Storia

Un eroe dimenticato, la storia di Luigi Tomasoni che morì per salvare il suo superiore

La sua storia, ricostruita dal segretario dei Combattenti e Reduci Edoardo Bettani, ha visto chiudersi un cerchio sul Grappa a distanza di 106 anni

Un eroe dimenticato, la storia di Luigi Tomasoni che morì per salvare il suo superiore
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Luigi Tomasoni, la medaglia al valore romanese che diede la vita per il suo superiore. La sua storia, ricostruita dal segretario dell’associazione Combattenti e Reduci Edoardo Bettani, ha visto chiudersi un cerchio sul Grappa a distanza di 106 anni.

La scoperta del sacrificio di Luigi

Ermes Rosa

Tutto ha preso il via «grazie» alla noia del primo lockdown, periodo durante il quale, su consiglio di un amico, Edoardo ha iniziato a leggere il volume «Arditi sul Grappa», curato da Ruggero Dal Molin basandosi sui diari di guerra del bresciano Ermes Aurelio Rosa, originario di Iseo e reduce di entrambe le guerre mondiali.

«Consultando il volume ho letto delle avventure di Ermes, aspirante ufficiale classe 1899 mandato al fronte del Grappa tra le file degli Arditi nel 1917, a soli 18 anni – ha spiegato Edoardo – Leggendolo, mi sono imbattuto in un nome chiaramente bergamasco, quello di Luigi Tomasoni (erroneamente riportato comme “Tommasoni” nei diari di Rosa, ndr), coetaneo di Ermes e suo attendente, di cui è raccontata la morte avvenuta il 18 maggio 1918».

L’assalto di Ca’ Tasson

Luigi Tomasoni

Come spiegato sempre da Bettani, che ha ricostruito gli eventi dopo anni di ricerche, Tomasoni è stato decorato con la medaglia d’argento al valore militare, conquistata a Ca’ Tasson, nel Comune di Seren del Grappa, proprio nei giorni della sua morte.

«Ho scoperto che questo Luigi Tomasoni, di Romano di Lombardia e morto a 18 anni, quel giorno ha preso parte con i suoi commilitoni a un assalto alla svolta di Ca’ Tasson, dove l’avamposto italiano e il caposaldo austriaco distavano pochissimi metri l’uno dall’altro. Come riportato nei diari di Rosa, quel 18 maggio attorno alle 11 di mattina gli Arditi di cui lui e Luigi facevano parte lanciarono un assalto dimostrativo al caposaldo nemico. Scelsero di attaccare in pieno giorno perché capirono che gli ufficiali austriaci in quel momento stavano pranzando, e li colsero di sorpresa».

Durante la breve ma intensa battaglia, l’aspirante ufficiale Rosa rimase ferito al ginocchio sinistro e si trovò di fronte a tre soldati austriaci: fu in quel momento che Luigi gli si parò davanti, prendendosi la pallottola nemica a lui destinata e salvandogli la vita. Da quello scontro a fuoco Ermes si salverà, dopo aver ucciso uno dei tre austriaci e la conseguente resa degli altri due.

La medaglia d’argento al valore militare

«L’atto di eroismo di Luigi, sacrificatosi per salvare il suo superiore, è stato riconosciuto con una medaglia d’argento al valore militare, che posso supporre essere stata proposta dallo stesso Ermes Rosa proprio perché la richiesta riporta il cognome Tommasoni con due emme, come nel diario del bresciano. I due avevano la stessa età, Luigi avrebbe compiuto 19 anni da lì a pochi giorni, a giugno: vuoi che dopo mesi trascorsi al fronte insieme, Ermes e lui non fossero divenuti amici?».

Il rientro di Ermes dalla guerra

Così, grazie al sacrificio dell’attendente romanese, l’ufficiale bresciano Ermes Rosa poté tornare a casa. Dopo la guerra, nella sua Iseo sposerà Benedetta Ventura, originaria di Lovere, con cui formerà una famiglia e da cui avrà tre figli: Roberto, Stella e Gabriele; quest’ultimo concepito appena prima di partire per la Seconda Guerra Mondiale, per la quale Ermes, divenuto nel mentre podestà della cittadina e militante fascista, si arruolerà come volontario.

