Iwobi, il leghista nigeriano: "Io italiano di diritto, ma sarò sempre un immigrato" VIDEO

Le parole sullo Ius soli dell'ex assessore nigeriano di Spirano, diventato uno dei colonnelli del Carroccio di Salvini

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"Sono italiano di diritto, ma sarò sempre un immigrato". C'era anche Toni Iwobi domenica mattina a Romano, al presidio della Lega Nord in piazza Roma contro lo Ius soli. Parole forti le sue, il "leghista neger" che da Spirano, terra del borgomastro Giovanni Malanchini, ha rimesso in discussione lo stereotipo del "razzismo leghista".

No allo Ius soli

L' ex assessore spiranese, da qualche mese nominato da Matteo Salvini responsabile federale Sicurezza e Immigrazione per la Lega Nord, è nato in Nigeria e vive in Italia ormai da quattro decenni. Parlando di Ius soli il suo "No" è nettissimo. Recentemente ha anche lanciato una petizione in merito online su change.org, raccogliendo in pochi giorni migliaia di firme.   "Dopo 40 anni in questo paese, so di essere un italiano di diritto - ha detto -  l'ho conquistato lavorando, rispettando, integrandomi pienamente con tutti i sacrifici. Ma sarò sempre un immigrato, e ringrazio la comunità che mi ha accolto. Grazie agli italiani".

Polemiche sul sindaco  per la palestra-moschea

Una manifestazione di domenica era stata organizzata "ufficialmente" per trattare di temi nazionali, ma si è parlato tantissimo anche di Romano e in particolare sono continuate le polemiche per la manifestazione islamica di settimana scorsa.  Per la celebrazione della fine del Ramadan, il sindaco Pd Sebastian Nicoli aveva infatti concesso a un'associazione islamica cittadina l'utilizzo della palestra di via Cavalli, trasformata per un giorno in una moschea. Alla preghiera  avevano partecipato, senza disordini, diverse centinaia di fedeli musulmani. Il dibattito che ne è seguito è stato piuttosto serrato, con la Lega a bersagliare Nicoli (che anche questa domenica è finito sulla graticola) e "Pace" a contrattaccare punto su punto accusando a sua volta i leghisti e la comunità romanese per gli attacchi - talvolta molto pesanti - ricevuti sui social network: "Paghiamo le tasse, pregare è un nostro diritto" avevano detto.

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