Romano

"Il suono della cura" chiude il Festival Rubini 2023

La storia del medico che ispirò la serie tv "Doc", la cui sceneggiatura porta la firma del romanese Francesco Arlanch

"Il suono della cura" chiude il Festival Rubini 2023
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Come in una metafora, due ambiti a prima vista stridenti si accostano per argomentare un dibattito: e così l’intreccio tra musica e medicina sarà al centro de “Il suono della cura”, l’evento con cui si conclude, in grande stile, l’edizione 2023 del Rubini Festival. Questo è il titolo della conversazione-concerto che vedrà protagonisti, nella serata dell’11 novembre presso il teatro della Fondazione “G.B. Rubini”, il musicista Marco Battaglia e il dottor Pierdante Piccioni, il medico la cui storia è nota al grande pubblico grazie al volto di Luca Argentero che, nella fortunata serie televisiva “Doc. Nelle tue mani” – che proprio dalla vicenda di Piccioni ha tratto ispirazione – veste i panni del dottor Andrea Fanti.

Il medico che ispirò "Doc"

Non tutti sanno che lo sceneggiato, molto seguito ed apprezzato fin dai suoi esordi e di cui sono ormai prossime la realizzazione e messa in onda della terza stagione, porta la firma di un romanese doc, Francesco Arlanch, che oltre a sedere sui banchi del Consiglio comunale, svolge proprio la professione di sceneggiatore.

Un motivo di interesse in più, quindi, per tutti i romanesi ma non solo, riguardo la partecipazione a questa stimolante serata, la quale, se da un lato chiude la programmazione del Rubini Festival, dall’altro apre quella della sedicesima edizione dell’800 Musica Festival, rassegna coordinata proprio da Marco Battaglia, chitarrista classico e ricercatore musicale che siederà a fianco di Piccioni sul palco romanese.

Dentro l'ospedale

Nel corso della serata sarà raccontata anzitutto l’esperienza rarissima del medico che, già primario del ProntosSoccorso dell’ospedale Maggiore di Lodi e docente universitario a Pavia, perse la memoria di 12 anni della sua vita a causa di un incidente automobilistico. La vicenda, narrata attraverso il libro “Meno Dodici. Perdere la memoria e riconquistarla: la mia lotta per ricostruire gli anni e la vita che ho dimenticato”, scritto con la collaborazione di Pierangelo Sapegno, ha ispirato il celebre medical drama.

Di grande interesse sono inoltre le esperienze di cui ha dato testimonianza o che hanno ispirato i suoi altri tre libri, “Pronto Soccorso. Storie di un medico empatico” (2017), il giallo “Colpevole di amnesia” (2020) e “In prima linea” (2020): quest’ultimo è particolarmente significativo perché tratta dell’attuale esperienza del medico all’ospedale di Lodi, come Direttore dell’Unità speciale che si occupa di accompagnare l’uscita dei pazienti guariti anche da forme gravi di Covid verso altre strutture.

L'amnesia

Come in un percorso da Commedia dantesca, dall’Inferno al Paradiso, il medico argomenterà una serie di considerazioni filtrate e arricchite dalla sua esperienza personale: nelle prime due parti esporrà alcune problematiche relative all’amnesia, alla perdita della memoria come disabilità, disarmonia della personalità, stonatura, descrivendo inoltre l’importanza del suono in ambito diagnostico e terapeutico.

La scrittura è terapia

Oggetto della terza parte sarà la “medicina narrativa” o “personalizzata” in cui Piccioni si è specializzato: i pazienti, anche in rianimazione, diventano soggetti attivi nella scrittura della propria cartella clinica, svelando, come in un diario segreto con il proprio medico, la propria unicità e irripetibilità, caratteristiche proprie anche della scrittura e dell’interpretazione musicale. Medico e paziente al tempo stesso, Piccioni sostiene inoltre che anche la scrittura è terapia. Dunque la parola è terapeutica, e la nostra lingua, come sappiamo, è giudicata universalmente la più musicale del mondo.

Queste tre parti saranno inframmezzate da altrettanti interventi musicali a cura di Marco Battaglia, che narrerà in sintesi i profili medici di due straordinarie figure dell’800, Niccolò Paganini e Gioachino Rossini (già ampiamente tratteggiati ad esempio nel noto volume di John O’Shea del 1990, “Musica e medicina”, tradotto in italiano per i tipi della EDT). A queste narrazioni seguiranno alcuni brani originali per chitarra e trascrizioni d’epoca dei due autori, interpretati con una chitarra “Gennaro Fabricatore, Napoli 1811”, già appartenuta a Giuseppe Mazzini, oggi nella collezione privata del musicista.

Questo intreccio diacronico sarà lo spunto anche per un emblematico raffronto tra gli approcci alle cure mediche in quell’epoca, alla quale va ricondotta una tra le più sorprendenti scoperte, ovvero i vaccini, sperimentati per la prima volta da Edward Jenner sul crinale della fine del Sette e dell’inizio dell’Ottocento.

Appuntamento quindi a Romano, sabato 11 novembre alle 21. L’accesso al teatro della Fondazione Rubini sarà libero e gratuito, fino ad esaurimento posti.

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