Badalasco motocross nel "bosco de l'Orfen": "Noi tutori, non distruttori della natura"

I residenti segnalano da tempo la presenza delle moto nel fine settimana. Ma uno degli sportivi si difende...

Badalasco motocross nel "bosco de l'Orfen": "Noi tutori, non distruttori della natura"
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Badalasco motocross nel bel mezzo del «bosco de l’orfen». E' polemica nella Bassa per l'attività di un gruppo di enduristi a poche decine di metri dal centro «Antico benessere». E in uno dei pochi angoli verdi rimasti nella Bassa, tra la Valle del Lupo, Fara e Treviglio.

Pista da motocross e enduro nel bosco

Sembra incredibile, ma è così. Da tempo i residenti della località farese segnalano la presenza di appassionati di questo sport nel weekend, con le loro potenti e rumorose moto. E basta fare una passeggiata tra la vegetazione per scoprire che non si tratta di un’attività sporadica, improvvisata ogni tanto da qualche ragazzo  innamorato delle due ruote fuoristrada. I profondi solchi che si vedono nel terreno sono quelli lasciati da un passaggio continuo, e il circuito non è accennato qua e là, come se le moto percorressero di volta in volta un percorso diverso: è anzi perfettamente definito, con tanto di dislivelli per salti tanto spettacolari quanto pericolosi, tra gli alberi. In alcuni punti, poi, alcune piante sono state tagliate e i tronchi utilizzati per delineare meglio la pista.

pista motocross
La pista taglia a metà il bosco a Badalasco

Danni all'ambiente

Gare «clandestine» in barba al rispetto della proprietà privata, della vegetazione e della fauna, che certo è disturbata e spaventata dal rombo dei motori e dalle gomme che aggrediscono il terreno. Non mancano, purtroppo, anche i rifiuti. Senza contare che, in caso di incidente, le conseguenze potrebbero essere gravissime. La Polizia locale farà un sopralluogo a giorni.

"Il conte Melzi nel 1973 ci ha permesso l'uso"

A parlare in difesa dei motociclisti è Alessandro Comotti. Lui è uno degli appassionati che girano nel bosco, e non vuole sentir parlare di gare "clandestine" e di mancato rispetto dei luoghi. Anzi, rivendica la liceità dell'attività. "E' un tracciato di allenamento per moto Enduro, non facciamo corse"  ha spiegato. "Nel 1973 il conte Melzi, proprietario del bosco, ha concesso ai motociclisti di usarlo e quando è morto abbiamo contattato gli eredi, che non ci hanno vietato di continuare a farlo. Il precedente comandante della Polizia Ombretta Colombo era al corrente della situazione. Capisco che ora, essendo nato un centro benessere nella zona, qualcuno possa avere qualcosa da dire, ma in realtà le moto non fanno un gran rumore. Mentre gli esaltati che si spacciano per guardie ecologiche e non lo sono puntano solo a fare legna".

"Tutori della natura, non distruttori"

In uno dei pochi boschi rimasti nella pianura, però, non c'è dubbio che fauna e flora ne risentano. Sul posto, poi, non mancano i rifiuti. Ma per Comotti, è proprio la presenza degli enduristi a garantire un minimo di ordine. "I tronchi che delimitano il tracciato non sono di piante secolari, solo robinie. Inoltre noi teniamo pulito l'ambiente,  ho portato via personalmente sacchi e sacchi di immondizia. Non solo, quando ritroviamo della refurtiva, la segnaliamo alle Forze dell'ordine. La nostra presenza tiene lontani anche i tossicodipendenti che abbandonano poi le siringhe. Non facciamo nulla di male, solo sport in compagnia".

Venuto a conoscenza della questione, il nuovo comandante della Polizia locale Luca Ubbiali ha assicurato un sopralluogo a breve.

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