Il nuovo Grana dal latte Ardemagni, che innova tornando "alle origini"
Il progetto dell’azienda di Misano vincitrice della settima edizione del premio AgrInnova di Bcc Treviglio

Se chiedete ad un bambino di disegnare una mucca, molto probabilmente la farà pezzata, bianca e nera. Eppure non erano affatto così le vacche che fino a qualche decennio fa popolavano le stalle della Bassa: erano brune, senza chiazze, e facevano ben meno latte di quelle attuali. È però un paradosso soltanto apparente, che quest'anno il premio "Agrinnova" di Bcc Treviglio sia stato assegnato ad un'azienda che ha scelto - per innovarsi - di tornare indietro, differenziandosi da tutti gli altri allevamenti concorrenti in cui spopolano le enormi "Frisone" con i loro manti pezzati.
Il ritorno al futuro con la Bruna alpina orginale
Si tratta dell'azienda agricola "Ardemagni" di Misano Gera d'Adda, premiata venerdì pomeriggio dopo l'inaugurazione della 43esima Fiera agricola di Treviglio. Ad assegnare il riconoscimento - pensato proprio per sostenere e celebrare le eccellenze innovative del settore Primario della Geradadda e giunto alla sua settima edizione - è stata una commissione composta dal presidente della Bcc Giovanni Grazioli, dal presidente della Fiera Agricola Giovanni Fattori e dal responsabile dell'AgriBanking di Bcc Treviglio Stefano Pirrone.
L'allevamento Ardemagni ha sede da decenni a Misano Gera d'Adda, e alleva bovini da latte. La svolta ha origine nel 1993, quando vengono inseriti in stalla i primi capi di razza "Bruna alpina originale". Un ritorno al futuro, per la nostra zona: il nome stesso spiega che si tratta della varietà di vacche una volta prevalenti in tutto il Nord Italia. Solo nel corso del Novecento gli allevamenti hanno preferito adottare le ormai "iconiche" Frisone, originarie del Nord Europa e selezionate nel corso dei decenni per produrre quantità di latte decisamente superiori alle "piccole" brune dell'Arco Alpino. Tanto erano diventate "minoranza", negli allevamenti italiani, che la Brune alpine originali rischiavano sostanzialmente di sparire: oggi la razza è persino protetta da programmi di salvaguardia. L'azienda Ardemagni è al momento, per numero di capi, il più grande allevamento d'Italia di Brune alpine originali.
Un "nuovo" Grana
Ma il premio non ha certificato soltanto questa scelta ormai ventennale, ma un progetto ancora più sfidante, più recente, e direttamente legata ad una delle produzioni d'eccellenza del Made in Italy.
Nel 2002 Ardemagni ha impostato un'altra svolta importante, ancora con lo scopo di differenziarsi sul mercato. È cominciato il percorso per arrivare alla certificazione biologica, sia sul fronte agronomico che su quello zootecnico. Da qui, il biocaseificio Tomasoni di Gottolengo (Bs), cui Ardemagni vende il latte, ha chiesto all'azienda di Misano di certificare l'appartenenza dei capi allevati alla razza originale, che nel frattempo è stata appunto soggetta a programmi di tutela compresa l'istituzione di un libro geneaologico. L'obiettivo è quello di proporre al mercato un Grana Padano particolare, marchiato appunto "Bruna alpina originale". Le prime forme sono già state prodotte e dovrebbero essere "aperte" nei prossimi mesi per essere vendute principalmente sui mercati statunitense (dazi permettendo, ovviamente) e francese.
Una strada non facile
La strategia, ancora una volta, è la differenziazione del prodotto, ma non solo: altre "buone prassi" sono state adottate anche sul fronte della sostenibilità, con l'obiettivo di penetrare il mercato italiano sempre più sensibile a questi temi. "Entrare a far parte della Grande distribuzione organizzata richiede molti paletti, ma spesso non bastano..." spiega il titolare Giacomo Ardemagni, che proprio con questa scommessa ha preso in mano le redini dell'azienda.
"Dopo la laurea in Produzione animale, conseguita tre anni fa, ho capito le potenzialità della mia azienda - ha spiegato ancora venerdì - Tutte queste innovazioni sono state portate avanti da mio papà negli ultimi vent'anni, ma adesso occorreva apportare modifiche dal punto di vista anche strutturale, e ampliarci. Ecco perché ringrazio la Cassa rurale di Treviglio, che in questo ci sta sostenendo".
Arrivando con finanziamenti locali e ad hoc dove i piani di sostegno pubblico come quelli del Piano di sviluppo rurale, invece, si fermano. "La politica aiuta, ma fino ad un certo punto - lamenta Ardemagni - Spesso infatti nelle graduatorie non si entra per meriti ma per punteggi", restando spesso incastrati in un intrico burocratico difficile da districare.
Ecco quindi che l’innovazione si vede eccome, come del resto dimostra il premio.
"Una tradizione familiare che nasce dal nonno, passa dai genitori e ora arriva a dei giovani che vogliono investire in qualità e in un prodotto nuovo e innovativo - ha commentato il presidente di Bcc Treviglio Grazioli - Ecco perché abbiamo ritenuto di premiare questa voglia di innovare e di crescere, in seno ad un'azienda che nel tempo è sempre stata all'avanguardia".