La Gilda delle Arti festeggia 15 anni di teatro al Filodrammatici
La Gilda delle Arti esce dalla comfort zone mettendo in scena un dramma Ottocentesco per celebrare i quindici anni dalla nascita ufficiale della compagnia.
Sabato 18 dicembre dalle 21, al teatro Filodrammatici, la compagnia teatrale “La Gilda delle Arti” metterà in scena lo spettacolo “Casa di Bambola” diretto dalla regia di Miriam Ghezzi, a 150 anni dal debutto.
Una dramma tratto da “Casa di Bambola” di Ibsen
La rappresentazione s’ispira al testo teatrale di Ibsen, del 1879, che però affronta tematiche, riguardanti la donna e il suo ruolo nella società, che sono ancora oggi attuali come il significato della maternità, i ruoli coniugali nel matrimonio. La protagonista del dramma è Nora che, dopo otto anni di matrimonio, inizia a mettere in dubbio il rapporto con suo marito Torvald fino a prendere la decisione di cambiare la propria vita e trovare la sua strada anche a costo di abbandonare i suoi figli. A 150 anni dal debutto questa suscita ancora scalpore e molte donne faticano a comprendere le difficoltà affrontate da Nora.
La Gilda delle Arti
Fondata ufficialmente nel 2011 da Nicola Armanni e Miriam Ghezzi, “La Gilda delle Arti”, è una compagnia teatrale che mette in scena spettacoli per un pubblico di ampia fascia d’età e organizza diversi tipi di percorsi per chiunque voglia avvicinarsi all’ambiente teatrale, proseguendo l’esperienza maturata nel gruppo amatoriale giovanile Shart – Sho&Art. Pur essendo consapevole della grande tradizione teatrale e musicale italiana, la compagnia è anche molto attenta alle nuove forme espressive che caratterizzano il nostro tempo, a cui attinge affinché ogni evento rispecchi il gusto e l’identità del pubblico del XXI secolo.
Uno spettacolo per festeggiare quindici anni di teatro
"Casa di Bambola è per noi una grande sfida" dicono Miriam Ghezzi e Nicola Armanni, rispettivamente la regista e il direttore della compagnia. Non è il primo testo di letteratura teatrale che La Gilda delle Arti mette in scena: dall’Avaro di Molière, a “Molto rumore per nulla di Shakespeare”, da “Il Servitore di due padroni”, “La famiglia dell’antiquario” e “La Locandiera” di Goldoni ma questa volta decidono di abbandonare le atmosfere giocose della commedia per dedicarsi ai toni duri e pesanti del dramma di fine Ottocento.
"Mettere in scena Ibsen - proseguono Ghezzi e Armanni- significa avere il privilegio di lavorare su un pilastro della letteratura teatrale, come amiamo fare con gran parte dei copioni che hanno segnato la nostra produzione; ma vuol dire anche dare un segno forte di discontinuità: abbandoniamo i personaggi mascherati di Molière per scavare nel mondo interiore delle paure e delle illusioni e abbandoniamo le riduzioni di un’ora e mezza per assaporare il gusto di un’opera completa. Potevamo celebrare in un modo migliore il nostro quindicesimo anniversario?"