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"Brasca", il podcast che sussurra le leggende nere bergamasche

L'idea (geniale) di un videomaker e insegnante di Bergamo, per riscoprire l'enorme e agghiacciante repertorio delle storie che ci raccontavano i nonni.

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Chi sa chi sono i «Confinati» di Fontanella? Quei morti «senza perdono», sepolti fuori dai cimiteri, che ogni notte si mostravano vicini al cancello d'entrata del camposanto, o i cui corpi, misteriosamente, ogni mattina, si trovavano dissotterrati, accanto alla fossa. E chi era Rossàl, il bestemmiatore valligiano che finì punito per la propria blasfemia? Che fine ha fatto quella ragazza che ballava con il Demonio, su una pietra di Aviatico che ancora mostra le taurine impronte del passaggio del diavolo da quei boschi? O Pacì Paciana, il brigante bergamasco per eccellenza, il Robin Hood della Val Brembana?

Brasca, in un podcast l'horror folk bergamasco

Non c'è bisogno più di tanto di scomodare Netflix per gustarsi un po' di sano, inquietantissimo horror. Basta aprire un libro sulle tradizioni popolari di quasi ogni provincia italiana, oppure - per i bergamaschi - seguire il podcast «Brasca» di David Carminati.
Videomaker di Bergamo, 31 anni, insegnante all'Istituto politecnico di Grumello del Monte, Carminati si è inventato nelle scorse settimane una rassegna audio di storie, recitate e musicate «in proprio» e disponibile gratuitamente su Spotify.
Il titolo «Brasca» (che cita il noto proverbio sul «caràter de la zèt bergamasca») è già tutto un programma, e racconta bene l'inquietudine che impregna le storie e le leggende che racconta: X-Files orobici, miti noir che covano sotto la cenere del tempo e rispuntano, uno alla volta, in quello che è sicuramente uno dei meglio riusciti esperimenti degli ultimi anni per rispolverare, e reinventare, l'affollata tradizione delle delle leggende popolari locali.

David Carminati, 31 anni, videomaker e insegnante di Bergamo, è il creatore di "Brasca"

Brividi in stile Asmr

In ciascuna delle sette puntate (ma ne arriveranno altre) da pochi minuti ciascuna, Carminati racconta una storia, tratta dal repertorio ricchissimo e fantasioso che da secoli si tramanda di bocca in bocca da nonno a nipote, in quasi ogni paese. E lo fa mescolando la ricerca filologica a uno stile di narrazione decisamente azzeccato: l'Asmr, il «sussurro».
Occorre un balzo non da poco per collegare i due mondi. Da una parte il folk delle Valli, o della Bassa profonda, e dall'altro l'Autonomous sensory meridian response: lo stile «sussurrato» con il quale migliaia di Youtuber in tutto il mondo, da qualche anno, realizzano video da ascoltare prima di dormire, video che tramite suoni, parole sussurrate e rumori bianchi appositamente studiati e progettati, inducono in modo «scientifico» il rilassamento dell'ascoltatore. Il risultato di questo mix, tutto da provare, è talmente straniante da risultate perfetto. Clicca per ascoltare (da Spotify, ma restando su questa pagina) le storie.







Un'idea sotto l'albero

Tutto è nato dalla noia delle vacanze di Natale.

"La verità è che le vacanze non mi piacciono più di tanto, così durante quelle di Natale è nata questa idea, per condividere una mia grande passione: quella appunto per le storie e le tradizioni folkloriche bergamasche, dei racconti popolari. Una passione che ho fin da bambino, quando sfogliai per la prima volta una raccolta di racconti, un libro di mio nonno. In particolare, mi appassionano le storie che raccontano l'origine del nome dei luoghi, oppure quelle che condensano precetti morali ed etici, mostrando cosa accade a chi non rispetta le regole sociali. Non è mai stata una passione facile da condividere. Per provare a farlo, mi sono inventato questo podcast.

 

Leggi l'intervista completa sul Giornale di Treviglio in edicola oppure QUI sullo sfogliabile online. QUI la pagina del podcast su Spotify

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