Sanità, Rossoni torna all'attacco: "Serve un nuovo ospedale, adesso"
Imeri replica: "Mi dicano dove prendere i soldi e poi a cosa serve una nuova struttura, se le criticità che dobbiamo affrontare sono di tipo gestionale?"

Alla Geradadda serve un nuovo ospedale? Manca poco al cinquantesimo compleanno dell’attuale nosocomio dell’Asst Bergamo Ovest e proprio in queste ultime settimane di campagna elettorale, ha fatto capolino la proposta di realizzare un nuovo ospedale a Treviglio. Un'ipotesi che si intreccia con il dibattito sul futuro della Sanità locale in vista da un lato di una fondamentale riforma regionale in materia, che rivoluzionerà l’assetto organizzativo dell’intero sistema, e dall’altro lato dei nuovi fondi per la Sanità territoriale stanziati dal Piano nazionale di resistenza e resilienza, il famoso "Pnrr" alimentato da miliardi di euro in arrivo dall’Europa.
Serve un nuovo ospedale
Ad avanzare l’idea è stato il Partito democratico cittadino, per voce di Laura Rossoni. Senza mezzi termini, secondo il Pd la struttura dell’ospedale attuale andrebbe dunque completamente ricostruita - in un’area da identificare, ma che potrebbe essere la stessa zona a metà strada tra Treviglio e Caravaggio - realizzando un nuovo ospedale costruito secondo criteri architettonici più moderni rispetto a quelli del razionalismo cui si ispira la attuale grande struttura in cemento armato su dieci piani. Il modello? Il nuovo ospedale di Bergamo: modulare e costruito su diverse torri orbitanti attorno a una "piastra" centrale.
La rivoluzione della sanità territoriale
D'altra parte nei prossimi mesi la sanità territoriale lombarda verrà ridisegnata profondamente con un cronoprogramma serrato: entro il 30 settembre si dovrà fare la ricognizione dei siti idonei per la realizzazione delle Case della Comunità (1 ogni 50.000), degli Ospedali di
Comunità (ricoveri per cure intermedie uno per ogni ASST poi 1 ogni 50.000- da 20 a 40 posti letto); entro il 30 dicembre i siti dovranno essere precisamente individuati; entro il 30 marzo devono essere stipulati i contratti per la realizzazione di queste tipologie di unità.
"Come tutti ricordiamo i contagi della pandemia sono iniziati, in Lombardia, nelle strutture ospedaliere di Codogno e di Alzano Lombardo. Più precisamente nei due pronto soccorso, luoghi in cui il contatto tra positivi è stato più facile - ha spiegato Rossoni - Durante tutta la fase acuta della pandemia abbiamo assistito ai limiti di risposta degli ospedali italiani, stante la loro organizzazione attuale. È stato necessario ridurre radicalmente l’attività routinaria e la cura di tutte le altre patologie, rinviandone buona parte delle risposte. L’attività ambulatoriale è stata sospesa per molto tempo e, successivamente ripresa a regime ridotto. Abbiamo tutti potuto constatare quanto la crisi pandemica abbia evidenziato che, oltre a propri limiti, la parte ospedaliera, ha patito anche i limiti della sanità territoriale. In sintesi, il modello della sanità ‘ospedale centrica’ ha mostrato tutta la sua inadeguatezza. L’inconsistenza dell’assistenza domiciliare, l’assenza di strutture intermedie (quelle che oggi sono indicate con gli ospedali di comunità e le case di comunità) ha comportato che l’unica risposta possibile fosse la residenzialità ospedaliera e per gli anziani! Così è avvenuto che per liberare posti per i nuovi pazienti, gli ospedali abbiano dovuto chiedere disponibilità di ricovero alle RSA, che a loro volta erano in situazione di estrema esposizione verso il virus"
"Appare indispensabile procedere con determinazione al cambiamento, aderendo alla visione sistemica e di rete integrata dell’offerta e non sprecare questa storica occasione - prosegue - noi però riteniamo che questo processo non possa e non debba essere calato dall’alto ma debba vedere un processo partecipato, che coinvolga le istituzioni (in primis i consigli comunali) e i cittadini".
