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Il provveditore Graziani di Bergamo: "Sì al Green Pass obbligatorio per chi lavora a scuola"

Ma resta il nodo dei trasporti: "Oggi i mezzi del trasporto pubblico hanno una capienza fissata all’ottanta per cento".

Il provveditore Graziani di Bergamo: "Sì al Green Pass obbligatorio per chi lavora a scuola"
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"Sì al Green Pass obbligatorio per chi lavora a scuola". Così la dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale di Bergamo Patrizia Graziani, intervenendo nel dibattito sulla ripartenza delle lezioni il prossimo settembre. In un'intervista ad Andrea Rossetti di PrimaBergamo, l'ex "provveditore" ha fatto il punto sugli ultimi mesi, tracciandone un quadro tutto sommato positivo.

"Non siamo in alto mare, abbiamo alle spalle, purtroppo, oltre un anno di lavoro attorno alla pandemia, le scuole bergamasche sono in sicurezza da tanti mesi ormai. Grandi criticità, al momento, mi sento di dire che non ce ne sono».

A parte quella, cronica, dei trasporti....

«Ha detto bene, cronica. Il problema resta quello. È ovvio che la volontà è iniziare e continuare con la didattica in presenza al cento per cento, ma oggi i mezzi del trasporto pubblico hanno una capienza fissata all’ottanta per cento. Qui in Bergamasca c’è un ottimo dialogo con il settore, c’è collaborazione, ma il problema resta».

La soluzione sarà ancora quella degli ingressi scaglionati?

«Per ora sì. Ci saranno due o tre orari di ingresso e due o tre orari d’uscita».

Si ipotizza, per settembre, l’utilizzo del Green Pass per il trasporto pubblico. Può essere una soluzione?

«È un’opzione. Ma il problema è noto da tempo. I bus viaggiavano strapieni già da prima della pandemia. Il Covid ha solo acuito la problematica».

A proposito di Green Pass: sono ancora pochi i ragazzi in età scolastica vaccinati.

«È vero, ma ci stiamo lavorando. Purtroppo non possiamo prevedere il futuro, sapere come sarà la situazione da qui a uno o due mesi. Il primo piano per il ritorno a scuola lo stiamo elaborando, ma molto dipenderà dall’evoluzione epidemiologica».

E dai tempi delle vaccinazioni. Regione Lombardia ha annunciato che a fine agosto prevederà dei giorni dedicati soltanto alle vaccinazioni degli studenti. Funzionerà?

«Sicuramente sarà importante, anche se ciò significa che le scuole inizieranno con i ragazzi coperti, tutt’al più, solo dalla prima dose. Senza contare quei genitori che non vogliono fare vaccinare i figli. Questo è un problema, perché sono i più giovani i soggetti che vivono maggiormente la socialità, soprattutto in estate. Servirebbe una seria campagna dedicata appositamente a quella fascia d’età e ai loro genitori».

Però ci sono anche membri del personale scolastico che non sono ancora vaccinati...

«Al momento, i dati lombardi dicono che il novanta per cento circa del personale scolastico si è vaccinato. Nella nostra provincia i numeri sono un po’ più alti, anche perché, grazie alla collaborazione con Ats Bergamo, siamo partiti presto con le somministrazioni».

Sarebbe d’accordo con l’obbligo vaccinale per il personale scolastico?

«Sì, sarei d’accordo. È un discorso di sanità pubblica e non dobbiamo dimenticare che quello che noi offriamo è un servizio pubblico. Proprio come il personale medico, dunque, anche quello scolastico deve pensare alla comunità».

A un docente che non vuole vaccinarsi cosa direbbe?

«Che sta mettendo a rischio la vita sua e degli altri. Dunque, se proprio non vuole vaccinarsi, scelga di fare la vita del non vaccinato, quindi non la vita pubblica e sociale».

È ipotizzabile, come per il personale medico, il demansionamento e lo stop alla retribuzione?

«Su questo lascio fare al Governo. Ripeto però: la scuola è un servizio pubblico che raggiunge milioni di persone».

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