Sgomberata Kascina Ponchia, cade nel vuoto l'appello dei ragazzi al Comune
"Riteniamo che, come Giunta, abbiate il dovere di opporvi". Ma il Comune tira dritto: "Ripristinata legalità, ora housing sociale".

E' scattato all'alba di ieri, martedì, lo sgombero di Cascina Ponchia, lo stabile di Bergamo occupato dal dicembre del 2013 da un collettivo di "Kascina autogestita popolare Angelica Cocca Casile". Un'operazione che ha prevedibilmente scatenato la reazione dei ragazzi, che protestando contro il blitz ha organizzato una campagna social in cui chiedevano - senza successo - alla Giunta del sindaco Giorgio Gori di opporsi allo sgombero.
"Sembra si tratti dell’ennesimo caso – si legge nel testo diffuso dalla Kascina autogestita popolare– in cui non si tiene minimamente conto delle esigenze della città, tagliando le gambe a un’iniziativa dal basso che in questi anni ha rivitalizzato uno spazio abbandonato, creato socialità e promosso cultura nelle forme più diverse. Riteniamo che, come Giunta, abbiate il dovere di opporvi a questo ennesimo atto di forza ingiustificato".
"Ripristino dello stato di legalità"
Un appello decisamente caduto male. Il Comune parla infatti, molto duramente, di "Ripristino dello stato di legalità", approvando lo sgombero senza mezzi termini. "Ora – commenta la Giunta – iniziamo il lavoro per restituire l’immobile alla città con un progetto di grande valenza sociale". Si tratta di un progetto di housing sociale destinato a donne, con o senza figli, in situazioni di disagio abitativo: dall’edificio dovrebbero essere ricavati nove alloggi che potranno accogliere fino a 29 ospiti, che all’interno della Cascina dovrebbero seguire percorsi di accoglienza e integrazione sociale.