Hospice a rischio chiusura: la Regione non paga

Un servizio essenziale, sospirato da tutto il territorio per anni. Inaugurato due anni fa, deve fare ora i conti con i cordoni della borsa. E Milano latita

Hospice a rischio chiusura: la Regione non paga
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L'hospice di Treviglio è già a rischio chiusura:   la Regione che non concede i fondi promessi e la Fondazione Anni Sereni minaccia di tagliare i propri: "Così non possiamo andare avanti".

Milano fa orecchie da mercante

Sono passati due anni esatti dall'inaugurazione dell'hospice di Treviglio ma i guai finanziari della struttura sono ancora tutt'altro che chiusi. Anzi. La notizia è che la Regione ha risposto picche anche all'ennesima richiesta della fondazione "Anni Sereni" di essere finalmente messi "a contratto",  in modo da poter accedere ai finanziamenti a lungo promessi e necessari a quadrare i conti dell'hospice "Riccardo Pampuri". Finora, a tamponare le perdite dovute alle mancate promesse della Regione era stata infatti proprio "Anni Sereni". Ma adesso il presidente Augusto Baruffi  è determinato a chiudere i rubinetti.

Cos'è l'hospice "Pampuri"

La struttura, inaugurata nell'ottobre 2015, si trova accanto alla Rsa cittadina ed è parte integrante del polo sanitario di Treviglio-Caravaggio. Attualmente ha otto posti letto e solo l'anno scorso ha accolto e accompagnato all'ultimo respiro circa sessanta pazienti terminali. Un compito difficile e delicatissimo, quello che svolge. Si tratta infatti di assistere i malati nelle ultime ore di vita, quando morire in casa non è possibile. Spesso infatti le condizioni sanitarie non permettono un'assistenza domiciliare dignitosa ed è necessario l'aiuto di personale specializzato, anche per la necessaria assistenza psicologica.  Un servizio che mancava da anni nella pianura, e che era diventato realtà proprio grazie all'impegno di Anni Sereni e di tre Comuni: Treviglio, Caravaggio e Fara d'Adda. Un fiore all'occhiello che per una volta aveva visto la Bassa unita, e vincente. Ma appunto: sembrava troppo bello per essere vero.

Augusto Baruffi due anni fa, durante un sopralluogo sul cantiere dell'hospice

Accreditamento ok, ma niente fondi

Inaugurata la struttura, per mesi la Regione ha  fatto melina  sull'accreditamento lasciando che la struttura di fatto poggiasse solo sulle proprie risorse. Poi l' ha concesso,   facendo di fatto del polo di Treviglio un servizio riconosciuto al pari di qualsiasi altro. Peccato però che non abbia ancora messo mano al portafoglio. "Ci dicono che non hanno i soldi" spiega Baruffi.

"Così non possiamo andare avanti"

"Sono due anni che come fondazione mettiamo 300mila euro all'anno per l'hospice, ma adesso basta" ha tuonato  il presidente, "Se andiamo avanti così, chiudiamo l'hospice e buonasera a tutti.  Abbiamo ottenuto l'accreditamento: significa che per la Regione siamo parte della loro rete dei servizi. E allora perché non siamo ancora sotto contratto? Perché dobbiamo metterci noi i soldi, per garantire alle famiglie un servizio indispensabile mantenendo un costo umano?" ha proseguito. I costi per la gestione dei terminali sono del resto altissimi. Ad oggi  a carico dei pazienti c'è  solo una quota di quanto effettivamente sostenuto dalla Rsa, ma la retta quotidiana non è ugualmente leggera: 110 euro al giorno. In molti casi,

Più di trenta firme tra i sindaci

Nei prossimi giorni Baruffi presenterà anche una raccolta firme tra i sindaci della Bassa, firme che saranno indirizzate al governatore Roberto Maroni. Una trentina, per ora, i Comuni che hanno aderito. Alla conferenza stampa "di protesta, che dovrebbe tenersi probabilmente per lunedì prossimo, dovrebbero partecipare anche Dimitri Bugini per Risorsa sociale e Sebastian Nicoli per Solidalia, le due aziende consortili che si occupano di Servizi sociali nella nostra zona. Insieme a loro, i sindaci dei tre Comuni capofila del progetto hospice: Juri Imeri per Treviglio, Claudio Bolandrini di Caravaggio e Armando Pecis di Fara. "Non possiamo fare altro: senza quei fondi dovremo chiudere. Bisogna che capiscano a Milano, che non si può continuare a trattare la Bassa come una terra di nessuno" ha concluso Baruffi.

Il Bilancio 2016

L'anno scorso, nonostante l’accreditamento dell’hospice ancora impaludato a Milano e i circa 300mila euro spesi per l'hospice, la Fondazione aveva chiuso il Bilancio con un piccolo utile. Era riuscita anche a mantenere le rette per gli anziani invariate. "L'hospice è l’unico passivo dei nostri conti - aveva spiegato alla presentazione dei conti Baruffi - Con i fondi regionali potremmo azzerare le rette per le famiglie, e liberare risorse per nuovi servizi. Del resto è un servizio troppo importante, la Bassa non può permettersi di perderlo. E pensare che “costeremmo” al Pirellone solo 680mila euro all'anno".

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