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Ucciso a trent'anni per l'incasso: il benzinaio Breno la prima vittima del killer della soncinese

Trenta tre anni fa la mattanza nel giro di tre giorni tra Romano e Ghisalba terrorizzò la Bassa.

Ucciso a trent'anni per l'incasso: il benzinaio Breno la prima vittima del killer della soncinese
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Trentatre anni fa la mattanza, nel giro di tre giorni tra Romano e Ghisalba terrorizzò la Bassa.

Il terrore nel 1991

"Non tutti nella capitale sbocciano i fiori del male" scriveva Fabrizio De André, e aveva ragione. Non solo le grandi metropoli possono fare da sfondo a un romanzo giallo e già basterebbero i romanzi di Agatha Christie a dimostrarlo, se non ci fossero i fatti di cronaca. I gialli veri, quelli che si trovano sulle pagine dei giornali e non in quelle dei romanzi e che ci fanno comprendere come anche una cittadina tranquilla e pacifica possa fare da sfondo ad atroci delitti, fughe, latitanze e catture rocambolesche. A lutti immensi e improvvisi, che travolgono famiglie e congelano il sangue nelle vene. Siamo nel 1991, è appena iniziato il mese di ottobre. Il mondo è ancora diviso in blocchi: dopo la caduta del muro di Berlino, l’ex Unione Sovietica si sta sgretolando e uno alla volta gli Stati che componevano l'impero comunista proclamano la loro indipendenza, l’ultimo in ordine di tempo è l’Uzbekistan. Una tazzina di caffè costa mille lire e alla radio suonano le note di "You Could Be Mine" dei Guns 'N Roses e "Muoviti Muoviti" di Jovanotti.

Il giorno della rapina

E forse proprio una di queste canzoni girava alla radio la sera del 8 ottobre, un giovedì, nell'ufficio del distributore di benzina di Giovanni Luigi Breno, per tutti "Gianluigi". È una piccola stazione che si trova tra Martinengo e Romano, lungo un infinito rettilineo che a un certo punto piega in due accenni di curva. Sono le 19 circa e dopo una giornata di lavoro alle pompe di benzina Breno si sta preparando alla chiusura. Il meteo è ancora clemente, di lì a qualche settimana cominceranno le forti nebbie che contraddistinguono (allora, almeno) la Bassa pianura bergamasca, in particolare quel tratto di cinque chilometri della Statale 498 "Soncinese", che separa le due città, dove la campagna regna incontrastata e si perde fino all'orizzonte. È buio, quando Giovanni Breno si muove tra le pompe di benzina, intento a prendere nota dei litri di carburante venduto durante la giornata e nel silenzio della campagna, rotto solo dal passaggio delle automobili sulla Soncinese. Non fa caso al cane dei vicini, che dall’interno di una proprietà recintata poco distante dal distributore continua ad abbaiare. "Ci sarà qualche animale che passando di lì lo fa arrabbiare" deve aver pensato il benzinaio, mentre rientra nel suo ufficio per segnare i dati delle pompe di benzina. È l’ultima operazione prima di chiudere. Poi tornerà dalla sua famiglia, dal suo piccolo figlio di quattro anni che ha passato la giornata dalla nonna Mercedes, a Romano. Così indossa la sua giacca e alza il bavero, perché anche se siamo a inizio ottobre soffia un po' di vento forte. E una volta fuori, chiude la porta d’ingresso a chiave e abbassa la saracinesca dell’ufficio. Appena impugnata la maniglia di ferro, però, un forte colpo alla nuca lo fa barcollare. Qualcuno alle sue spalle con un piede di porco lo ha colpito con l’obiettivo di tramortirlo, ma il bavero alzato della giacca attutisce il colpo. E lui non sviene, anche se forse sarebbe bastato un colpo appena poco più forte. Resta in piedi e si gira. L’aggressore nel panico, vedendo Breno prova così a scappare e il benzinaio lo rincorre. Dopo qualche metro in un campo lo raggiunge e ne nasce una colluttazione. L'aggressore armato di piede porco colpisce Breno alla nuca e lo lascia lì, esanime. In un fosso. Prima di andarsene, fruga il corpo del benzinaio e gli sottrae il portafoglio dove Breno aveva messo l’incasso giornaliero del distributore.

A casa nel frattempo...

Nel frattempo a Romano a casa della mamma Mercedes l’orologio segna le 20. La donna preoccupata perché il figlio non fa mai tardi allerta Andrea, il fratello del benzinaio che va subito al distributore. Dov'è Giovanni? Cos'è successo?

"Mi ricordo che mia mamma era molto preoccupata - ricorda Andrea Breno, che oggi fa il parrucchiere a Romano, in una bottega ai Cappuccini - Mio fratello non faceva mai tardi. Era sempre puntuale anche perché in casa c’era il figlio e lui non vedeva l’ora di tornare da lui. In pochi minuti sono arrivato al distributore e subito ho avuto il timore che fosse successo qualcosa. La saracinesca dell’ufficio era mezza chiusa e all'interno non c’era nessuno. Vicino ad una pompa di benzina, in terra, c’erano gli occhiali di mio fratello".

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