L'Innominato sul palco inedito del Santuario della Madonna delle Lacrime
Sabato 15 febbraio alle 21 va in scena "Che allegria c'è?" tratto da un passo dei Promessi Sposi.
Le porte del Santuario della Madonna delle Lacrime di Treviglio, restituito al pubblico solo dieci giorni fa, si aprono al teatro. Sabato 15 febbraio, alle 21, va in scena "Che allegria c'è?"
L'Innominato al Santuario
Il Santuario Madonna delle Lacrime ospiterà la rappresentazione teatrale a cura di Carlo Pastori, concepita per il luogo sacro trevigliese e prossima a essere portata in scena in altre chiese, che si basa sui capitoli XXI e XXIII dei “Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni.
Carlo Pastori dà voce all’Innominato nella messa in scena inedita pensata per il Santuario di Treviglio Madonna delle Lacrime. Pare, infatti, che Manzoni per il suo personaggio si fosse ispirato
a Bernardino Visconti, signore di Brignano e Pagazzano, appartenente a un’importante famiglia cremasca. Nei giorni in cui il cardinale Federico Borromeo si trovò in città, per l’inaugurazione del Santuario, nel giugno del 1619, si incontrò con il feudatario, dialogando per un paio d’ore.
I luoghi dei Promessi Sposi
Probabilmente fu l’occasione e il momento della conversione. La testimonianza della marchesa Margherita Provana di Collegno risolve il mistero che l’Innominato fosse davvero Bernardino: la nobildonna, assidua frequentatrice delle ville dello scrittore, riportò nei suoi diari che il personaggio letterario era un Visconti realmente vissuto. Inoltre, così recita un biglietto scritto da Manzoni a Cesare Cantù: “L’Innominato è certamente Bernardino Visconti. La duchessa si lamenta che le ho messo in casa un gran birbante, ma poi un gran santo”.
Lo spettacolo prende avvio dai tormenti dell’Innominato durante la prigionia di Lucia nel suo palazzo. Bernardino non riusciva a prendere sonno, si rigirava nel letto tormentato da pensieri angosciosi: provava rabbia per la strana inquietudine, l’incapacità di reagire con ferocia, gli scrupoli verso la ragazza che aveva fatto rapire e gli impegni presi e da qui era consapevole di tutto il male compiuto in vita e aveva paura del futuro. Il titolo allude al momento di festa del 15 giugno 1619.
“L’Innominato si domandò il motivo per cui il popolo si incamminasse festoso nella stessa direzione, rendendosi conto che era in corso la cerimonia per la traslazione dell’Immagine Sacra di Maria, quell’Immagine che aveva versato lacrime, era il giorno della festa per il suo ingresso qui in Santuario”.
L’attore reciterà poi l’omelia che Federico Borromeo pronunciò il giorno seguente: “Constatate voi stessi quali e quanti punti in comune vi siano tra le parole del cardinale e il suo colloquio con l’Innominato, che Manzoni colloca in “una” sacrestia”, afferma.
Lo spettacolo a cura di Carlo Pastori e don Giuseppe Villa è nato da un'idea di Monsignor Norberto Donghi. Sul palco Carlo Pastori e Alberto Mancioppi, accompagnati dalla voce narrante di Giampiero Bartolini. I costumi sono affidati a Simone Martini, il disegno luci è di Federico Borghi, maestro organista Fabrizio Vanoncini.