Data center nel Plis, la minoranza non ha dubbi: il progetto va bloccato
Dopo l’ultimo Consiglio comunale, il gruppo di opposizione è tornato alla carica sul progetto dell'Innovation Hub sostenuto dal sindaco Roberto Ravanelli
Per la minoranza "Insieme per Arcene" il data center non s’ha da fare. Dopo l’ultimo Consiglio comunale, il gruppo di opposizione è tornato alla carica sul progetto sostenuto dal sindaco Roberto Ravanelli che dovrebbe portare alla costruzione di un "innovation hub" all’interno del Plis della Gera d’Adda, nell’area a ovest della stazione ferroviaria di Arcene.
La minoranza contro il data center
Nella pubblicazione di partito del mese di dicembre, i consiglieri Silvano Foresti, Fabio Ghidotti, Enrico Guarnieri e Alessio Spini hanno provato a spiegare le ragioni per cui la sua realizzazione dovrebbe essere bloccata sul nascere.
"Nel 2021 la “Roncello Capital” ha chiesto di rendere edificabile un grande terreno agricolo di sua proprietà di circa 180mila metri quadrati - hanno scritto - su cui vorrebbe realizzare quello che sarebbe il più grande edificio di Arcene, 50mila mq di superficie lorda di pavimento (Slp), mezzo centro storico. Nella proposta sono citati diversi possibili utilizzi dell’edificio, tra cui anche, ma non solo, un data center. Secondo una lettera d’intenti firmata dal sindaco, la società in cambio sarà tenuta a realizzare solo le normali “opere di urbanizzazione”, le stesse che sarebbe tenuto a realizzare chiunque altro costruisca un edificio di quelle dimensioni e caratteristiche. Questi sono i famosi quattro milioni di euro in opere. Non sono un regalo o un “di più”, ma solo quello che la legge prevede sia dovuto al Comune. È stato detto che quelle opere sono essenziali per la nostra comunità, ma ad oggi non è ancora chiaro quali sarebbero".
Secondo "Insieme per Arcene" inoltre, anche molti altri aspetti del progetto andrebbero chiariti.
"La variazione urbanistica non è stata inserita nel Piano di governo del territorio (Pgt) perché la Regione ha imposto a tutti i Comuni di diminuire il consumo di suolo e non di aumentarlo. Per questo il sindaco ha scritto che il progetto verrà presentato tramite una domanda allo Sportello unico attività produttive (Suap). E il mese scorso la Giunta ha nominato il sindaco responsabile Suap del nostro Comune. Lo stesso uso dello sportello per rendere edificabili dei terreni agricoli, in deroga al Pgt, e aggirando i limiti provinciali, è anomalo".
Dubbi sul Protocollo d'intesa
E altrettanto anomalo, per i consiglieri di minoranza, sarebbe il mistero che aleggia attorno alla stesura del protocollo d’intesa, affidata all’avvocato Andrea Di Lascio e all’ingegnere Marcello Fiorina.
"Si parla di conferire un incarico da 50mila euro a due tecnici - ha riferito ancora l’opposizione - per preparare un protocollo d’intesa che, secondo le dichiarazioni di Ravanelli, servirebbe a “blindare i quattro milioni di euro in opere”. Ma di recente, rispondendo alle nostre richieste in Consiglio, il capogruppo di maggioranza Fabio Mariani ha dichiarato che “il protocollo d’intesa non ha la medesima forza vincolante di un contratto”. A febbraio tale protocollo secondo il sindaco doveva garantire “continuità al progetto anche dopo la sua uscita di scena”, ma pochi mesi dopo diceva che “deciderà il Consiglio”, mentre il mese scorso ha dichiarato che “l’autorizzazione a realizzare il data center in quella zona non è di competenza del Comune, bensì della Provincia”. Peccato che la Provincia già da tempo abbia chiesto al sindaco di fermarsi, sostenendo che il progetto va contro le norme del consumo di suolo".
Per tutte queste ragioni, "Insieme per Arcene" preferirebbe non portare avanti il progetto.
"Ammesso e non concesso che sarà davvero un data center, il consumo di suolo è un tema delicato e centrale per tutto il settore - ha concluso il gruppo - Gli stessi costruttori di data center ne sono coscienti e dichiarano che andrebbe privilegiato l’utilizzo delle aree industriali dismesse o inquinate. Al momento però, vi è un “vuoto” normativo che non tutela né gli investitori, né i Comuni. A luglio è stata presentata una proposta di legge per definire regole certe a livello nazionale che facilitino gli investimenti senza rinunciare alla tutela del territorio. Il Governo se ne sta occupando, ma sembra che ad Arcene ci sia la volontà di arrivare prima della legge. L’azienda proprietaria del terreno, legittimamente, persegue il suo interesse. Resta da definire qual è l’interesse della nostra comunità. Viste le molte questioni poco chiare e il grande impatto sul nostro territorio, siamo contrari al proseguimento di questa operazione".
La replica di Ravanelli
Lapidaria la replica del primo cittadino Ravanelli.
"La minoranza sta facendo confusione sulla Slp o finge di non sapere a cosa essa corrisponda - ha ribattuto - Il progetto data center prevede 50mila mq totali di Slp sviluppati su due piani, che equivalgono quindi a 25mila mq di occupazione del suolo. Inoltre, si continua a insinuare che il progetto del data center potrebbe essere mutato in un’altra destinazione, come per esempio una logistica o un centro commerciale. Ma il Suap, per l’approvazione del data center, prevede un progetto estremamente dettagliato che esclude qualsiasi differente destinazione dell’area, salvo un altro procedimento autorizzativo".