Il santuario del Binengo riapre dopo il restauro FOTO
I lavori al Binengo, iniziati tre anni fa, sono terminati nei mesi scorsi e domenica si è tenuta la presentazione della chiesa, affollata di cittadini per l’occasione.
Dopo anni di attesa tornano a splendere le meraviglie artistiche del santuario della Madonna del Binengo a Sergnano. Domenica a presentare i lavori svolti al santuario sono stati il parroco, don Francesco Vailati, i coniugi Novali, restauratori, un rappresentante del vescovo, don Giuseppe Pagliari, e due relatori, Eva Coti Zelati e Cesare Alpini.
La presentazione
È stato affollato di sergnanesi, ieri pomeriggio, il santuario della Madonna del Binengo, restituito alla comunità dopo i lavori di restauro recentemente terminati.
Ad aprire la presentazione al pubblico è stato il parroco, don Francesco Vailati, che ha ringraziato i presenti e annunciato i relatori della giornata: «Dopo tre anni, finalmente abbiamo riportato la bellezza di queste immagini al godimento di tutti – ha dichiarato – È un giorno importante».
È seguito un intervento da parte di don Giuseppe Pagliari, presente in vece del vescovo: «Sua Eminenza mi ha chiesto di esprimere il suo compiacimento e la sua gratitudine per l’operazione svolta in questo santuario – ha aggiunto – Questo santuario è un punto di ritrovo molto importante, e il merito di questo restauro è di molti, dal parroco ai tecnici, fino agli sponsor».
Tra arte e storia
Eva Coti Zelati e Cesare Alpini hanno, invece, illustrato i vari affreschi nella cappella spiegandone le origini e il significato. Particolarmente significativo, secondo i due relatori, il primo dipinto alla sinistra dell’ingresso, raffigurante una scena di vita quotidiana della famiglia di Gesù. Questo dipinto, a differenza degli altri, non ambisce a una qualche maestosità, ma si limita a ritrarre la vita della Sacra Famiglia nella sua semplicità.
Alpini ha anche esposto una propria congettura circa l’origine del santuario: «La terminazione del nome in “engo” – ha spiegato – indica un’origine longobarda. Vedendo i nomi potremmo pensare che ci fossero due centri, Sergnano e Binengo, uno romano e uno longobardo, ma per ora è solo fantasia».
Lo studioso ha spiegato anche l’origine del santuario e della presunta apparizione ad esso connessa: «La chiesa risale alla seconda metà del ‘300 – ha detto – Si attribuisce a questo luogo un’apparizione molto importante, simile a quelle di Quintano e Dovera. Sicuramente non sono tutte veritiere, ma probabilmente da un’apparizione iniziale si sono poi diffuse tradizioni analoghe».
Il restauro e i nuovi custodi
A chiudere la presentazione è stato Carlo Novali, che insieme alla moglie si è occupato del restauro: egli si è soffermato sui dati tecnici e sullo stile delle raffigurazioni interne alla cappella, realizzate con la particolare tecnica del “mezzo affresco”.
A chiudere l’evento è stato un altro momento altamente simbolico: i vecchi custodi del santuario hanno infatti eseguito un simbolico passaggio di consegne ai loro successori, che si occuperanno del luogo sacro da ora in avanti. Ai presenti sono stati distribuiti volantini illustrativi degli affreschi presenti nel santuario, dopo di che è stato offerto un piccolo rinfresco, a coronare un pomeriggio tanto importante quanto gioioso.