Stroncato dal male a 35 anni, Fara Olivana saluta "Cea" - TreviglioTv

Stroncato dal male a 35 anni, Fara Olivana saluta "Cea" - TreviglioTv
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Redazione, 3 maggio 2017

(Roberto Borella, aveva 35 anni)

Si è spento martedì notte all’età di 35 anni Roberto Borella, noto a tutti a Fara come «Cea»: una vera e propria istituzione per tutto il paese. Da tempo Roberto soffriva di una grave malattia.

Circa un anno fa  aveva manifestato degli insoliti dolori alla gola. Dopo alcuni accertamenti  aveva scoperto che quei disturbi erano causati da un tumore ad un linfonodo. Inizialmente, grazie alle prime cure, il problema sembrava stesse scomparendo  ma più il tempo passava, più le complicazioni aumentavano. Specialmente nell’ultimo mese quando la situazione era diventata insostenibile, fino a martedì notte quando Roberto ha smesso di lottare, lasciando gli amici e i parenti, che ancora non si capacitano dell’accaduto, specialmente il padre Carlo Borella con il quale abitava e con cui lavorava. Tutti in paese conoscevano Roberto e tutti se lo ricordano come un ragazzo allegro e spensierato, cordiale e amichevole. «Non ho mai visto una volta Roby arrabbiato – confessa una vicina – se penso a lui, mi viene in mente quando era al bar a ridere e a scherzare con tutti con in mano un bicchiere di Spritz. Questa è l’immagine più adatta per ricordarlo. Perché il bar per lui era un po’ una seconda casa, perché era il luogo dove poteva socializzare, stare in mezzo alla gente, ridere e scherzare e se poteva rallegrava la giornata a tutti. Per tutti gli abitanti di Fara  Roby era un po’ il figlio o il fratello di tutti. Gli volevamo molto bene. Resterà sempre nei nostri cuori».   Roberto lavorava nel piccolo allevamento di maiali gestito dal padre, il quale lo ricorda come un ragazzo davvero speciale. «Ogni tanto capitava anche a noi di bisticciare – ha detto Carlo – ma come è normale in un rapporto di padre e figlio. Vivevamo insieme, lavorevamo insieme. Eravamo molto uniti. E’ sempre stato una persona di cuore».  Roberto era noto anche con il soprannome di «Cea», usato principalmente dai suoi compagni di classe. «Lo conoscevano tutti   - hanno detto  - era una persona impossibile da dimenticare. Sempre buono e disponibile con tutti, un ragazzo generoso che, nonostante lavorasse molto nell'azienda del padre, non si tirava mai indietro quando serviva una mano in qualsiasi campo.  Era la classica persona su cui tutti sapevamo di poter contare quando avevamo bisogno di qualcosa, lo ricorderemo sempre».

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