Salute e benessere

Ernia addominale, una patologia diffusa da non trascurare

Intervista al dottor Riccardo Giorgi, chirurgo generale al Policlinico San Marco e consulente presso il Centro Diagnostico di Treviglio

Ernia addominale, una patologia diffusa da non trascurare
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L’ernia addominale è una delle più frequenti patologie trattate in tutte le sale operatorie del mondo. Questa patologia, seppur comune e diffusa, richiede comunque un approccio super specialistico.
Ma come si riconosce un’ernia? E quando serve l’intervento? Lo abbiamo chiesto al dottor Riccardo Giorgi, chirurgo generale dell’Unità Operativa di Chirurgia Generale e Oncologica, Centro di Chirurgia della parete addominale, del Centro di Chirurgia Laparoscopica avanzata del Policlinico San Marco, e consulente presso il Centro Diagnostico di Treviglio.

Ernia addominale, una patologia diffusa

Dottor Giorgi, spieghiamo cos’è un’ernia addominale?

"L’ernia addominale è la fuoriuscita di un viscere – come grasso addominale, intestino o altri organi - dalla cavità in cui è contenuto attraverso un orifizio naturale, una breccia che si apre nell’addome per una debolezza dei muscoli. Tra le tipologie di ernia, la più frequente è sicuramente l’ernia inguinale che si manifesta maggiormente tra la popolazione maschile. Tra le più comuni vi è anche il laparocele, ovvero la fuoriuscita di un viscere da una cicatrice dovuta a un precedente intervento chirurgico. Si tratta di una patologia frequente: in fino al 20% di tutti gli interventi chirurgici sull’addome può verificarsi un laparocele, per molteplici fattori come infezioni o patologie stesse del paziente, tra le quali il diabete, che non hanno permesso una corretta cicatrizzazione. Ma tra le cause più comuni ci sono anche sforzi eccessivi nei primi mesi dopo l’intervento, stipsi, quindi costipazione con conseguente aumento della pressione addominale, oppure anche tosse cronica".

Il dottor Riccardo Giorgi

Quando si verifica più frequentemente?

"L’età più frequente di insorgenza dell’ernia addominale è quella tra i 40-60 anni. Ovviamente per i laparoceli è diverso perché dipende da precedenti interventi: in questi casi è più frequente nei primi 3-6 mesi dall’operazione. Uno dei fattori che influisce maggiormente è l’incremento di peso, che può aumentar il rischio di laparocele anche dopo un anno dall’intervento. Noi specialisti, per questo, suggeriamo di prestare grande attenzione al peso per non sollecitare le pareti addominali a pressioni ulteriori che possono indebolire i muscoli".

Come si manifesta l’ernia?

"Con un gonfiore che causa dolore ma soprattutto fastidio, in particolare a fine giornata per una persona che fa vita attiva, perché lo stare in piedi e fare sforzi accentua il fastidio. In genere il gonfiore e conseguentemente il fastidio tendono a diminuire una volta a letto. L’ernia può poi complicarsi e dare sintomi anche molto dolorosi, come in caso di incarceramento o strozzamento. Questo avviene quando il viscere invece di uscire e rientrare rimane fuori e la situazione viene peggiorata dallo strozzamento, perché il flusso di sangue dei visceri viene bloccato, diventando così una emergenza che richiede un intervento d’urgenza".

Si può curare ma non va sottovalutata

Anche se non provoca dolore, quindi, non va sottovalutata?

"L’ernia, anche quando è senza sintomi, non va trascurata perché non si può mai sapere quando peggiorerà, quindi è importante rivolgersi tempestivamente a uno specialista che per prima cosa visiterà il paziente potendo già verificare se si tratta di ernia, senza ulteriori esami, ed eventualmente potrà richiedere altri esami di secondo livello, con ecografie o tac per approfondire se necessari. È bene sottolineare che la vera risoluzione dell’ernia è l’intervento chirurgico, non rientrerà mai da sola. Può rimanere stabile o peggiorare. Si possono attuare delle misure contenitive, come panciere elastiche, che contribuiscono ad alleviare il fastidio ma non lo risolvono".

In cosa consiste l’intervento chirurgico?

"Con l’intervento, che nel nostro Centro effettuiamo anche con tecniche mini-invasive in laparoscopia e in chirurgia robotica, attraverso piccoli accessi andiamo a riposizionare i visceri e a chiudere il difetto, inserendo una rete protesica per rinforzare la parete addominale che si è indebolita. Grazie a queste reti, che vengono inglobate nel tessuto e sostengono la parete addominale, le recidive oggi si sono ridotte notevolmente. Le reti inoltre non vanno sostituite, quindi non saranno necessari ulteriori interventi. L’intervento in laparoscopia viene eseguito in anestesia generale con una degenza, per le ernie piccole di solo una notte, e fino ad un massimo 4-5 giorni per i casi più complessi".

E dopo l’intervento cosa bisogna fare?

"Nei primi 30-60 giorni non si devono fare grossi sforzi, bisogna utilizzare una panciera elastica contenitiva e favorire il metabolismo per evitare pressioni addominali eccessive. I punti vengono tolti dopo dieci giorni. Nel primo anno eseguiamo 2-3 visite per controllare che non si presentino recidive".

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