Asili privati in ginocchio: "Senza aiuti in tanti non riusciranno a sopravvivere"
Pierri è una delle tante titolari che in questo momento stanno facendo i conti con una situazione mai affrontata prima.
"Se non verranno stanziate risorse adeguate il rischio è che, finita l’emergenza, molti degli asili nido e delle scuole dell’infanzia private oggi attive, saranno chiuse".
E’ uno scenario a tinte fosche quello dipinto da Elisa Pierri, titolare della scuola privata 0-6 "Il Mio nido" con sedi a Treviglio e Caravaggio. Pierri è una delle tante titolari che in questo momento stanno facendo i conti con una situazione mai affrontata prima.
Scuole chiuse da febbraio
L’ultimo giorno di scuola risale al 21 febbraio scorso. Lo stesso giorno in cui veniva individuato il paziente 1 a Codogno. Da quel momento le porte delle scuole lombarde si sono chiuse e forse per quest’anno scolastico nemmeno riapriranno. Una situazione a cui nessuno era preparato e che sta mettendo in ginocchio moltissime attività che da anni garantiscono un servizio fondamentale come quello all’infanzia.
"Il problema principale è che non abbiamo ricevuto alcun tipo di tutela dal decreto del governo – ha spiegato Pierri – Il rischio è che migliaia di educatori restino senza lavoro. Siamo chiusi dal 21 febbraio, abbiamo fatto richiesta della cassa integrazione ma ad oggi abbiamo già utilizzato cinque delle nove settimane a disposizione. E poi?"
Per sopravvivere moltissime realtà private si sono trovate costrette a fare affidamento sulle famiglie dei piccoli utenti.
"In questo momento le nostre difficoltà stanno ricadendo sui genitori – ha continuato – E’ ingiusto e sbagliato, io non ci dormo la notte. Per questo chiediamo un intervento immediato delle della Regione o dello Stato".
Rette e bonus nido
Dall’altro lato ci sono proprio le famiglie che faticano a sostenere la spesa di un servizio che peraltro non stanno utilizzando. Famiglie dove i problemi economici dovuti a cassa integrazione, perdita del lavoro o riduzione del reddito, iniziano a farsi sentire.
"Per quanto riguarda il nido basterebbe mantenere attivo il bonus nido – ha spiegato Pierri – in questo modo le famiglie, è vero, anticipano la somma della retta, ma vengono poi rimborsate dall’Inps. Stiamo cercando di ottenere una conferma ufficiale del fatto che la misura resterà attiva anche nei prossimi mesi".
Per il momento pare che non siano state date indicazioni diverse e che quindi il bonus nido dovrebbe essere erogato anche per il prossimo mese.
Diverso, invece, è il discorso per la fascia 3-6 anni.
"In questo caso i soldi devono arrivare da un’altra parte – ha aggiunto – se la Regione dovesse creare un mini fondo ad hoc, basterebbero 100 euro a bambino".
Il rischio? Licenziamenti o addirittura chiusure
In caso contrario l’unico modo sarà quello di bussare nuovamente alla porta delle famiglie.
"Io sto continuando a emettere le fatture nella speranza che questo aiuto arrivi – ha chiarito – Al momento abbiamo abbassato la retta di circa il 50% e siamo andati incontro alle famiglie che hanno avanzato problematiche particolari. Tuttavia, se non dovesse arrivare un sostegno dalle autorità io, ma non sarò l’unica, sarò costretta a licenziare, potendo poi accogliere meno bambini di quelli che accogliamo ora, oppure peggio ancora dovrò chiudere".
"Per fortuna la maggior parte delle famiglie ci sostiene – ha proseguito – trovo scellerata la campagna del Codacons che chiede due euro per scaricare un modulo per la richiesta del rimborso delle rette. Non abbiamo scelta, tolte le spese vive abbiamo comunque molte spese a cui dobbiamo far fronte e ci sentiamo trattate come truffatrici. Questi soldi non entrano nelle nostre tasche, io mi sono tolta lo stipendio, ma più di così non sappiamo che fare".
"Io voglio riaprire con tutta la mia équipe"
Pierri si scaglia poi contro le misure contenute del decreto firmato dal premier Giuseppe Conte.
"Hanno spostato gli F24 a maggio: con quale liquidità li pagheremo? Dobbiamo pagare affitti e tasse, nessuno ci ha tolto nulla, non abbiamo nemmeno i soldi per anticipare la cassa integrazione. Tanti purtroppo non riusciranno a sopravvivere e chi ce la farà dovrà fare i conti poi con un servizio che dovrà avere degli ulteriori aumenti di costo per le famiglie. I pochi risparmi che abbiamo ce li mangeremo tutti ora e poi? Abbiamo chiesto aiuti, non debiti".
La paura di Pierri è legata soprattutto all’incertezza per il futuro.
"Il mondo delle scuole private è già duro – ha concluso – vengono pretesi, a ragione, standard molto alti, ma ora veniamo abbandonati. Bisogna già ora rimettere le basi per ripartire con misure che ora mancano totalmente. Purtroppo immagino che ci saranno titolari disperate e devastate che dovranno arrendersi. Serve lucidità, criterio e organizzazione perché io voglio poter riaprire con la mia équipe intera".