Cronaca

Lupi in Val Brembana, predazioni in aumento: ma gli allevatori non denunciano

Le vittime tra greggi e bestiame si moltiplicano, ma chi denuncia rischia di pagare anziché essere risarcito. Così molti scelgono il silenzio.

Lupi in Val Brembana, predazioni in aumento: ma gli allevatori non denunciano
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Le vittime tra greggi e bestiame si moltiplicano, ma chi denuncia rischia di pagare anziché essere risarcito. Così molti scelgono il silenzio.

Lupi sulle Orobie, una presenza ormai stabile

Sulle montagne della Val Brembana, come raccontano i colleghi di Prima Bergamo , e in particolare nelle zone dell’alta valle e della Val Serina, la presenza del lupo non è più una novità. I branchi e anche esemplari solitari, sono stati più volte avvistati e immortalati da fototrappole, come accaduto a Camerata Cornello e a Sedrina. Le testimonianze raccolte parlano di una presenza stabile e diffusa, ormai parte integrante del territorio. Eppure, nonostante questo dato oggettivo, il numero ufficiale di predazioni registrate dalle autorità resta sorprendentemente basso. Un dato che stride con quanto raccontano gli allevatori locali e con le immagini che circolano sempre più spesso tra le stalle: capre, vitelli, pecore dilaniati, lasciati senza vita dopo l’attacco di un predatore.

Denunciare conviene? Gli allevatori scelgono il silenzio

Secondo le testimonianze raccolte tra gli allevatori, in molti ormai preferiscono non segnalare gli attacchi. Il motivo è semplice, ma paradossale: quando intervengono gli enti preposti, spesso le predazioni vengono attribuite non a lupi, ma a cani randagi. Una classificazione che cambia tutto. Se l’aggressione è attribuita ai lupi, infatti, l’allevatore può ottenere un risarcimento. Ma se la responsabilità ricade su un cane, la procedura si ribalta: nessun rimborso, e anzi, l’onere dello smaltimento della carcassa ricade sull’allevatore stesso. Oltre, naturalmente, alla perdita economica dell’animale ucciso. Così, molti preferiscono evitare di denunciare, nella speranza di risparmiarsi almeno la burocrazia e i costi aggiuntivi.

Il fenomeno sommerso delle predazioni

La conseguenza di questo silenzio diffuso è una realtà distorta. I numeri ufficiali parlano di pochi casi, ma la realtà, raccontano gli addetti ai lavori, è ben diversa. Gli attacchi si moltiplicano e gli allevatori si confrontano tra loro, scambiandosi immagini, consigli e preoccupazioni. Una rete informale che cerca di sopperire all’assenza di tutele percepita da molti. Intanto, nelle valli bergamasche il fenomeno si consolida, avvolto in un paradosso difficile da risolvere: i lupi ci sono, ma le predazioni, almeno sulla carta, no. Un cortocircuito burocratico e gestionale che rischia di lasciare soli proprio coloro che vivono e lavorano ogni giorno a contatto con la natura e con i suoi nuovi equilibri.