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Pizzaballa a Gaza: "Difficile capire dove ci si trovasse, tutto distrutto"

Il cardinale originario di Castel Liteggio in visita nella città invasa

Pizzaballa a Gaza: "Difficile capire dove ci si trovasse, tutto distrutto"
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Il cardinale Pierbattista Pizzaballa nell’inferno di Gaza per incontrare la comunità cristiana. Il patriarca latino di Gerusalemme il 16 maggio scorso ha raggiunto la parrocchia della Sacra Famiglia per una visita pastorale, durata quasi quattro giorni.

Pizzaballa nell'inferno di Gaza

Più volte l'alto prelato aveva espresso il desiderio di entrare in città per manifestare vicinanza e solidarietà ai cristiani gazawi: si tratta della prima visita dallo scoppio della guerra del 7 ottobre 2023. Una visita durante la quale ha parlato con i fedeli, visitato alcune strutture parrocchiali distrutte, assistito ai giochi dei bambini, celebrato messe e presieduto veglie di preghiere e Rosari, benedetto un panificio restaurato grazie anche al patriarcato latino e fatto visita alla parrocchia greco-ortodossa di San Porfirio.

"Sono felice di essere qui tra le famiglie che, nonostante otto mesi di guerra riescono ancora a sorridere" ha detto dal sagrato della parrocchia e, appena rientrato dalla Striscia, ha ripercorso i momenti salienti della sua visita, rivelando grande amarezza.

"Era difficile capire dove ci si trovasse, talmente era tutto distrutto - ha raccontato ad alcuni giornalisti - le strade non sono più le stesse, si deve passare tra le rovine o su strade di fortuna: difficile anche riconoscere luoghi abbastanza familiari diventati irriconoscibili... Una cosa simile ricordo di averla vista nel 2014-2015 ad Aleppo (in Siria ndr.). Anche tutti coloro che erano con me sono rimasti impressionati, si è fatta la strada in silenzio. Gaza è paralizzata, non c’è nulla che funzioni. Manca cibo a lunga conservazione, non c’è verdura fresca perché non ci sono camion-frigo, quindi poche vitamine, e questo ha un impatto sulla popolazione. La prima cosa è cessare le ostilità. Ma non ho sentito una parola di risentimento. Mi ha colpito che sia i giovani che gli anziani, in maniera spontanea, hanno detto che loro non hanno la violenza nel sangue e non capiscono tutto questo. Mi è piaciuto molto. Basta con le uccisioni, la guerra deve finire e si devono aprire strade per vari aiuti per evitare un'imminente crisi umanitaria. Spero che questo incubo finisca in fretta".

L’emergenza è rappresentata soprattutto dall’acqua non potabile e dalla mancanza di medicinali. Assente l’elettricità.

"Ho trovato una comunità stanca naturalmente - ha continuato - ben organizzata ma fragile e povera, tornata vivere come una volta: si fa un pasto solo, lo stesso cibo per tutti, cucinato con grandi pentoloni posti sul fuoco alimentato con i mobili distrutti, il legno si trova... Rispetto a Natale la situazione umanitaria è migliorata ma non è buona".

"In certi momenti non si possono risolvere i problemi, ma bisogna esserci"

Una visita che ha avuto il senso di incoraggiare e sostenere la popolazione, ma che è anche la prima tappa di una missione umanitaria congiunta del Patriarcato latino e del Sovrano ordine di Malta, in collaborazione con il «Malteser International e altri partner», mirata alla consegna di cibo salvavita e assistenza medica.
Il cardinale ha poi raccontato quello che ha trovato tra le genti e le macerie di quella sfortunata terra anche ai vescovi italiani, in un videomessaggio registrato nell’ufficio del parroco e trasmesso prima della veglia di preghiera per la pace in Israele e Palestina e nel resto del mondo, che si è tenuta lunedì al termine della prima giornata della 79esima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (Cei),

"Grazie per la vostra vicinanza, per le tantissime forme di solidarietà che tutta la Chiesa d’Italia, le varie diocesi e realtà legate che stanno esprimendo alla nostra Chiesa e soprattutto a questa piccola comunità. che ho trovato molto colpita, anche concretamente, con diversi morti, ma molto unita e molto forte - ha detto all’assemblea - Ho trovato tanto dolore e tanta sofferenza, ma non rabbia né rancore. Questo mi ha colpito e dice molto di questa comunità che vive qui, proprio fuori da queste mura. Ho visitato tutte le famiglie, anche quelle ortodosse, il vescovo, le varie realtà e cercherò di incontrare anche quelle con le quali un giorno si potrà collaborare. In certi momenti non si possono risolvere i problemi, ma bisogna esserci. Stare lì e dire che ci siamo".

Una presenza forte, che ha potuto trasmettere almeno un po’ di conforto a chi vede intorno a sé solo morte e distruzione.

"Stiamo facendo tutto il possibile per cercare di aiutare tutti - ha assicurato - per venire fuori da questa situazione, perché questo circolo vizioso di violenza si possa interrompere quanto prima".

Nel suo saluto, Pizzaballa ha voluto ringraziare il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, che ha deciso di recarsi a giugno in Terra Santa.

"Grazie per aiutarci a vivere bene, per quanto possibile, da cristiani, da credenti, ma radicati nella terra e nella vita della gente, in questo momento così difficile - ha concluso - Pregate per noi e noi continueremo, per quanto possibile, nonostante tutto, in questa circostanza a pregare e ringraziarvi".

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