Rivolta nelle carceri: "No a sconti di pena, il sovraffollamento si risolve sfruttando le strutture costruite e mai utilizzate"
"L’unico modo per contenere il sovraffollamento carcerario è mettere a regime alcune delle 38 carceri costruite sul territorio nazionale, da nord a sud, e mai utilizzate".
Non solo contagi in crescita e terapie intensive allo stremo, il Paese deve fare i conti anche con il sovraffollamento e la rivolta nelle carceri che ha causato sommosse, evasioni, danneggiamenti e anche decessi.
Rivolta nelle carceri
In merito alle rivolte dei detenuti organizzate in varie carceri italiane, tra cui anche quello di San Vittore a Milano, e riguardo all’impegno del Presidente del tribunale di sorveglianza meneghino di scrivere coi detenuti una lettera al Ministro della Giustizia per sollecitare modifiche normative utili a contenere il problema del sovraffollamento carcerario, interviene l’avvocato Elisabetta Aldrovandi, garante per la tutela delle vittime di reato per la Regione Lombardia e presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime.
“Non vorrei che l’intervento normativo auspicato dal presidente del tribunale di sorveglianza si traducesse in misure che estinguano in tutto o in parte la pena residua dei condannati, poiché non è con provvedimenti come indulti o amnistie che si risolve un problema sistematico nelle nostre carceri, che è quello del sovraffollamento. I detenuti hanno diritto alla dignità e alla tutela della loro salute, e certamente godere di spazi inferiori a quelli dovuti non aiuta la riabilitazione né la rieducazione. Ma neppure ipotizzare di ricorrere a liberazioni anticipate perché non c’è spazio negli istituti di pena è la soluzione. Una soluzione spesso adottata in passato e che ha consentito di liberare anzitempo pericolosi delinquenti, come assassini e stupratori, senza un adeguato controllo circa l’effettiva riabilitazione. L’unico modo per contenere il sovraffollamento carcerario è mettere a regime alcune delle 38 carceri costruite sul territorio nazionale, da nord a sud, e mai utilizzate. Questo è un problema che si risolve soltanto investendo risorse adeguate immediate, per le strutture e il personale. Il tutto, nel pieno rispetto del diritto costituzionale del condannato a una pena giusta e rieducativa, e nel rispetto del diritto delle vittime a evitare, anche per chi commette gravi reati, liberazioni anticipate indipendenti da un effettivo merito”.