Misano

L'area produttiva del Pgt arriva al Consiglio di Stato

Sono trascorsi ormai 10 anni e giovedì verrà risolta la diatriba tra Legambiente e Comune di Misano sul Pgt.

L'area produttiva del Pgt arriva al Consiglio di Stato
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E' ferma da quasi dieci anni ormai l'area produttiva che nel Piano di Governo del Territorio votato nel 2011 a Misano si sarebbe dovuta insediare a nord del centro abitato, lungo la provinciale Rivoltana. A mettersi di traverso al documento urbanistico è stata Legambiente che contestava (e contesta tutt'ora) la scelta, vista la vicinanza dell'area al Santuario mariano di Caravaggio. Dopo la pronuncia del Tar, nell'autunno 2018, che accolse parzialmente le tesi dell'associazione ambientalista, il Comune presentò ricorso al Consiglio di Stato e per giovedì 12 novembre è prevista l'udienza definitiva.

Una zona produttiva mai... decollata

Un'area produttiva da realizzare a nord del centro abitato per far "migrare" le due imprese tutt'ora insediate a sud di Misano: la "Shinto" e la "Misano". Queste le previsioni del Piano di Governo del Territorio che l'Amministrazione di Misano aveva votato nel 2011. L'area individuata nel Pgt - di circa 126mila metri quadrati - si trova a nord di Misano lungo la Provinciale Rivoltana, una zona prima agricola. La scelta dell’Amministrazione era dettata dalla necessità di sgravare la zona a sud del paese dal traffico di mezzi pesanti (che transitano per il centro abitato), avendo lungo la Rivoltana collegamenti viari più snelli per i caselli autostradali. Allora, nella pianificazione sovracomunale era già prevista la tangenziale Ovest di Caravaggio. Alle previsioni del piano urbanistico, però, si oppose l'associazione Legambiente che ricorse al Tribunale amministrativo regionale, di fatto, bloccando gli ambiti At1/a e At1/b del Pgt, tra loro collegati. L'area a sud di Misano dove sono insediate le due aziende, infatti, nello strumento urbanistico sarebbe dovuta passare a zona residenziale.

Il (lungo) iter al Tribunale regionale

Legambiente allora aveva presentato un’articolata osservazione al Pgt, mettendosi subito di traverso alle previsioni del Piano. Veniva contestato il consumo di terreno agricolo di pregio per realizzare la nuova area produttiva, molto più ampia rispetto a quella occupata a sud, di circa 60mila metri quadrati. A questi motivi l’associazione ambientalista aveva integrato il suo ricorso al Tar con la mancata ottemperanza alle prescrizioni dell’Arpa. Il pronunciamento del Tar è arrivato solo a ottobre 2019 e non è stata una bocciatura delle scelte urbanistiche dell’Amministrazione - già allora guidata dal sindaco leghista Daisy Pirovano - ritenute in linea con la pianificazione provinciale (il Piano territoriale di coordinamento provinciale) e regionale. Il Tar ha però accolto parzialmente, il ricorso di Legambiente proprio sui rilievi tecnici fatti dall’Arpa su entrambi i nuovi ambiti di trasformazione. La controdeduzione ai rilievi tecnici doveva avvenire, per il Tribunale, "con una dettagliata motivazione, che presuppone un’analisi dei suggerimenti e l’elaborazione di repliche al termine di un approfondimento qualificato".

Il Comune non ci sta e ricorre in CdS

L'Amministrazione era di diverso avviso rispetto alla sentenza del Tar e a marzo 2019 deliberò in Giunta il ricorso in appello al Consiglio di Stato. "La questione è complicata, anche a causa della non chiarezza della sentenza - aveva commentato il sindaco Daisy Pirovano -. Ciò che ci viene contestato è stato motivato nella Vas (la Valutazione di impatto ambientale che è un documento propedeutico all’estensione del Pgt, ndr) e per questo la via obbligata è stato il ricorso in appello al Consiglio di Stato. Chiederemo di far luce su una questione che non riguarda solo il Comune, ma riguarda situazioni di privati e aziende che attendono da anni una risposta per fare investimenti sul nostro territorio. Il Tar ha anche rilevato che c’è una diminuzione di consumo di suolo, rispetto al Pgt che a suo tempo avevano bloccato".

Giovedì prossimo l'udienza; Legambiente alza la voce

Toccherà quindi giovedì 12 novembre al Consiglio di Stato pronunciarsi sulla vicenda dell'area produttiva prevista nel Pgt misanese. Nel frattempo Legambiente è tornata a far sentire la sua voce: "Basta consumo di suolo nella bergamasca. Il progetto si può ancora fermare! Vanno tutelati il valore paesaggistico e il patrimonio storico e artistico dell’area", ha scritto l'associazione in un comunicato. "Si tratta di un progetto del tutto inopportuno - spiega Paolo Falbo, presidente del circolo Legambiente Serio Oglio -. A meno di 2Km a Caravaggio, infatti, c'è un'area industriale già urbanizzata di 450.000 metri quadrati ampiamente inutilizzata e a Misano esiste già un'ampia zona destinata ad uso industriale, in un comune di circa 2900 abitanti ci sembra davvero un’esagerazione".
Legambiente ricorda poi che: "La Provincia di Bergamo si era espressa in favore del Comune di Misano nella valutazione del PGT basandosi su materiale fotografico estrapolato da riprese satellitari, così come allegato alla documentazione, senza mai condurre una verifica realistica dell'ambito per considerare il cono prospettico di visuale del complesso del Santuario della S. Maria del Fonte di Caravaggio dalla Rivoltana". Dice la sua anche Nicola Cremaschi di Legambiente Bergamo.

Ci pare evidente che di fronte ad un patrimonio della collettività dal notevole valore storico, artistico, culturale, religioso e non ultimo paesaggistico bisognerebbe adottare tutte le misure cautelative, in particolare quando si tratta di tutelare uno dei Santuari più frequentati ed amati d’Italia, meta costante di pellegrinaggio e che ha visto nel 1992 la visita di Papa Giovanni Paolo II e di 50.000 giovani delle diocesi lombarde. Questo processo dovrebbe essere condotto dagli enti pubblici a tutti i livelli, perché si tratta di un bene primario che va anteposto agli utili di pochi. Non dovrebbe essere, invece, la sola cittadinanza attiva a manifestare interesse per la salvaguardia del paesaggio.

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