Vaccini scuola | "Mia figlia a rischio espulsione, siamo indignati"

"Dove è finita la coscienza individuale? Dov'è il tessuto sociale che fa dell'accoglienza e del dialogo i suoi capisaldi?"

Vaccini scuola |  "Mia figlia a rischio espulsione, siamo indignati"
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Pubblichiamo la lettera di una mamma bergamasca contraria all'obbligo vaccinale, che racconta del primo giorno a scuola dopo la scadenza dei termini per le vaccinazioni e chiede più "coscienza" agli operatori della scuola, nei confronti di chi ha scelto di non rispettare la legge.

Vaccini scuola, lo sfogo di una mamma contraria all'obbligo

Gentile direttore,
le scriviamo in qualità di genitori; i nostri figli frequentano due scuole statali in provincia di Bergamo. Come famiglia siamo favorevoli ai vaccini affrontati in maniera consapevole e contrari all'obbligo vaccinale così come è stato sancito dalla legge in vigore. Le scrivo per condividere l'indignazione che stiamo provando in questi giorni e per chiederle di accogliere la nostra testimonianza. Negli ultimi mesi in Italia, a fronte di una legge comune, stiamo assistendo al fatto che Regioni e dirigenti scolastici diversi stanno scegliendo di gestire in maniere differenti la questione delle vaccinazioni obbligatorie come vincolo alla frequenza scolastica dei minori, in base all'interpretazione delle circolari del Miur e, probabilmente, a fronte di pressioni politiche più o meno forti a seconda dei territori.

A noi è toccata la strada più difficile: pur essendo in regola con le richieste amministrative abbiamo dovuto assistere al rischio di espulsione di nostra figlia dalla scuola dell'infanzia in cui è regolarmente iscritta. Ma più di tutto siamo profondamente amareggiati dalla durezza delle posizioni e dagli allineamenti acritici delle insegnanti alle disposizioni della dirigente che, nel microcosmo della scuola, divengono una sorta di Verità assoluta. Abbiamo ascoltato parole, alla presenza di nostra figlia, come quelle rivolte a me, sua madre: "Perché ha portato la bambina? Lei sa che oggi non possiamo tenerla!" o rivolte ad un'insegnante collega della parlante che si è proposta di portare la bambina in un'altra stanza: "Lo sai che non possiamo [tenere qui la bambina mentre noi adulti parliamo]. La dirigente ha dato indicazioni precise!". A cui si devono aggiungere le altre parole, quelle non dette ma espresse dai volti tesi e dalle voci concitate che, all'unisono, urlavano disappunto.

Dove è finita la coscienza individuale? Dov'è il tessuto sociale che fa dell'accoglienza e del dialogo i suoi capisaldi? C'è una responsabilità delle istituzioni ma le responsabilità più assordanti sono quelle delle persone che si fanno portavoce e interpreti delle istituzioni nelle nostre semplici vite quotidiane. Una grande tristezza si aggiunge alla nostra amarezza quando ricordiamo che questa scuola, nello specifico, deve la propria anima vitale e parte della propria identità ad una preside, figlia di un uomo che lottò per la libertà della terra su cui questa scuola è stata edificata, una preside che in passato ha onorato per anni i valori della nostra democrazia attivando pratiche semplici ma incisive fondate sull'importanza di valori quali l'uguaglianza, i diritti dell’uomo e della donna e la solidarietà. Cosa è rimasto di quel patrimonio e di quella ricchezza culturale?

Anni fa sentii parlare dell'indignazione come primo passo da cui partire ma in cui non indulgere troppo nel tempo. Ebbene oggi noi partiamo da qui, dalla nostra indignazione, ma per insegnare ai nostri figli il valore inestimabile della libertà in virtù della quale occorre rimboccarsi le maniche e non smettere di agire, sempre alla ricerca di una via non violenta e rispettosa dei più piccoli, il nostro futuro. E ai miei figli ripeterei le stesse parole anche se si trattasse di una sola persona che sta rischiando di vedere leso il proprio diritto.

CRISTINA ZANETTI

Ma qual è la situazione vaccini in Lombardia e nella Bassa? QUI gli ultimi dati disponibili sulla copertura e sulle inadempienze.

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