Palosco

Palco e sedie vuote in mezzo alla piazza, la protesta di Fuori dal Coro contro il Dpcm

L’associazione teatrale nasce nel 2014 con lo scopo di offrire un’alternativa ai giovani, adolescenti e preadolescenti del territorio.

Palco e sedie vuote in mezzo alla piazza, la protesta di Fuori dal Coro contro il Dpcm
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Un’installazione in piazza Manzoni, a Palosco, per protestare contro le chiusure dei teatri imposte dal Dpcm del Governo Conte.

La protesta di Fuori dal coro

Sabato 31 ottobre si sarebbe dovuto tenere uno spettacolo realizzato dalla compagnia teatrale «Fuori dal coro». Purtroppo le restrizioni governative hanno rimandato il tutto a data da destinarsi. Per contro l’associazione ha deciso di rispondere in segno di protesta, allestendo un’installazione nella piazza centrale del paese per sensibilizzare la comunità rispetto a questo problema.

Un palco (vuoto) in piazza

Al centro della piazza c’è infatti un piccolo palcoscenico, con di fronte alcune sedie: come se ci si trovasse veramente a teatro. La differenza è che le sedie e il palco non sono accessibili, perché il tutto è stato nastrato, per delimitare l’area invalicabile. Il messaggio è semplice e chiaro: quel nastro rappresenta la stretta che lo Stato ha imposto nei confronti del mondo dello spettacolo. Di nuovo penalizzato e tenuto ai margini.

A raccontare questa esperienza sono i membri dell’associazione «Fuori dal coro», ideatori dell’installazione.
L’associazione teatrale «Fuori dal coro» nasce nel 2014 con lo scopo di offrire un’alternativa ai giovani, adolescenti e preadolescenti del territorio. Il progetto impegna i ragazzi, e non solo, nella conoscenza di se stessi e degli altri attraverso il teatro. E’ un luogo di crescita, relazione e amicizia. Il gruppo è guidato da Nicoletta Manenti e Clara Aceti che accompagnano i ragazzi in questa esperienza.

«Abbiamo voluto mettere l’istallazione artistica per sostenere chi lavora nel mondo dello spettacolo che sta affrontando un periodo difficilissimo, lavoratori per altro già poco tutelati anche prima di questa pandemia» ha commentato a gran voce Manenti.

Teatro, un bene essenziale

L’opinione rispetto alla stretta del governo da parte dell’associazione è tutt’altro che positiva.

«Nel 2015 è stato varato il decreto “Colosseo”: musei e luoghi della cultura, teatri compresi, sono diventati servizi essenziali – ha continuato Manenti – penso quindi che in questo momento si sarebbero potute trovare soluzioni diverse, come prevedere accessi separati nel tempo e nello spazio delle diverse fasce d’età. Sarebbe stata una buona occasione per avvicinare i più giovani».

I membri della compagnia rivendicano infatti il forte ruolo sociale che il teatro riveste.

«Riteniamo che l’attività teatrale, come ogni altra forma di cultura e sport, sia un tassello fondamentale nella crescita dell’individuo – sostengono i membri della compagnia – Il teatro può essere utilizzato come strumento di conoscenza, di sperimentazione soggettiva e collettiva, poiché è veicolo di esperienza emotiva e creazione artistica e ha in sé la possibilità di rielaborare il mondo attraverso l’esperienza dell’arte. Il linguaggio del teatro è interdisciplinare contiene in sé il gesto, il movimento, il suono, la parola, l’immagine e il segno. L’attività creativa teatrale tiene conto delle ragioni e delle emozioni dei ragazzi instaurando una dialettica di confronto e di crescita che, attraverso il corpo, le emozioni, il pensiero creativo e fantastico, coinvolge la globalità psicofisica dei ragazzi. Il teatro, come l’educazione, si alimentano di relazioni. In ambito educativo, lo strumento teatrale non scinde gli aspetti cognitivi da quelli emotivi, ma li mantiene in una visione di insieme rendendo l’esperienza dell’apprendimento completa e stimolante, non serve solo per comunicare idee, è un modo di avere idee, per fare esperienze e modellare la nostra conoscenza in forme nuove».

L’augurio di «Fuori dal coro» è solo uno: «ci auguriamo che questa situazione passi presto, non possiamo che citare quindi una frase del grande Gigi Proietti “ringraziamo Iddio, noi attori, che abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d’infanzia fino alla morte, che nel teatro si replica tutte le sere».

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