Polemica al Papa Giovanni XXIII: "Esami sì, ma solo se prescritti qui"

Un regolamento interno della struttura ospedaliera di Bergamo ha indignato una donna spiranese che si era rivolta all'ospedale per il padre malato.

Polemica al Papa Giovanni XXIII: "Esami sì, ma solo se prescritti qui"
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Una visita dallo specialista, la diagnosi e la lotta con l’ospedale per prenotare gli esami prescritti. E’ questa la vicenda che da gennaio vede protagonisti la spiranese R. M, il padre 57enne e l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

La vicenda

«Mio papà soffriva per un disturbo all'orecchio e dato che era molto fastidioso ci siamo rivolti a una struttura di Dalmine dove poter effettuare una visita specialistica nel minor tempo possibile. L’otorino che l’ha visitato gli ha diagnosticato un’acufene, prescrivendogli altri quattro esami da fare – ha spiegato la spiranese –  Dato però che mio papà si è sempre trovato bene al Papa Giovanni XXIII di Bergamo, abbiamo contattato la struttura per prenotare gli esami, ma ci siamo visti negare la prenotazione perché non erano stati prescritti da un loro specialista. Così, ho scritto all'Ufficio Pubbliche relazioni, contattato l’ATS di Bergamo e infine scritto al direttore generale, ma mi è stato risposto che per via di un regolamento interno mio papà avrebbe dovuto fare una nuova visita specialistica al Papa Giovanni XXIII per poter prenotare i quattro esami già prescritti.

"Rischia la sordità"

Tutto questo è assurdo, visto che la diagnosi c’è già. Senza contare che più tempo passa e più aumenta la possibilità di diventare sordo – ha spiegato la donna – Mio padre è anche cardiopatico, non riesce più neanche a dormire e io sono stufa di vederlo piangere. Questa settimana ci hanno comunicato che se vuole papà potrà fare due esami su quattro al Papa Giovanni XXIII, ma non ha senso perché lo specialista ne ha prescritti quattro e abbiamo aspettato finora perché questa è l’unica struttura dove è possibile effettuarli tutti e quattro senza spostarsi da un ospedale all'altro».

La replica dell'ospedale

All'indignazione della donna ha risposto la stessa struttura ospedaliera, che ha  diramato una nota.

Il paziente, che anche in occasione di altre prestazioni si era dimostrato critico e aggressivo a fronte dell'impossibilità di acconsentire alle sue richieste, ha presentato una impegnativa per quattro prestazioni. Due potevano essere prenotate entro gennaio, altre due invece al Papa Giovanni XXIII vengono erogate solo nell'ambito di una visita specialistica, in cui l'otorino decide se siano utili e le esegue contestualmente. Lo specialista che le ha prescritte non le ha eseguite e forse bisognerebbe chiedergli perché. Il medico curante inoltre pare rifiutarsi di prescrivere una seconda visita specialistica, ma un ospedale pubblico non è un supermercato dove ci si presenta e si sceglie il prodotto che piace di più. I test in questione non sono puramente strumentali: sono prove cliniche e manovre di cui lo specialista si assume la responsabilità e vuole decidere se sia opportuno o meno procedere. Pur comprendendo il disagio di dover affrontare diversi problemi di salute dunque, non possiamo accogliere la richiesta del paziente senza eseguire una visita specialistica. Il consiglio, se persiste il rifiuto di farsi valutare da un nostro specialista, è di riconsiderare la situazione con l'otorino che lo ha visitato e col proprio medico curante, mentre resta valida la possibilità di eseguire da noi i due esami che non richiedono la visita.

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