Gli angoli bui dell'adolescenza: come affrontarli da genitori responsabili
Successo per il primo incontro, mercoledì 18 ottobre, promosso dall'associazione trevigliese Famiglie InForma
Come essere genitori responsabili davanti alle difficoltà del delicato periodo dell'adolescenza? Di questo e dei problemi legati a questo particolare momento di crescita dei nostri figli se n'è parlato mercoledì 18 ottobre durante l'incontro promosso dall'associazione trevigliese Famiglie InForma e tenuto dalle psicologhe e psicoterapeute Michela Corti e Nicole Adami.
Si parla di adolescenza
All'incontro, patrocinato dal Comune e primo di tre che si terranno nei prossimi mercoledì sempre nello Spazio Hub di piazza Garibaldi a Treviglio, erano presenti la vicesindaco e assessore ai Servizi alla persona e alle Pari opportunità Pinuccia Prandina e Valentina Tugnoli, assessore al Bilancio e alle Politiche giovanili.
"Si sente fortemente la necessità di parlare di questi temi in quanto in questi anni c’è sempre più curiosità e voglia di approfondire e analizzare fenomeni complessi - ha esordito Tugnoli - I dati sono abbastanza preoccupanti sia per i reati contro gli adolescenti che commessi da questi. L’adolescenza è già una fase delicata e complessa, non ci sono risposte banali. Patrocinare eventi come questi, che permettono di approfondire e scambiare punti di vista diversi con professioniste, è importantissimo. Come assessorato siamo attivi nel fornire politiche per i giovani, le quali partono anche dall’educazione che ricevono nel contesto famigliare e da parte di chi si prende cura di loro. Questo incontro si inserisce nel tavolo delle tematiche dell’adolescenza che riunisce forze dell’ordine, le scuole, i membri del comune con il sindaco, il vicesindaco, la garante dell’infanzia. Si collega nell’attività di prevenzione con le famiglie. I ragazzi hanno bisogno di risposte ma anche i genitori hanno la necessità di scambiarsi opinioni".
Riflettere per capire
Obiettivo dell'incontro, infatti, come ha spiegato la dottoressa Corti, presidente di Famiglie InForma, è quello di fornire strumenti e suscitare riflessioni.
"È nel confronto e nell’interazione che nascono delle idee - ha spiegato - Quando si lavora con gli adolescenti c’è sempre un doversi mettere in gioco; tante volte la sapienza e le informazioni non sono sufficienti quando ci si trova davanti ad un ragazzo adolescente".
Il Decreto Caivano
Gli ultimi fatti di cronaca hanno messo in risalto un alto picco di devianza tra i giovani, con episodi molto gravi. A tal proposito è stato emanato un decreto, il decreto Caivano che porta il nome di un’area degradata e degradante, con un contesto sociale e socioeconomico molto malsano, sia da un punto di vista territoriale ed ambientale.
"Ci sono studi scientifici che evidenziano come il brutto favorisca la criminalità - ha aggiunto la dottoressa Adami - Sono in costante aumento le notizie che riportano questa devianza. Il decreto riporta come non ci sia una giustizia minorile sotto la maggiore età; sarà quindi sanzionato economicamente il genitore in caso di azione illecite dei figli. Il decreto sul cyberbullismo non ha fatto altro che inasprire le pene, sottolineando ancora la responsabilità genitoriale. Nel caso in cui ci sia una condanna per associazione mafiosa o spaccio di sostanze si arriva alla revoca della responsabilità genitoriale. Inoltre, se i genitori non sono in grado o non mandano i figli alla scuola dell’obbligo, rischiano fino a 2 anni di carcere. Questo però non tiene conto del fatto che in alcune realtà la scuola non è un luogo educativo e la resistenza dei ragazzi a non frequentare la scuola è la manifestazione di un disagio, di una fonte di malessere".
Le parole chiave
L'incontro è proseguito attraverso la riflessione su alcune parole chiave: responsabilità, argine, controllo, sofferenza, cervello, aspettative, chiave e flessibilità. Una riflessione partita dalla stessa Tugnoli che si è chiesta "cosa vuol dire essere adolescenti in un mondo in cui gli adulti sono fragili? A volte i ragazzi percepiscono la mancanza di autorità da parte degli adulti, di cui forse un tempo ce n’era troppa".
Chi si prende la responsabilità di educare? "Vi è un rimbalzo di deleghe tra scuola, famiglia e amici - puntualizza Adami - nessuno però se ne assume la responsabilità. Deve essere visto più come collettivo perché l’educazione è un bene comune".
Per farlo, come spiega Corti, vanno definiti dei limiti giorno per giorno. "Le richieste che gli adolescenti avanzano sono diverse ogni giorno ma se non c’è argine non c’è forma". Ecco che le regole, i limiti acquisiscono un ruolo fondamentale nell'aiutare gli adolescenti a riconoscersi. Loro, i giovani, spesso colpiti dal fenomeno chiamato FOMO, cioè Fear Of Missing Out, che altro non è che la paura di perdersi qualcosa.
"Essendo i giovani inseriti in questo flusso continuo - spiegano - non si lascia spazio al "dentro" perché c’è un continuo "fuori" che non lascia spazio ad una dimensione più interna nella quale loro fanno fatica a fermarsi e a riconoscersi".
Ed è, quindi, nel confronto e nello scontro che si definisce l’identità, modellando o fortificando la propria idea e quindi costruendo la propria identità.
"La spiegazione della regola deve esserci fino ad un certo punto - aggiunge Corti - in questo senso è normale che tante volte il ‘’no’’ non abbia bisogno di spiegazioni. Come genitori ci si sente competenti quando i figli si comportano bene. I figli non devono aiutare a sentirsi bravi genitori, non devono rendere dei genitori perfetti. Bisogna mollare il controllo se ci si vuole fidare di loro".
"L'educazione parte dalla famiglia e da come i figli vedono i genitori dentro casa, in grado di risolvere i conflitti, dedicarsi del tempo, comunicare - aggiunge - Se si è sicuri di aver trasmesso un sistema valoriale dentro le mura di casa, allora ci si deve fidare dei figli".
Allo stesso modo, come ha sottolineato Adami "non si possano tutelare i figli dalla sofferenza, dai rischi e dai problemi. Chiuderli è più rischioso che lasciarli liberi perché sperimentando si acquistano competenze e si sviluppano risorse".
Comunicare, questa è la chiave
Comunicare, o meglio trovare la "chiave" di comunicazione che dà accesso al loro mondo resta la più importante delle lezioni: "bisogna aiutarli a guardarsi dentro, ponendo domande giuste o senza aspettarsi una risposta da parte loro. È proprio la domanda che crea il legame con i ragazzi in quanto vi è un interessamento. Le aspettative, invece, sono un’arma a doppio taglio; vengono proiettate sui figli e tutte queste aspettative vengono poi riversate sulla scuola e soprattutto sul voto".
Come fare quindi? Cercando di essere flessibili perché quella "flessibilità dà la capacità di sapersi adattare, oscillare e modellare senza perdere l’identità".
"Per educare bisogna saper stare dentro la fragilità e l’inadeguatezza - concludono - Spesso i ragazzi fanno sentire i genitori inadeguati e proprio per questo talvolta si smette di educare. Per educare bisogna saper accettare di essere inadeguati".