Martinengo

Muratore condannato a due anni per adescamento di minore

Il legale difensore del 66enne Mario Secondo Tacchinardi incredulo annuncia battaglia: "Ricorreremo in appello".

Muratore condannato a due anni per adescamento di minore
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Condannato a due anni di reclusione il muratore di Martinengo accusato di adescamento di minore. Incredulo il legale difensore Mario Secondo Tacchinardi: "Ricorreremo in appello".

Muratore condannato per adescamento di minore

Si è conclusa in pochi secondi l’udienza che si è tenuta giovedì della scorsa settimana sul caso che tiene banco da mesi, e anche stavolta l’imputato non si è presentato in Tribunale a Bergamo per evitare la gogna mediatica. L’uomo si è sempre dichiarato innocente, respingendo tutte le accuse, ma la giudice Laura Garufi la pensa diversamente e ha inflitto una pesante condanna.

I fatti incriminati in quel di Calvenzano

L’episodio sarebbe avvenuto quatteo anni fa, alle 16 del primo marzo 2019, vicino alla palestra del paese. Il muratore, al volante di un furgonato bianco, si sarebbe avvicinato a una 12enne mentre camminava in un parcheggio di ritorno a casa dopo aver trascorso il pomeriggio a fare una ricerca scolastica con un’amica. Il 66enne si sarebbe rivolto a lei con un apprezzamento sessuale, quindi l’avrebbe seguita per qualche decina di metri invitandola anche a salire a bordo. Spaventata, la ragazzina si sarebbe rifiutata, e lui se ne sarebbe andato. Raggiunto un parchetto dove erano presenti altre amiche, la 12enne aveva poi raccontato l’accaduto: una di loro aveva in seguito riferito alla madre che aveva dato l’allarme. I carabinieri avevano immediatamente avviato le indagini e, grazie alle telecamere del Comune e alle banche dati della Motorizzazione civile e dell’Inps, erano riusciti a individuare il muratore. La ragazzina era poi stata sottoposta ad audizione protetta, dove aveva raccontato l’accaduto.

"Sono innocente"

L’imputato ha fornito la sua versione dei fatti nell’udienza di gennaio per bocca dell’avvocato Tacchinardi: nella missiva si è riconosciuto come l’uomo alla guida del furgonato ripreso dalle telecamere, ricorda la sosta al bar dove si ferma di solito per un caffé e di essere risalito sul mezzo per raggiungere un cantiere, ma ha ribadito di non aver mai invitato a salire a bordo la ragazzina. La difesa aveva chiesto l’assoluzione mentre l’accusa due anni, menzionando un procedimento per atti osceni datato, che però ha preso a esempio di condotta. Il giudice aveva rinviato per repliche al 2 marzo ed è arrivata la dura sentenza a carico del martinenghese.

La difesa annuncia ricorso in appello

"Usando un noto aforisma mi meraviglio solo di continuare a meravigliarmi - ha commentato deluso l’avvocato Tacchinardi - sono francamente basito. Obiettivamente i documenti e gli atti del giudizio sono quelli, così come i fotogrammi. Non è stato sentito nessun testimone che possa avere modificato il contenuto delle dichiarazioni già rese. Fatico a pensare che chi ha visto tutto questo come me possa non avere almeno un dubbio se l’episodio sia avvenuto realmente. Ma così è, l’udienza è durata il tempo di leggere il dispositivo in cui è stata accolta la richiesta del Pubblico ministero. Il mio cliente è incensurato ma la condanna è pari al doppio del minimo previsto. Sono curioso di leggere le motivazioni della sentenza tra un paio di settimane. Quel che è certo è che ricorreremo in appello, io e il mio cliente siamo convinti che si potrà chiarire tutto".

Una vicenda spinosa, che continuerà a far discutere.

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