Mai tanti morti dal Dopoguerra: il terribile 2020 nei dati dell'Istat, Comune per Comune
L'andamento della mortalità del 2020 rispetto alla media degli anni tra il 2015 e il 2019, in ciascun Comune della Provincia di Bergamo.
Mortalità: i dati per Comune in provincia di Bergamo
Mai così tanti morti dal Dopoguerra
Tra il mese di febbraio e il 31 dicembre 2020 sono stati registrati 75.891 decessi nel Sistema di Sorveglianza Nazionale integrata Covid-19 dell’Istituto superiore di Sanità. Contando tutti i decessi, anche quelli non legati al Coronavirus, “nel 2020 il totale dei decessi è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra: 746.146 decessi, 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015-2019 (15,6% di eccesso)” spiega il report dell’Istituto nazionale di Statistica. Inutile dire però che il peso della pandemia è stato micidiale. Soprattutto per la Lombardia: le province che hanno registrato un maggior incremento di decessi sono proprio Bergamo con +60,6%, Cremona con +52,7%, Lodi con +46,7% e Brescia, con +40,7%.
Il 76,3% della mortalità in più è dovuta a over80
Dal momento che i primi decessi per Covid-19 sono della fine di febbraio, volendo stimare l’impatto dell’epidemia Covid19 sulla mortalità totale “è più appropriato considerare l’eccesso di mortalità verificatosi tra marzo e dicembre 2020” continua l’Istat. “In questo periodo si sono osservati 108.178 decessi in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019 (+21%)”. Un incremento dovuto in particolare all’incremento delle morti della popolazione con 80 anni e più, una “fetta” che pesa il 76,3% dell’eccesso di mortalità complessivo.
Quattordici morti su cento positivi al Covid-19
Dall’inizio dell’epidemia e fino al 31 dicembre 2020 il contributo dei decessi Covid-19 alla mortalità totale è stato, a livello medio nazionale, del 10,2%. Al Nord, si arriva al 14,5%.
Tre fasi, due ondate. I numeri fotografano esattamente quello che tutti noi abbiamo percepito nel corso dei mesi. Un anno diviso in tre fasi: la prima ondata, che ha falcidiato migliaia di persone da febbraio alla fine di maggio, è stata caratterizzata “da una rapidissima diffusione dei casi e dei decessi e per una forte concentrazione territoriale prevalentemente nel Nord del Paese”.
Il bilancio di questa prima fase dell’epidemia per la Lombardia ha significato un aumento del 111,8% di mortalità.
Nella stagione estiva, da giugno a metà settembre, Istat ha rilevato una “fase di transizione”, nella quale la diffusione “è stata inizialmente molto contenuta”. “A partire dalla fine di settembre 2020, con la seconda ondata, i casi sono di nuovo aumentati rapidamente fino alla prima metà di novembre, per poi diminuire”.
Uomini più colpiti
I dati mostrano anche che sono morti per Covid-19, in proporzione, più uomini che donne. “L’eccesso di mortalità osservato nel 2020, a livello medio nazionale, aumenta al crescere dell’età ed è più accentuato negli uomini rispetto alle donne. Considerando la classe di età con 80 anni e più, si passa da una flessione della mortalità del 3,5% del periodo gennaio-febbraio a un aumento di circa il 40% nelle due ondate epidemiche. Per le donne della stessa classe di età, la variazione dei decessi, rispetto alla media 2015-2019, va dal -7,4% del bimestre gennaio-febbraio ad un incremento del 33% circa nelle due ondate”
Non è finita…
Non è finita, come del resto mostrano ogni giorno i report della Protezione civile. “Gli effetti della seconda ondata epidemica sulla mortalità proseguono nel 2021. Per il mese di gennaio si stimano 70.538 decessi, 2 mila in più rispetto alla media dello stesso mese del periodo 2015-2019 e 8.500 in più rispetto a gennaio 2020 – prosegue l’Istat - Questo eccesso per il 75% riguarda le regioni del Nord: la Lombardia, il Veneto e l’Emilia-Romagna da sole spiegano il 50% dell’eccesso di gennaio 2021.
Meno morti per l’influenza “stagionale”
I dati di gennaio 2021 mostrano anche un’altra particolarità, a livello nazionale. Il valore assoluto dei decessi per Covid-19 (12.527) riportato dalla Sorveglianza, è infatti superiore all’eccesso statistico calcolato per il mese sull’anno precedente. “Questo fenomeno è probabilmente attribuibile alla riduzione, rispetto agli anni precedenti, della mortalità per cause diverse dal Covid-19, come ad esempio l’influenza, che grazie alle misure di distanziamento ha avuto una minore incidenza nell’ultima stagione” conclude l’Istat.
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