Treviglio

Giudice di Pace Treviglio, i sindaci sono pessimisti

È molto difficile che l'estremo tentativo di salvare il Giudice di Pace chiuso lo scorso giugno dal Comune vada in porto.

Giudice di Pace Treviglio, i sindaci sono pessimisti
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La chiusura dell’Ufficio del Giudice di Pace è stata legittima? È l’interrogativo sorto nei giorni scorsi, a seguito di una riunione online tra diversi sindaco del territorio ed esponenti del Ministero della Giustizia.

La videocall prima della chiusura definitiva del Giudice di Pace

Proprio quest’ultimo aveva convocato l’incontro per tentare un estremo tentativo di salvare il servizio chiuso lo scorso giugno dal Comune di Treviglio. Una decisione presa dalla Giunta guidata dal sindaco Juri Imeri e poi ratificata in Consiglio comunale, perché ritenuta non più sostenibile economicamente. Senza contare che il personale impiegato era rappresentato da quattro dipendenti comunali.

Il primo cittadino di Treviglio aveva spiegato che ogni tentativo di coinvolgere gli altri Comuni nella compartecipazione della spesa era risultato vano e che quindi si era deciso per la chiusura degli uffici di via Bellini. Un servizio che proprio il Ministero voleva chiudere nel 2013 (dopo quella del Tribunale). L’allora Amministrazione comunale, con sindaco Beppe Pezzoni e vice lo stesso Imeri, si oppose e decise di salvarlo accollandosi le spese di gestione.

Imeri: "Vediamo se gli altri Comuni vogliono concretamente collaborare"

Durante la «call», il rappresentante del Ministero ha provato a convincere i sindaci a tentare di mantenere aperto l’ufficio. Secondo quanto riferito da alcuni partecipanti, sarebbe addirittura emerso che la decisione di Treviglio non sarebbe stata legittima sulla base della nuova riforma del Giudice di Pace, che prevede la compartecipazione dei Comuni. Una tesi che è stata respinta da Imeri.

«Non c’è stato alcun atto illegittimo - ha sottolineato il sindaco di Treviglio - Vediamo se gli altri Comuni vogliono concretamente collaborare, perché noi non possiamo sostenere da soli il servizio».

Nicoli: "Capisco le ragioni di Treviglio"

Tra i colleghi, il più disponibile è sembrato Sebastian Nicoli, primo cittadino di Romano di Lombardia. «Capisco le ragioni di Treviglio - ha commentato - e per quanto mi riguarda siamo disposti come Comune a collaborare alle spese di gestione (in dieci anni, secondo quanto riferito da Imeri, la spesa è stata di 1,3 milioni di euro».

L'ipotesi di un consorzio non è percorribile

Più complicata la questione riguardante la «fornitura» dei dipendenti per gestire gli iter amministrativi.

«Nessun Comune può permettersi di privarsi di personale, dal momento che siamo già sotto organico - ha sottolineato Nicoli - Ho quindi proposto di creare in consorzio, tramite il quale assumere impiegati ad hoc per il Giudice di Pace, ma da quanto ci è stato riferito è una strada che non si può percorrere perché la normativa prevede che siano i Comuni a fornire il personale».

La situazione, quindi, è ancora in stallo e la chiusura definitiva del servizio appare sempre più vicina.

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