L'idea (scartata) di un nuovo edificio
Per questo motivo il Pd aveva chiesto un incontro con il direttore generale dell'Asst Bergamo Ovest Peter Assembergs. Incontro dal quale è emersa la conferma dello stanziamento di un milione per la ristrutturazione dello stabile di via Matteotti dove si intende collocare la casa della comunità.
"Non riteniamo tale collocazione adeguata - aggiunge - La palazzina è troppo piccola (711 mq), non è servita dai parcheggi e 1 milione di euro è una somma insufficiente. Inoltre la palazzina di via Rossini (sede del Presst) verrà smembrata: parte dei servizi resterà in loco, parte andrà in via Matteotti e parte di fianco alla Rsa. Lo riteniamo un errore. I servizi devono rimanere in un unico punto facilmente individuabile e raggiungibile. Riteniamo anche concettualmente sbagliato collocare il consultorio di fianco all’hospice".
Sempre durante l'incontro con il dg dell'ospedale cittadino sarebbe emersa l'idea della realizzazione di un nuovo ospedale, poi però scartata.
"Un nuovo ospedale è necessario adesso - rincara Rossoni - Non solo perché i fondi del piano del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) ci sono adesso (in Regione stanno programmando gli interventi per i prossimi 10 anni). Non solo per sostituire l’attuale cinquantenario (fu una grande idea che superò le storiche rivalità Treviglio/Caravaggio) ma per avere un ospedale innovativo, proiettato nei prossimi trent’anni e coerentemente integrato con la nuova rete sanitaria territoriale. La sanità ospedaliera e quella territoriale devono essere programmate contestualmente. Un ospedale vecchio (tipologia costruttiva a monoblocco, abbandonata dai primi anni ’70 per alcune criticità: la divisione in piani obbliga, ad esempio, a replicare le equipe infermieristiche) opera in modo autoreferenziale e non utilizza la, peraltro fragile, offerta territoriale. Le ‘case della comunità’ e ‘gli ospedali della comunità’ sono utili solo se si opera con un ospedale diverso da quello attuale. Che senso ha fare un ospedale di comunità a fianco di un ospedale destinato a diventare di secondo livello? Il nuovo ospedale deve essere pensato per ridurre la durata della permanenza dei pazienti e accrescere il numero di trattamenti terapeutici erogati in regime di day care. Solo così ha senso pensare a nuove strutture territoriali".
"Ripensare spazi e servizi in modo unitario"
"Queste linee, di natura clinico-sanitaria, necessitano di una nuova concezione anche architettonica degli edifici, una diversa progettazione degli spazi e dei modelli gestionali - spiega - Ecco perché gli spostamenti annunciati dei servizi territoriali sono insensati, intempestivi e incongrui. Vanno annullati. Si deve procedere ad un ridisegno complessivo e unitario, ospedale/territorio, che, almeno, sia coerente con le prossime (già anticipate) indicazioni legislative regionali. La RSA risolva il problema delle liste d’attesa per gli anziani che attendo di essere accolti dalla struttura e non destini spazi per attività per le quali non possiede nemmeno l’accreditamento. L’ospedale faccia altrettanto. Risponda alle disfunzioni degli apparati amministrativi e del pronto soccorso e non si occupi delle prestazioni territoriali che spettano al distretto".
"Pertanto, l’invito, deciso, al dg è: “sospenda tutte le decisioni e attenda che il nuovo assetto regionale si compia (a fine anno). Prepari un chiaro programma di allocazione dei nuovi servizi, lo confronti con gli amministratori locali e, solo dopo un vero confronto con il territorio e con i sindaci, proceda alla presentazione in Regione".
