Sea watch, Iwobi: "Chi ama l'Africa non incentiva il traffico di esseri umani, ma non prendiamocela con i 42 migranti"

Il senatore leghista di origine nigeriana ha seguito passo passo le vicende della nave comandata da Carola Rakete.

Sea watch,  Iwobi: "Chi ama l'Africa non incentiva il traffico di esseri umani, ma non prendiamocela con i 42 migranti"
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Anche il senatore leghista Toni Iwobi, spiranese di origini nigeriane, ha seguito con grande attenzione in queste ore gli sviluppi del caso Sea Watch, e dei 42 migranti rimasti per giorni al largo di Lampedusa sulla nave olandese al comando della capitana Carola Rakete.

Toni Iwobi contro la Capitana Rakete

"La 'Capitana' sostiene di essere ricca, bianca e dice di amare l’Africa. Chi ama l’Africa non incentiva il traffico di esseri umani e i viaggi pericolosi e illusori nel Mediterraneo (peraltro violando la legge di uno Stato contro il suo Governo e il suo Popolo), ma si impegna nella cooperazione internazionale per favorire lo sviluppo dell’Africa e il benessere del popolo africano per il bene dell’umanità".

Così il politico spiranese, poche ore prima della forzatura dell'alt della Guardia di Finanza e del conseguente arresto di Rakete su ordine della magistratura di Agrigento.

"L’Africa e gli africani non hanno bisogno di carità, l’Italia ha il diritto di ripristinare l’ordine e la legalità tutelando e salvaguardando l’integrità Nazionale e i suoi confini" continua Iwobi, che affronta poi il tema più generale dell'accoglienza.

Non possiamo prendercela con i 42 migranti

"Non possiamo e non dobbiamo prendercela con quelle 42 persone che stanno sulla nave, ma è il sistema che dobbiamo combattere: questi flussi migratori sono il frutto della depredazione dell’Africa nel corso degli anni e dell’indifferenza dell’Occidente, sono la conseguenza diretta della mancanza di una equa distribuzione delle risorse" spiega su Facebook. "La soluzione non può essere la carità, né tanto meno continuare ad illudere queste persone di un futuro migliore in Italia attraverso un ingresso illegale e pericoloso per loro stessi: dobbiamo fermare gli sbarchi e cooperare con i Paesi del Sahel per disincentivare l’emigrazione giovanile, e quindi la tratta degli esseri umani".

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