Urgnano

"Ci rialzeremo": una lettera di riflessione sul virus

Molti ringraziamenti e altrettanta speranza per il futuro: investire sulla sanità

"Ci rialzeremo": una lettera di riflessione sul virus
Pubblicato:
Aggiornato:

"Ci rialzeremo": la struggente lettera di Anna Maria Leporati, una donna di Urgnano.

Ci rialzeremo

"Hai sentito il telegiornale? È qualche giorno che stanno parlando di coronavirus. Ma cos'è? Ci interrogavamo così a gennaio senza sapere che il mostro forse era già tra noi. Sì, un mostro, un nemico invisibile che non fa sconti a nessuno, che non fa differenza tra ricchi e poveri, giovani o anziani. Loro i più vulnerabili, i più fragili, i nostri nonni, che questa bestia ci ha portato via. È una banale influenza; così trapelava dalle notizie del telegiornale, così leggevamo sui social rassicurati che questo sarebbe stato il classico mal di stagione. Non è stato così, ancora oggi ci troviamo a fare i conti con un numero impressionante di decessi che sembra non avere fine. Tutte le sere aspettiamo con ansia le 18, perché dalle parole della Protezione Civile esca una flebile luce che dia speranza di pensare che oggi sia un giorno migliore rispetto a ieri, che forse qualcosa sta cambiando. I disegni dei nostri bambini ci dicono che andrà tutto bene, i colori, le nuvole e quegli arcobaleni si riflettono nei loro occhi innocenti. Ed è proprio guardandoli che chiediamo a gran voce che i nostri ragazzi non debbano mai più affrontare una situazione terribile come quella che stiamo vivendo. Ma nonostante quest’onda gigantesca ci abbia travolto abbiamo scoperto un’Italia che forse non pensavamo di essere. Un'Italia solidale, pronta a rispondere numerosa agli appelli per arruolare medici e infermieri in corsia dando un enorme supporto ai nostri ospedali del nord così fortemente martoriati. Sì, i nostri medici, che mai come ora chiamiamo angeli in corsia e stanno passando intere giornate ad assistere i nostri cari senza risparmiarsi e stremati corrono da un letto all'altro come una madre che si prende cura dei propri figli, donando un sorriso e una carezza che noi altrimenti non potremmo dare. Grazie anche per questo cari medici, poiché state sacrificando le vostre famiglie togliendo tanto tempo a loro per donarlo ai nostri malati. I vostri figli più piccoli non comprendono perché il papà o la mamma ultimamente non sono mai a casa, non è facile spiegare loro il difficile momento che stiamo vivendo. Forse è meglio preservarli e lasciarli nel loro mondo fatto di giochi e fantasia. Un domani, quando potranno capire, saranno orgogliosi dei loro genitori, di chi ha speso forze per correre in aiuto degli altri. E poi c'è l'Italia del volontariato che opera nell’ombra, aiutando chi non può uscire, andando a fare la spesa o in farmacia. L'Italia dei nostri volontari della Croce Rossa che troppo spesso in questi giorni hanno dovuto accendere quelle sirene che ci hanno fatto sobbalzare e impaurire. Grazie anche a loro che spesso si ammalano per aiutarci. Grazie alla protezione civile che sta lavorando con instancabile energia affinché tutto funzioni a dovere, alle Forze dell'ordine che si stanno impegnando a far rispettare le misure contenitive emanate con i vari decreti. Grazie all'Italia che in 14 giorni ha saputo far nascere un ospedale; a tutte quelle persone che hanno lavorato anche di notte rendendo possibile ciò che sembrava impossibile. Dietro quelle mascherine e quegli occhiali abbiamo intravisto l’orgoglio di chi dice ce l’abbiamo fatta. Grazie agli agricoltori e a tutte le nostre Industrie rimaste aperte per garantirci sempre i beni di prima necessità: i farmacisti, i negozianti. Grazie ai docenti, che si sono reinventati una scuola distanza e hanno permesso i nostri figli di non perdere ciò che avevano acquisito durante l'anno scolastico. E allora come in una guerra vogliamo sperare che la nostra gente non sia morta invano, che il loro sacrificio sia servito rimettere in piedi una nazione che ha ancora molte ferite aperte. Ci rialzeremo con la consapevolezza che dopo questo terremoto ci saranno parecchie cose da ricostruire. Signori Ministri e Signori Governatori, ripartiamo dalla sanità; così duramente provata e impreparata ad affrontare un nemico di questo genere. Il silenzio che entra al mattino dalle nostre finestre ci dice che c'è ancora tanta strada da percorrere, tanti piccoli passi da compiere, ma la speranza che questo mondo ripartirà ci deve dare la forza di credere che un domani forse ancora lontano ci riapproprieremo della nostra quotidianità, del nostro lavoro e di tutto ciò che questa piaga è stata in grado di toglierci".

TORNA ALLA HOME

 

Seguici sui nostri canali