Sanità

Ospedale di Treviglio verso un lento ritorno alla normalità: all'ingresso si prova la febbre

Si entra solo dopo aver superato il check point per scongiurare eventuali contagi.

Ospedale di Treviglio  verso un lento ritorno alla normalità: all'ingresso si prova la febbre
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L’Asst Bergamo Ovest sta procedendo verso il lento ritorno alla normalità. Ma mantenendo sempre alta l’allerta in caso di riacutizzarsi della pandemia. Come dimostrano anche i dati regionali e nazionali, i pazienti Covid nelle strutture ospedaliere calano giorno dopo giorno. E lo stesso sta avvenendo a Treviglio e Romano. La direzione generale sta quindi programmando la riattivazione di servizi che nel culmine dell’emergenza erano stati sospesi.

Tampone per tutti i pazienti chirurgici urgenti

"Nei giorni scorsi sono state fornite da Regione Lombardia le indicazioni per la presa in carico dei pazienti che necessitano di prestazioni ambulatoriali o di ricovero non procrastinabili - ha spiegato il direttore generale Peter Assembergs - Già dallo scorso lunedì, abbiamo quindi ripreso con alcune attività ambulatoriali indifferibili e di ricovero urgenti, grazie a percorsi, anche di pre ricovero, molto accurati. Tutti i pazienti che si sottoporranno ad intervento chirurgico urgente, ad esempio, saranno preventivamente sottoposti a tampone (non saranno invece effettuati i test sierologici in quanto il laboratorio interno non è dotato della strumentazione necessaria, ndr)".

Check point di screening

L’obiettivo è quello di bloccare un’eventuale «invasione» del Coronavirus dall’esterno. Sono stati quindi attivati, in tutte le strutture ospedaliere e territoriali, i «check point» di screening all’ingresso dei plessi: ai pazienti che accedono ai servizi ora viene misurata la temperatura corporea e, in caso fosse superiore ai 37,5, gli operatori compilano insieme all’utente una scheda anamnestica per identificare altri sintomi «Covid-19 correlati». In caso affermativo, il paziente, a stretto giro, è inviato per il tampone drive-in a Caravaggio, prima di poter effettuare la prestazione sanitaria.

"Mercoledì sono intervenuto direttamente all’Unità di Crisi per condividere con i miei collaboratori le nuove indicazioni della Direzione Generale Welfare - ha proseguito il direttore generale - ci viene chiesta una proposta di programmazione per ricominciare l’attività istituzionale, anche se ancora in modo parziale: massimo al 60-70% dell’attività ordinaria pre Covid, in quanto vi è la necessità di tenere sempre pronta un’area ben circoscritta con una dotazione di posti letto ordinari e di terapia intensiva nel caso di un nuovo flusso pandemico. Ho quindi chiesto - ha proseguito Assembergs - al direttore sanitario Callisto Bravi e al direttore socio sanitario Andrea Ghedi, di predisporre in tempi brevissimi la proposta di riapertura delle attività sanitarie programmabili da sottoporre prima al Collegio di Direzione, per il successivo invio, settimana prossima, alla Direzione Generale Welfare per la relativa valutazione e approvazione".

Dal 22 febbraio, giorno in cui è stata istituita l’Unità di Crisi nei due Ospedali e sul territorio è stato infatti necessario rivedere radicalmente l’organizzazione, puntando sulla definizione di percorsi differenti per pazienti Covid e non Covid, sin dall’accesso nei Pronto soccorso.

"Nella consapevolezza che la pandemia non è ancora terminata - ha però sottolineato il Dg della Asst Bergamo Ovest - Regione Lombardia ci chiede di pianificare la riapertura dei servizi per rispondere adeguatamente ai bisogni socio-assistenziali dei cittadini del nostro vasto territorio, pronti comunque ad adattarci alle diverse possibili evoluzioni epidemiche, difficilmente prevedibili e quantificabili".

Una ripartenza graduale

Assembergs ha già anticipato che nella proposta è previsto un aumento graduale dell’attività, compatibilmente alle risorse disponibili, alla capacità ricettiva degli ospedali, alle necessità di sanificazioni degli ambienti (già iniziate la scorsa settimana), alla disponibilità del personale effettivo in forza alle strutture, nonché alla potenzialità delle indagini necessarie a escludere la contagiosità dei pazienti da ricoverare.

"I nostri professionisti - ha spiegato il Direttore generale - valuteranno con molta attenzione le liste di attesa delle singole patologie, stilando un elenco con la numerosità dei pazienti in attesa e l’eventuale difficoltà a programmare tali attività all’interno della nostra realtà. Infatti, in caso non riuscissimo a rispondere direttamente, ricercheremo a livello di sistema regionale adeguata collaborazione, così come fatto in questa fase emergenziale con gli hub. Contemporaneamente - ha concluso Assembergs - è necessario procedere a una graduale riapertura anche della attività ambulatoriale sia ospedaliera che territoriale, privilegiando modalità organizzative tali da garantire la corretta gestione dell’utenza, scaglionando gli accessi al fine di assicurare una presenza contemporanea di un numero limitato di persone in aree di attesa".

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