Ladroni e quasi-Santi: chi sono le anime giustiziate di Covo?

Un fatto storico appassionante, legato alla cultura del paese, che rischia di perdersi nel tempo. In soccorso è arrivata però l'arte...

Ladroni e quasi-Santi: chi sono le anime giustiziate di Covo?
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Un fatto storico molto curioso si appresta ed essere oggetto di una trasposizione teatrale che andrà in scena stasera, sabato, per la prima volta dopo anni. Si sta parlando del caso delle «Anime Giustiziate», che sembra uscita da una canzone di Fabrizio De André e invece è avvenuta a Covo, nel 1798.

 (Il cartello posto ai "Terai")

 

Il fatto storico: le anime giustiziate

In molti passeggiano per le vie principali del paese, via Trieste e De Micheli, note anche col nome i "Terai", ma solo in pochi sanno che quel luogo fu in passato sede di uno spettacolo atroce. A ricordarlo c’è solo un cartello con l’emblematica intitolazione "Largo delle Anime Giustiziate". Già dal nome si può intuire cosa accadde. Nell’agosto del 1798 tre giovani uomini, Bossi di Chiaravalle, Taglia di Romano e Raselli di Calcio, spinti dalla fame, pensarono di intrufolarsi nella corte della famiglia di Alessandro Fassina. Lo scopo era racimolare qualcosa di prezioso da rivendere.

La scoperta e la cattura

I tre furono sorpresi dalla giovane Teresa Capranelli che, derubata dei suoi orecchini, lanciò un urlo, allarmando il vicinato. Una pattuglia di gendarmi francesi (nella Bassa c'erano le truppe di Napoleone, che dopo la campagna d'Italia avrebbe istituito la Repubblica Cispadana) riuscì ad arrestare quindi i tre fuggitivi nelle campagne. Per loro fu deciso il massimo della pena, la condanna a morte per decapitazione. Ma proprio lì, sul patibolo, i tre chiesero scusa alla cittadinanza di Covo. Chiesero inoltre di poter ricevere i Sacramenti. Questa ammissione di colpa e il conseguente pentimento furono sufficienti ai covesi per perdonare i tre ladri, tant’è che da quel giorno sono oggetto di «culto» e venerazione per il nobile ravvedimento morale, che tuttavia non valse loro la grazia

La festa in onore dei tre ladri-santi

Tre, così come il numero dei ladri, sono i giorni dedicati alla «Festa delle Anime Giustiziate» (rispettivamente il 7, 8, 9 agosto). Tre giornate dedicate interamente alla preghiera per i santi-ladri. La pluricentenaria venerazione dei tre ladri era seguita anche con l’esibizione dei teschi dei giustiziati, a riprova dell’autenticità del fatto storico. Eppure dagli anni 80 circa del Novecento, i tre teschi sono scomparsi nel nulla. Ancora oggi si sta cercando di capire dove siano andati a finire. Secondo alcuni la sparizione non deve essere stata frutto del caso.

Dove sono finiti i tre teschi?

Tra le ipotesi più accreditate, c’è l’antipatia del clero locale rispetto alla venerazione di tre "santi" che propriamente santi non lo erano. Sarebbe quindi intervenuta una sorta di damnatio memoriae, e fatti sparire anche alcuni documenti. Solo recentemente il sindaco Andrea Capelletti ha voluto posizionare nel luogo della decapitazione un cartello che ricorda la vicenda.

La trasposizione teatrale: il palcoscenico per rivivere la storia

Questa sera sarà  messa in scena la prima trasposizione teatrale della vicenda storica. Chi ha voluto realizzarla è stata la compagnia teatrale «Studio Oida» di Romano, che dopo «Storia di Volpe» dedicata al brigante Pacì Paciana, torna ad interessarsi della storia e della cultura locale bergamasca. Questa volta a essere riportata in vita, con sfumatura tipiche della commedia dell’arte, la particolare vicenda dei tre ladruncoli alle prese con la povertà e la dominazione francese. A ricostruire le vicende ci ha pensato il vicesindaco-storico Rinaldo Monella.

A teatro sul luogo dell'esecuzione

Al fine di rendere il tutto più coinvolgente e realistico la pièce teatrale sarà realizzata proprio nelle vicinanze del luogo della decapitazione. Più che un semplice spettacolo, si tratta quasi di una vera e propria rievocazione storica, utile, quindi, anche al suo mantenimento, perché rappresentare questa vicenda leggendaria è un primo passo per una diffusione anche tra chi non ne era al corrente, così come un mezzo efficace per rinfrescare la memoria a chi invece la conosce bene. Alla regia ci saranno Federica Moschenie e Diana Diano.

"Non dimenticare la Storia"

«Lo spettacolo nasce da una richiesta del Comune – ha detto Moscheni – specialmente con lo scopo di recuperare le tradizione con uno sguardo mirato ai giovani, affinché non perdano le usanze locali. A fine serata infatti consegneremo il copione al sindaco, simbolo quindi del passaggio di testimone. Noi abbiamo assolto alla richiesta di produrre uno spettacolo per conservare la memoria storica, ora deve essere impegno della comunità quello di mantenerlo, magari riproponendo lo spettacolo negli anni successivi, nei giorni della festa dedicata ai tre ladri».

Giustizia: una storia che fa riflettere sul vero significato

Emblematica è una battuta di uno dei tre ladri: "voi che avete studiato, parlatemi di giustizia…", che mostra chiaramente come la contrapposizione sociale tra i ricchi e i poveri, quindi tra chi ha studiato e chi no, spesso non corrisponda ad un effettiva comprensione della giustizia, dimostrata invece dalla povera gente covese, che non ha esitato a fare santi tre poveracci che, nonostante la fame che legittimava in un certo senso il furto, hanno chiesto perdono e scusa per i loro misfatti.

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