclismo "romantico"
Da Coppi a Bartali, moltissimi "big" sono passati dalla città della Bianchi.
Domenica della scorsa settimana avrebbe dovuto terminare la 103esima edizione del «Giro d’Italia», la competizione ciclistica più famosa al mondo assieme al Tour de France. Gli appassionati di tutta Italia si sarebbero riversati a Milano, dove tradizionalmente si conclude la gara a tappe. E invece il Coronavirus è riuscito nell’impresa di far annullare anche uno degli appuntamento storici dello sport mondiale (al momento è stato riprogrammato per ottobre). Lasciando lo spazio ai ricordi degli anni passati, quando la "Corsa Rosa" è transitata o addirittura ha fatto tappa nella Bassa.
Come non ricordare, ad esempio, l’arrivo a Treviglio del 1995 in occasione dei 110 anni della «Bianchi», la più rinomata azienda costruttrice di biciclette. Proprio la capitale della Bassa ha sempre avuto un forte legame con il «Giro». Tanto che i più famosi ciclisti del passato erano di casa a Treviglio.
Una generazione di ciclisti passati di qui
C’è infatti una generazione di cittadini che ha incrociato nel suo cammino sportivi d’eccezione: da Fausto Coppi, l’airone, a Gino Bartali, il Ginettaggio, col suo «gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare». E tra i trevigliesi che avevano la fortuna di averci a che fare c’era il sarto Paolo Sudati. Sarà per il fatto che aveva la sartoria in piazza e che il mondo un tempo passava di lì, Fatto sta che Sudati li ha conosciuti tutti. «Treviglio - ha ricordato la figlia Maria Nicoletta Sudati, ex dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo “Grossi” - con la Bianchi era tappa per il Giro d’Italia e i corridori e il loro seguito si fermavano anche al bar-albergo di mia zia Cristina, il “Belvedere”, che aveva un grande giardino con l’affaccio in Piazza del Popolo, il selciato ampio come un’aia, il gioco delle bocce, piccole stanze sul ballatoio del cortile e, soprattutto, un’ottima cucina: risotto giallo con porcini, enormi cotolette e coniglio arrosto e anche alte torte stracolme di mele, cotte sulle enormi stufe a ripiani di terracotta. Anche mio cugino Angelo, figlio di mia zia, un uomo mite e gentile, era stato corridore da giovane e per questo forse il Belvedere aveva un occhio di riguardo per il ciclismo».
Treviglio, capitale del ciclismo romantico
Insomma, c’è stato un tempo in cui Treviglio era un po’ la capitale del ciclismo, quello romantico di una volta. «Quando passava il Giro in città era tutta una festa - ha proseguito l’ex preside - Che spettacolo quando arrivava il gruppo! I pedali ronzavano sui carter. Li sentivi arrivare da lontano. Poi eccoli, i corridori col fruscio dei raggi a fendere l’aria, piegati sul manubrio a bucare il vento. In curva si inclinavano pericolosamente lasciando correre le ruote. E tutti si gridava a braccia alzate euforici… dai dai… mola mia… Gimondi e Bartali spartivano gli italiani. Ma nello stesso tempo si era uniti, tifosi di questo sport meraviglioso. Mio padre teneva a Bartali. Sarà perché era della sua stessa classe, 1914, o perché gli ha cucito un vestito o perché venuto prima di Coppi».
Amore su due ruote
Ricordi che fanno aumentare la malinconia per il Giro 2020 annullato (e speriamo solo rimandato). Ricordi di una Treviglio che accoglieva dei veri e proprio eroi per l’epoca. «C’è molto da imparare da questi giganti dello sport - ha sottolineato Sudati - Molto di educativo anche per i nostri bambini che, dopo questo lungo periodo del “restiamoacasa”, potranno riprendersi i viali e i sentieri speriamo anche in bicicletta. Ogni bambino dovrebbe averne una».
Non a caso forse, proprio in queste settimane le vendite di biciclette sono letteralmente esplose. E a Treviglio se ne sono accorti tutti.
In alto: con Coppi sui gradini della ex Mutua di via Matteotti