Sciopero della sanità privata, a Bergamo adesione al 75 per cento
Rossi, FP CGIL: "I soldi per gli aumenti ci sono, più rispetto per i lavoratori"
A Bergamo supera il 75 per cento l'adesione allo sciopero della sanità privata. Oggi davanti alla sede di Assolombarda si è tenuto il presidio unitario regionale dei lavoratori e delle lavoratrici della sanità privata (ASA, OSS, personale infermieristico, tecnici e amministrativi).
Sciopero della sanità privata
La mobilitazione è stata indetta dalle tre sigle confederali per chiedere il rinnovo di un contratto fermo da più di 12 anni e che in provincia di Bergamo riguarda circa 3mila operatori impiegati in Humanitas Gavazzeni, IOB (Gruppo San Donato), Habilita, Quarenghi, San Francesco, Istituto Palazzolo, Ferb e Nephrocare, che svolgono compiti faticosi, delicati e importanti senza che la loro professionalità sia riconosciuta adeguatamente.
"I soldi ci sono, più rispetto per i lavoratori"
"Aris e Aiop hanno chiesto che il sistema sanitario nazionale si faccia carico dei necessari aumenti contrattuali - spiega il segretario bergamasco della Funzione Pubblica CGIL, Roberto Rossi - ma i soldi ci sono, tant'è vero che da un analisi dei bilanci delle strutture sanitarie private nella nostra provincia è emerso che i guadagni di queste aziende sono parecchio elevati. Queste stesse strutture sarebbero perfettamente in grado di aumentare le retribuzioni portandole in linea con quelle previste dal contratto della sanità pubblica, che è in questo caso il metro di paragone, senza andare lontanamente in perdita. E' un atto dovuto dopo quasi 13 anni di attesa, e darebbe ai lavoratori e alle lavoratrici che ogni giorno assistono i cittadini che si rivolgono a queste strutture il riconoscimento economico e professionale che oggi manca. Oggi abbiamo voluto dare un segnale forte, se non si riapriranno le trattative la mobilitazione che oggi è stata regionale deve continuare ed estendersi a livello nazionale"