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Il "Re dello Stelvio" consegnato all’immortalità

Si è svolta la prima rievocazione storica che ricorda gli eroi della corsa automobilistica sullo Stelvio, tra loro il bergamasco Tadini.

Il "Re dello Stelvio" consegnato all’immortalità
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Si è svolta la prima rievocazione storica, apripista del "progetto museo" che ricorda gli eroi della corsa automobilistica sullo Stelvio, tra loro il bergamasco Tadini.

La corsa dello Stelvio

Al 46° tornante, la partenza. Uno sguardo alla montagna, la marcia ingranata, il rombo del motore e poi via verso il passo dello Stelvio. La corsa automobilistica di velocità su strada più alta del mondo, lungo un percorso che farlo ancora oggi mette i brividi. Novant'anni fa, il 28 agosto del 1932, lungo i 14 chilometri e i 46 tornanti che dal piazzale dell’Hotel Bellavista in Trafoi fino allo Stelvio, nacque una delle corse più epiche e difficili, nacque il mito del bergamasco Mario Tadini, l’uomo che qui sconfisse i più grandi piloti: Nuvolari, Caracciola, Farina, Comotti e che qui trionfò cinque volte sulle sette edizioni svolte, stabilendo il record di velocità.

Il ricordo ed il sogno Museo

Stephan Gardner, curatore dell’evento, ha posato il primo mattone del suo sogno: ricordare la corsa e i suoi eroi con un museo. Il primo passo è stato quello della rievocazione storica che si è tenuta sabato con un allestimento in onore dei primi quattro piloti arrivati al traguardo nella prima edizione del 1932: Nuvolari, Caracciola, Tadini e il vincitore von Stuck, svelando lungo il tornante 46, dove partiva la gara, le loro sagome e quelle delle automobili. All’inaugurazione erano presenti Hans Joachim Stuck, figlio di von Stuck ed ex pilota di Formula 1 tra gli anni ’70 ed ’80,  Giorgio Sinocci, nipote di Ugo Sinocci (pilota degli anni ’20 e mentore di Enzo Ferrari) e figlio di Riccardo Sinocci (meccanico di Tazio Nuvolari),  Fabio Castagna, in rappresentanza del Museo “Tazio Nuvolari” di Mantova, e il professor Stefano Gelsomini, autore con i suoi studenti del laboratorio storico dell’I.C. “Martiri della Resistenza” di Calcio della prima biografia sportiva di Mario Tadini, “Il Re dello Stelvio”.

L’elaborato su Tadini

La storia del pilota bergamasco Mario Tadini è stata riportata alla luce nel 2020 dai ragazzi della scuola media "Martiri della Resistenza" di Calcio attraverso la stesura di un libro intitolato "Re dello Stelvio". Tutto è iniziato quando gli studenti, sentendo il cognome Tadini, si son domandati se fosse stato un bergamasco, data la grande diffusione di questo cognome nei Comuni della Bassa. Avviando diverse ricerche hanno scoperto che il Mario Tadini non era di Bologna come inizialmente si credeva, bensì di Bergamo. Da qui è partito un lavoro che ha previsto la revisione di oltre cento documenti tra giornali e riviste. E’ emerso che Mario Tadini era un commerciante di abiti con una gran passione per le macchine, passione che lo ha portato a essere un pilota.

Il sogno rosso Ferrari

Nel ’29 il bergamasco, insieme ai fratelli ferraresi Caniato, intuisce che l’idea di Enzo Ferrari potrebbe essere vincente, così da voler diventare socio della scuderia comprando 130 azioni per la cifra di 130mila lire. La nuova scuderia, di cui il presidente era Tadini, inizia l’avventura con cinque Alfa Romeo di cui una è stata utilizzata proprio da Tadini nel 1930, quando riprese le vesti da pilota per abbandonare quelle da presidente, durante la sesta Mille Miglia. Dopo questa prima apparizione del Cavallino rampante alla celebre gara, ne seguiranno molte altre.

Il re dello Stelvio

Ma la fama di Tadini, ormai conosciuto anche fuori confine, aumenta quando tra il ’32 e ’39 vince ben cinque gare della salita dello Stelvio, ottenendo così il nome di "Re dello Stelvio" e dimostrando a tutti di essere un grande scalatore. Tadini diventò talmente famoso da guadagnare ben 87mila lire come pilota e tutti i suoi successi gli permisero di poter essere immortalato sulle figurine dell’epoca. Un scoperta dunque è avvenuta grazie agli alunni della scuola media di Calcio che sono riusciti ad adattare le loro conoscenze di giornalismo storico anche fuori dal contesto scolastico, arrivando addirittura alla stesura di un libro su Tadini, un eroe dell’epoca che ha rappresentato la bergamasca con la scuderia Ferrari, ma di cui si erano perse le tracce.

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