Emergenza sanitaria

Peste suina: trema il comparto suinicolo della Bassa

In provincia di Bergamo si allevano 280.000 maiali, la stragrande maggioranza nella Bassa.

Peste suina: trema il comparto suinicolo della Bassa
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Sono oltre un centinaio gli allevamenti suinicoli ad alta specializzazione in provincia di Bergamo, la stragrande maggioranza dei quali, circa il 95%, si trovano nella pianura bergamasca. A questi vanno aggiunti almeno altri duecento allevamenti più piccoli e quelli familiari. Un impero che sta tremando, per l'incubo della peste suina. Non si trasmette all'uomo, ma è una minaccia gravissima per i 280mila maiali allevati nella nostra provincia, che potrebbe avere conseguenze economiche disastrose.

A lanciare, di nuovo, l'allarme sulla peste suina sono stati in questi giorni sia Confai Bergamo che Copagri.

La malattia è particolarmente pericolosa per gli animali

La peste suina africana è una malattia virale, non trasmissibile all’uomo, contro la quale non esiste cura o vaccino: è estremamente grave e spesso letale per gli animali colpiti ed è, di conseguenza, causa di ingenti danni alle produzioni zootecniche suine direttamente a causa della mortalità e indirettamente a causa delle restrizioni del commercio nazionale e internazionale di suini e prodotti derivati.
In Liguria, ad esempio, nei giorni scorsi si è deciso di procedere all'abbattimento di migliaia di cinghiali.

La zona infetta tra Piemonte e Liguria

L'epidemia per ora è circoscritta tra Piemonte e Liguria e secondo l'Ansa si sviluppa soprattutto lungo le direttrici autostradali della Voltri-Sempione, della Genova-Serravalle e della bretella tra Novi Ligure e Tortona, lambendo quindi anche la Lombardia.

“E’ necessario continuare a lavorare per mettere in campo ogni possibile contromisura per arginare l’epidemia di Peste Suina Africana-PSA, che risulta fortunatamente circoscritta, ma che potrebbe portare in breve tempo alla paralisi della suinicoltura, che rappresenta un vero e proprio fiore all’occhiello del Made in Italy agroalimentare, con un valore di oltre 1,7 miliardi di euro e migliaia di lavoratori interessati” sottolinea la Copagri, intervenendo alla riunione del Tavolo tecnico della filiera suinicola convocata dal Mipaaf per analizzare le strategie di intervento legate ai recenti casi di PSA.

“La situazione sembra essere al momento sotto controllo, in quanto l’epidemia di PSA, che non è trasmissibile all’uomo e che vede nel cinghiale il principale vettore di diffusione, appare decisamente contenuta” ha osservato la ancora Copagri ricordando che “l’esigua quantità di casi finora riscontrati - poco più di una ventina di animali, tutti allo stato selvatico - ha portato alla creazione di una zona infetta che interessa 114 comuni tra Piemonte e Liguria, dove sono presenti circa 8mila capi”.

L'appello di Bolis (Confai Bergamo)

"L'emergenza della peste suina richiede una crescente attenzione da parte delle istituzioni e un costante coordinamento tra governo e Regioni al fine di scongiurare la prospettiva di danni economici irreparabili per la filiera zootecnica e agroalimentare. Le misure approvate nei giorni scorsi nel quadro del decreto Sostegni Ter vanno nella direzione di fissare alcuni argini per salvaguardare un comparto di per sé già esposto alle frequenti fluttuazioni dei mercati domestici e internazionali" afferma Leonardo Bolis, presidente di Confai Bergamo e Confai Lombardia, commentando i provvedimenti recentemente adottati dal ministero delle Politiche Agricole

I timori per la Bassa bergamasca

Benché gli standard di bio-sicurezza abbiano finora tutelato adeguatamente gli allevamenti lombardi, la preoccupazione di Confai Bergamo riguarda i possibili effetti di mercato. "Condividiamo i timori manifestati dall'assessore regionale Rolfi - spiega Bolis - circa i pericoli di eventuali blocchi alle esportazioni di carni e salumi lombardi verso paesi non comunitari, che potrebbero adottare misure commerciali restrittive ben oltre qualsiasi criterio di sicurezza sotto il profilo sanitario".

"In provincia di Bergamo gli allevamenti suinicoli ad alta specializzazione sono oltre un centinaio – ricorda il direttore di Confai Bergamo, Enzo Cattaneo – cui occorre aggiungere circa 200 allevamenti di dimensioni medie e medio-piccole, oltre ad allevamenti di carattere più strettamente familiare, per un totale di circa 280.000 suini all'ingrasso".

Il caro energia e i caro mangimi non aiutano

Il 95% della produzione di carne suina bergamasca si concentra in pianura. "L'emergenza attuale si aggiunge ad una tendenza pluriennale di per sé già negativa per le produzioni animali, ripetutamente aggravata dagli incrementi dei costi dell'energia e dei mangimi - chiarisce Cattaneo -. Lo spettro della diffusione della peste suina annulla ora anche i segnali di timida ripresa del comparto suinicolo, pari ad un dato tendenziale dello 0,3% su base annua, che all'inizio dello scorso mese di dicembre erano stati diffusi dal centro di ricerche Crefis".

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