«Figlio degli ideali del suo tempo, mio nonno è stato una camicia nera e quando è scoppiato il secondo conflitto mondiale si è arruolato come volontario», ha raccontato sua nipote Raffaella Rosa, figlia di Roberto e ora residente a Orvieto, che ha partecipato alla cerimonia di inaugurazione della targa dedicata a Luigi Tomasoni sul Grappa, lo scorso 19 maggio.

«Mio nonno avrebbe dovuto prendere parte alla campagna di Russia, ma fu infine mandato in Africa. In Tunisia venne catturato e fatto prigioniero; rientrò dalla guerra da sconfitto. In seguito, tornato un’altra volta nella sua Iseo, si occupò del negozio di tessuti della sua famiglia e cominciò a scrivere le sue memorie partendo dai diari annotati durante la guerra. Il suo mondo era il Grappa: ci tornava spesso, per rivedere e rivivere i luoghi della guerra. Dopo di lui mio padre, Roberto, e io: abbiamo visitato molte volte quei luoghi, costruendo legami e contatti con molte persone ad essi legate. Nel 2018, in occasione del centenario dalla guerra, mio zio ha fatto installare due panchine con una dedica a mio nonno, e ancora, lo scorso 19 maggio, io ho tenuto ad essere presente all’installazione della targa per Tomasoni, che di fatto ha dato la vita per consentirmi di nascere: se non fosse stato per lui, infatti, la mia famiglia non sarebbe mai esistita e mio nonno sarebbe morto a soli 18 anni».

La targa per Luigi

Subito dopo le prime ricerche, già nel 2020 Edoardo Bettani ha visitato Ca’ Tasson e i luoghi del Grappa dove Tomasoni diede la vita per il suo amico.

«Essendo Luigi morto dietro le linee nemiche, il suo corpo non è mai stato recuperato, risultando formalmente disperso. Mi sembrava doveroso però che nel luogo del suo gesto eroico ci fosse una targa in suo ricordo – spiega – Così, con l’aiuto di diverse associazioni in loco e di un amico di Bassano del Grappa, Bruno Sgaria, noi della Combattenti e Reduci di Bariano abbiamo fatto realizzare una targa per Luigi e loro han provveduto all’iter burocratico e alla sua installazione».

La targa è stata inaugurata ufficialmente il 19 maggio scorso, in occasione dei 106 anni dopo il sacrificio di Luigi, esattamente di fronte a quella lasciata in onore di Ermes Rosa. Alla cerimonia hanno preso parte i rappresentanti della Combattenti e Reduci barianese e di numerose sezioni bergamasche, bresciane e venete; con loro i vertici della federazione Nastro Azzurro di Bergamo e le autorità locali, oltre che, ovviamente, la stessa Raffaella Rosa, che dopo aver ricordato suo nonno ha simbolicamente affisso una riproduzione della medaglia al valore al labaro dei Combattenti di Bergamo, come segno di ringraziamento da parte della propria famiglia. La cerimonia, ricca di emozione e dal forte valore simbolico, si è conclusa con il forte e sentitissimo abbraccio tra lei e Bettani, «erede» nella memoria di Luigi Tomasoni, di cui non si è ancora riusciti a rintracciare eventuali parenti.

I ringraziamenti

In conclusione del momento istituzionale, il presidente dell’Ancr di Bariano Luigi Grisa e il presidente provinciale dell’associazione, il morenghese Luigi Ferri, hanno tenuto a ringraziare chi ha reso possibile e preso parte al commovente momento.

«Ringraziamo tutti gli intervenuti, il presidente Ancr di brescia AldoPaloschi, quello di Vicenza PietroPellizzaro, e il presidente dell’Istituto Nastro Azzurro di Bergamo VitoMirabella, oltre al vicepresidente Riccardo Morlini – hanno dichiarato – Ringraziamo poi i numerosi ragazzi intervenuti con grande entusiasmo alla commemorazione, l’associazione “Alto Onore del Grappa”, che ci ha aiutato nell’organizzazione, la famiglia Sgaria e la famiglia Bianchi; le sezioni Ancr di Bergamo intervenute, le sezioni dell’associazione nazionale Artiglieri e quelle dell’Ana. Un ringraziamento infine a Raffaella Rosa e a ManuelBenini, per il servizio fotografico che ci ha concesso».

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