La città ha una nuova "Area Verde" grazie ai ragazzi della cooperativa sociale "Il Susino"
In via Vacchi quasi cinquemila metri quadrati di terra trascurati e ridotti a discarica, trasformati in un parco con orto sociale collettivo
Un’area di quasi cinquemila metri quadrati trascurata e ridotta a discarica, trasformata in un parco godibile da tutti, con un orto sociale collettivo. Un progetto straordinario, realizzato grazie all’impegno e al lavoro della cooperativa sociale "Il Susino" con il contributo della "Fondazione della Comunità Bergamasca" e del Comune di Caravaggio.
Una nuova "Area Verde" in città
L’"Area Verde", così è stata chiamata, è stata inaugurata venerdì 27 giugno, con un aperitivo offerto a tutti i presenti. Sin dagli anni ‘90 la cooperativa di via Vacchi e i suoi volontari hanno attivamente contribuito al mantenimento dell’area, di proprietà comunale, lavorando alla pulizia, alla piantumazione e alla manutenzione del verde pubblico, e sia stata oggetto di diversi progetti di carattere ecologico e sociale come la collaborazione con Legambiente nel 2018 per la rimozione dei rifiuti, e la "Giornata dell’albero", in cui sono stati messi a dimora alberi da frutto, molti dei quali sono oggi sviluppati e in salute, collaborando con la scuola primaria. Ma negli ultimi mesi c’è stata la svolta. A fare la cronistoria della trasformazione è stato Gerolamo Soliveri, membro del CdA della cooperativa.
"L’idea è nata prima del Covid - ha spiegato - la volontà era quella di creare un ambiente in cui realizzare progetti sociali con i ragazzi impegnati nella cooperativa, che coinvolgano le realtà del territorio come gli scout, le scuole, associazioni locali, Legambiente e via discorrendo. Abbiamo chiesto di poter chiudere l’area per gestirla al meglio, di realizzare l’orto sociale e percorsi accessibili anche a chi si trova in carrozzina. Sarà aperta alla collettività per pic-nic o passeggiate durante gli orari in cui lo è la cooperativa, che ne avrà la supervisione. È stato possibile attuare il progetto grazie alla autorizzazioni delle Amministrazioni succedutesi, che hanno consentito alla cooperativa di prendere l’area in gestione e per poterci lavorare direttamente".
"Rigenerare l’ambiente può significare rigenerare le relazioni"
A livello economico il progetto è stato reso possibile da uno sforzo della cooperativa, dal Comune che si è fatto carico di una parte dei lavori e da un bando di "Fondazione della Comunità Bergamasca". Da gennaio la gestione è stata affidata a Stefano De Vecchi, educatore ed insegnante autore de «L’orto sul balcone» che ha collaborato con l’agronomo Marco Resmini, il giardiniere Nizar Conti e la "Cooperativa agricola" di Treviglio, tutti intervenuti gratuitamente.
"Ringrazio 'Il Susino', la famiglia Soliveri che ha creduto nel progetto e l’ex sindaco Giuseppe Prevedini che è qui al mio fianco e lo ha iniziato - ha commentato il sindaco - questa è una della belle storie di Caravaggio, uno dei volti umani, solidali e filantropici dell’imprenditoria caravaggina, in cui si è investito in un progetto di inclusione dove però le persone non sono solo le destinatarie di un servizio ma anche le protagoniste, che scrivono questa storia grazie ai volontari e agli educatori. Molti Comuni ci invidiano, a ragione, imprenditori così illuminati e sensibili dal punto di vista sociale non è così ricorrente di questi tempi. Un grazie va anche al vicesindaco Ivan Legramandi e dell’assessore all’Ambiente Marco Cremonesi che se ne sono occupati e a chi porta avanti il progetto".
A chiudere gli interventi, prima di uno stuzzicante aperitivo, è stata la coordinatrice, socia e dipendente della cooperativa Anna Boschiroli, visibilmente emozionata.
"Siamo felici e orgogliosi di inaugurare un progetto che ha preso forma proprio accanto alla nostra sede ma che ha messo radici ben più profonde nel territorio, nelle persone e nella comunità - ha detto - È nato con un’intuizione semplice ma potente: prendersi cura di un’area dimenticata per rigenerare non solo uno spazio ma anche relazioni, opportunità, consapevolezza. E oggi l’'Area Verde' è un luogo di incontro intergenerazionale e interculturale, un presidio di inclusione e sostenibilità, ma soprattutto è un simbolo: dimostra che rigenerare l’ambiente può significare anche rigenerare le relazioni. Voglio ringraziare tutte le persone che hanno reso possibile questo percorso".