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Emmanuel Ihemeje si racconta - Ragazzi ESTRAorDinAri

Il bassaiolo di Verdello è volato anni fa negli Stati Uniti grazie alle sue incredibili capacità di atleta.

Emmanuel Ihemeje si racconta - Ragazzi ESTRAorDinAri
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Un italiano in America. No, non è il remake del celebre film del 1967 del grandissimo Alberto Sordi, ma la storia dei giorni nostri che parla di un italiano, anzi un bassaiolo di Verdello, che è volato anni fa negli Stati Uniti grazie alle sue incredibili capacità di atleta. Lo conosciamo grazie alla nuova rubrica del Giornale di Treviglio: "Ragazzi ESTRAorDinAri".

Emmanuel Ihemeje, un italiano in America

Emmanuel Ihemeje, nato il 9 ottobre del 1998 a Carrara in Toscana, si è poi trasferito a soli 4 anni a Colognola, rione di Bergamo, per poi a 7 anni andare a vivere nella Bassa, a Verdellino. A 9 anni l’approdo all’Atletica Estrada. Nel gennaio 2017 il suo allenatore Paolo Brambilla, il "guru" dell’Estrada, gli suggerisce di provare il salto triplo, avendone intuito le grandi potenzialità. Detto fatto Ihemeje (in forza all’Atletica Cento Torri Pavia, ma sempre ad allenarsi a Treviglio) ci prova e i risultati sono strabilianti.

Nel 2019 il salto più lungo e importante nella vita di Emmanuel: dalla Bassa agli Stati Uniti insieme alla famiglia, grazie alla borsa di studio ricevuta dalla California State University a Northridge. Causa pandemia che gli impedisce di allenarsi come si deve, Ihemeje si sposta e approda alla Oregon University di Eugene.

Vi racconto di me

"Ho cambiato molti stili di vita: in Italia una giornata quotidiana iniziava col svegliarmi la mattina e andare al bar a fare colazione per poi andare a scuola. Una volta finite le lezioni prendevo un panino al volo per filare subito all’allenamento, poi magari qualche sera andavo in giro per qualche oretta con i miei amici in piazza. Per me ai tempi, era molto raro passare un intero weekend chiuso in casa, spesso prendevo il treno e andavo in qualche centro commerciale a Bergamo con la famiglia, oppure andavo a Milano con gli amici.
Una volta trasferito in Francia, tutto è cambiato. Fortunatamente sono un ragazzo che si ambienta facilmente nei luoghi nuovi. Lo stile di vita francese era molto sedentario, in Francia le città sono molto isolate fra di loro e ovviamente in ogni città c’è un centro urbano che è l’unica cosa frequentabile soprattutto il sabato perché la domenica trovi sicuramente tutto chiuso. In pratica la domenica in Francia si usa per stare in famiglia per riposarsi e prepararsi per la nuova settimana. Questa è appunto una delle cose alle quali ho fatto fatica ad abituarmi. Mentre durante i giorni feriali mi allenavo per la gran parte della giornata, poi magari sbrigavo delle faccende che avevo da fare in città per poi finire la serata andando una volta ogni tanto a casa di amici, invece che andare in piazza o al parchetto come faceva l’Italia.
Una volta arrivato in America, soprattutto a Los Angeles, lo stile di vita è cambiato drasticamente. Qui negli Stati Uniti ci si sposta di più in macchina, io purtroppo non avendola ancora vado spesso a casa dei miei amici più vicini. Prima dell’arrivo del Covid ho avuto la fortuna di vivere la vita di uno studente-atleta in un college. Mi svegliavo per andare in Campus dove vedevo più di 20.000 persone al giorno. La vita collegiale qui è fantastica. Lo stile di vita americano e lo stile di vita italiano sono quelli che mi rispecchiano di più. Quello italiano perché passiamo tanto tempo fuori casa, con gli amici tra la gente. Ma amo pure lo stile di vita americano, perché ogni giorno si cerca di organizzare qualcosa con gli amici: per esempio andare a vedere una partita di NBA o NFL, oppure invitare gente a casa per mangiare assieme. Insomma la buona compagnia non manca mai".

Leggi l'intervista completa sul Giornale di Treviglio in edicola.

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