Accoglienza fredda
L’accoglienza della proposta nel panorama politico è stata però piuttosto fredda. Il candidato sindaco di Treviglio civica Daniele Corbetta ne ha parlato mercoledì, accompagnato da Luciano Mayer. Corbetta è tranchant: "Un ospedale nuovo? Ma no, è una cavolata - ha spiegato - L’ospedale, per noi, è quello che esiste già e che invece dovrebbe funzionare meglio".
Anche il sindaco Juri Imeri è più che scettico.
"Un nuovo ospedale? Mi dicano dove e con che soldi - ha spiegato il primo cittadino - Io non credo che sia la soluzione più idonea, al momento, a risolvere un problema che deve essere risolto nel breve periodo. E poi, a cosa serve una nuova struttura, se le criticità che dobbiamo affrontare sono di tipo gestionale?".
Essenziale, per Imeri, sarebbe invece lavorare per "continuare a intercettare risorse" da destinare all’ospedale esistente. Che non è, spiega, affatto da buttare.
"Non è che non si sia fatto niente in questi anni - ha spiegato - La struttura è stata più volte ammodernata, è stato aperto da poco il nuovo Pronto soccorso solo per fare un esempio. Va bene tutto, in campagna elettorale, per carità... Però attenzione: all’ospedale di Treviglio Caravaggio certamente non va tutto bene, ma nemmeno tutto male. Ed è importante che non se ne parli soltanto in termini negativi. Altrimenti, il rischio è davvero di fare il gioco di chi, il servizio sanitario pubblico, lo vorrebbe smantellare".
Gli ospedali di comunità
E poi ci sono gli ospedali di comunità. Anche su questo, il dibattito è più che aperto. Cosa sono? Si tratterà di strutture di nuova concezione, pensate per alleggerire il carico sugli ospedali "per acuti" offrendo posti letto per degenze brevi riservate a ricoveri di bassa o media intensità. Saranno insomma l’ospedale per le "cure intermedie": trattamenti a carattere prevalentemente infermieristico, che oggi occupano una buona parte delle risorse anche dei due ospedali della Bassa.
La Regione ha già stanziato fondi per realizzarne una sessantina, triplicando di fatto il numero di queste strutture in Lombardia. E la Geradadda, questo è abbastanza certo, avrà la sua. Dove? La proposta inoltrata a Milano e condivisa sia dal sindaco di Treviglio Juri Imeri che dall’Amministrazione di Caravaggio, oltre che dall’Asst Bergamo Ovest, è di realizzare l’ospedale di Comunità della Geradadda nell’area tra l’attuale ospedale e la Rsa Anni Sereni. Sulla collocazione, tuttavia, il dibattito è aperto. Alla proposta dei due Comuni di Treviglio e Caravaggio si contrappone quella di Corbetta, che lo immagina invece nella attuale di TreviglioFiera.
E la Casa della comunità?
Discussione aperta anche sulla Casa della comunità, il terzo ente previsto dalla riforma. Le Case della comunità saranno fondamentalmente grandi poliambulatori, senza posti letto ma destinati alle visite specialistiche, alle attività ambulatoriali di carattere sanitario e sociosanitario, a studi di medici di base, a studi di professionisti sanitari, ma anche ad ospitare i "centri prelievo". Ne servirà una ogni 25mila abitanti, e Regione conta di realizzarne circa 200.
Anche in questo caso, l’Amministrazione di Treviglio e l’Asst hanno avanzato la proposta di destinare a questa funzione l’ex Inam di via Matteotti, "che oltre al milione di euro già stanziato dalla Regione recentemente, potrebbe vedersi destinare altri fondi ad hoc", ha spiegato Imeri. Per contro, mercoledì sul tema è intervenuto anche il candidato Corbetta, che insieme a Mayer e al dentista di Castel Rozzone Francesco Gatti ha proposto, come per l’ospedale di comunità, di individuare uno spazio a TreviglioFiera.