Commento

La rivincita di "Caraviglio" (finalmente)

Cattelani e Tugnoli sono la dimostrazione che "si può fare" abbattendo i vecchi campanilismi

La rivincita di "Caraviglio" (finalmente)
Pubblicato:

di Davide D'Adda

La verità è che ci credevano in pochi, forse soltanto loro. E se c’è una lezione da imparare dietro alla bella storia del progetto "B-Young" di Caravaggio e Treviglio, la lezione è che soprattutto su un tema caldo come quello delle politiche giovanili non vincerà nessuno, se non "abbattendo i campanili" e pensando Treviglio e Caravaggio come quello che sono da dieci anni: la stessa città, con due facce e due identità.

Oltre le differenze

A crederci, per primi, sono stati loro, gli assessori Juri Cattelani (centrosinistra, di Caravaggio) e Valentina Tugnoli (centrodestra, di Treviglio). Entrambi tra i più giovani nelle rispettive Giunte, e probabilmente anche questo dettaglio anagrafico non è un caso.
Quando Regione Lombardia ha pubblicato il bando "B-Young", è bastato un cenno d’intesa perché la diffidenza sparisse. Diffidenza politica, prima di tutto. Negli ultimi anni, per quanto lastricate di buone intenzioni, le strade «ufficiali» della politica trevigliese e di quella caravaggina si sono avvicinate poche volte, per poi tornare sistematicamente ad allontanarsi. Ed è un paradosso, se si considera che invece la distanza fisica tra le due città della Bassa si accorcia ad ogni nuova apertura e ad ogni nuova urbanizzazione sull’asse della ex Statale 11. Ma la diffidenza è anche, da sempre, un po’ più profonda. Treviglio vive il suo ruolo di centro della Bassa con poco senso della diplomazia. Caravaggio, che per forza di cose rincorre, vive un’eterna sindrome da secondo posto.

Ripartire dai giovani

E allora basta, hanno pensato i due. Di riunione in riunione devono aver costruito un "telefono rosso" parallelo a quello dei rispettivi sindaci, condividendo con le rispettive Giunte giusto quel che serviva. E Regione ha premiato il tentativo.
Ora comincia la vera sfida, che sarà ancora più complicata: «contattare» e coinvolgere i "Neet" della zona (i ragazzi e le ragazze che non studiano e non lavorano, pur avendone l’età) in progetti di orientamento e accompagnamento. Ma non solo: al centro del progetto ci sono anche quei giovani, e sono molti, che all’uscita dalle scuole superiori si ritrovano persi in un indeterminato limbo, in cui le ambizioni e i progetti di vita si sfaldano e si sfumano. Così gli esami non dati si accumulano. I lavori saltuari si affastellano. E la distanza con il mondo dei grandi diventa un abisso.

"Caraviglio" è tornata

Contattare il mondo di questi trevigliesi e di questi caravaggini non è facile e probabilmente non basterà "B-Young" per risolvere il problema. Ma cominciare a muoversi aprendo gli orizzonti e sbarazzandosi di vecchi steccati è un buon modo per provarci. Che poi "Caraviglio" torni a vivere anche in altri ambiti, oltre a quello virtuoso e difficilmente «polarizzabile» delle politiche giovanili, resta ad oggi solo una speranza. Tugnoli e Cattelani hanno dimostrato che si può fare. Se ne parlerà - c’è da scommetterci - tra un paio d’anni. Prima delle elezioni...

Commenti
Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici sui nostri canali