Treviglio

La quarantena di una trevigliese in Cina

Appena rientrati dall'Italia, Ilaria D'Adda, il marito e la figlia sono stati "sigillati" in casa senza possibilità di uscire.

La quarantena di una trevigliese in Cina
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La quarantena in Cina è una cosa seria. Ne sa qualcosa Ilara D’Adda, trevigliese di 33 anni, che da sei anni vive ad Hangzhou, nel sud-est del paese asiatico, e col marito Gu gestisce una scuola in cui insegnano italiano.

Quarantena in Cina

La coppia, che ha una bambina piccola, è rientrata in Cina lo scorso 2 marzo, dopo aver trascorso un mese in Italia in quarantena volontaria.  Poi sono tornati in Cina. "Quando siamo arrivati l'amministrazione del condomino ci ha messo in quarantena proprio perché provenienti dall'Italia - ha spiegato Ilaria su Facebook - Ci ha messo in quarantena nel senso che ci hanno sigillato la porta. La spesa la facevamo online e ci veniva recapitata una volta al giorno dalle guardie del condominio, naturalmente dotate di mascherine, che durante la prima settimana bussavano e si allontanavano di due metri almeno, quindi aspettavano che chiudessimo la porta per poi risigillarla".

Chi torna ora finisce in albergo

La famigliola ha potuto uscire di casa soltanto il 16 marzo. Ad Hangzhou, che si trova a 800 chilometri da Wuhan, la città epicentro della pandemia, le scuole sono ancora chiuse, ma i servizi stanno pian piano riaprendo. C’è da dire, poi, che la quarantena per chi rientra adesso dall’Italia è ancora più restrittiva. Si viene rinchiusi in appositi alberghi per due settimane (due per stanza, dalla quale non si può uscire), durante le quali si viene monitorati ogni giorno. Dopodiché si può tornare a casa, ma si deve restare rinchiusi per un’altra settimana.

Una app per tracciare gli spostamenti

Ogni cittadino ha poi l’obbligo di avere sullo smartphone un’apposita app che traccia tutti gli spostamenti, così in causa di contagio si può risalire ai luoghi dove ci si è recati. Sono poi frequenti i posti di blocco dove viene misurata la temperatura corporea. E questo avviene ora che la situazione sta migliorando. Durante il clou dell’emergenza, proprio come avviene in Italia ora, c’era l’obbligo di restare in casa e si poteva uscire, uno per famiglia, ogni due giorni per acquistare il cibo. A vigilare c’erano guardie per ogni condominio, che controllavano entrate e uscite, nonché i numerosi poliziotti per le strade.

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