Caravaggio

Flash mob al grido "Salviamo il Santuario, salviamo il suolo, basta logistiche"

Stamattina, sabato 20 aprile, protesta promossa dal coordinamento “Salviamo il suolo” contro il progetto del polo logistico di Misano

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Circa 300 persone hanno preso parte stamattina, sabato 20 aprile, alla protesta al Santuario di  Caravaggio promossa dal coordinamento “Salviamo il suolo” contro il suo consumo smodato e, nello specifico, contro il polo logistico in progetto a Misano, che impatterebbe non poco sullo skyline della basilica e su tutto il paesaggio circostante.

"Salviamo il Santuario"

Sono arrivati alla spicciolata i manifestanti e si sono radunati sotto a un palco davanti alla Basilica di Santa Maria del Fonte, sul quale si sono alternati il rettore, monsignor Amedeo Ferrari, Massimo Arati dell'associazione "Laudato sì", Paolo Falbo del Circolo Legambiente Serio e Oglio, professore del Dipartimento di Economia e Management dell'università di Brescia e Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, presentati da Eugenio Bignardi. Interventi brevi ma intensi, al termine dei quali è andato in scena un flash mob ripreso da un drone: i presenti infatti si sono uniti in una catena umana sollevando lettere al cielo a comporre tre slogan: "salviamo il Santuario", "salviamo il suolo" e "basta logistiche mangiasuolo".

C'è stata anche la possibilità di sottoscrivere l'iniziativa per modificare la legge regionale contro il consumo di suolo e gli insediamenti logistici.

Salviamo il Santuario

Il rettore: "Le persone hanno bisogno di recuperare testa e anima, oltre che lavoro e soldi"

L'intervento più breve ma forse più incisivo è stato quello del rettore del Santuario.

"Se qualcuno pensa che questa manifestazione abbia un colore politico, sappia che non è così - ha esordito - né nelle intenzioni né nel modo di manifestare. Se qualcuno pensa che sia contro l'Amministrazione del Comune di Misano sappia che di fatto risulterà in contrasto con quello che è stato deliberato, ma a noi interessa manifestare a favore della vita del territorio, a favore del paesaggio, e soprattutto a favore del grande segno religioso che il Santuario rappresenta da secoli."

Parole subito accolte da un applauso.

"Se qualcuno pensasse che altri progetti avrebbero potuto essere contestati, è vero - ha continuato - speriamo che la manifestazione di oggi faccia crescere la sensibilità per questa terra e per questo cielo... perché il cielo di Lombardia, dice qualche poeta dell'800, "è bello quando è bello...". Se saremo in molti a manifestare oggi e in seguito a favore del Santuario, vorrà dire che ci sta a cuore: che sentiamo il bisogno di un luogo di raccoglimento e di silenzio. E se ci interessa tutelare il Santuario è per la salute completa delle persone, che hanno bisogno di recuperare testa e anima, oltre che lavoro e soldi".

Poi ha concluso:

"Lascio a voi leggere il testo della Consulta regionale dei vescovi di Lombardia pubblicato sui social mercoledì scorso - ha detto - ne leggo un passaggio: 'Nel 2022 Regione Lombardia e Conferenza episcopale lombarda sottoscrivevano un protocollo d'intesa per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali d'interesse religioso e si mettevano in luce l'impegno reciproco per la valorizzazione del patrimonio storico e culturale dei beni d'interesse religioso e la reciproca disponibilità a tutelare questo patrimonio'. Speriamo molto in questa collaborazione, per il bene comune: si tratta di salvaguardare il Creato, che è uno dei beni più grandi che abbiamo e che dobbiamo trasmettere alle future generazioni. Ci pare di essere qui per onorare un po' anche quella Signora che è venuta a trovarci circa 600 anni fa in questo territorio, da lei eletto e santificato: che si veda questo luogo, che si ricordi che è arrivata e ci ha sempre benedetto".

Arati: "Persone come imbuti che devono consumare, fermiamoci"

Il gruppo di "Laudato Sì" di zona ha elaborato una riflessione sotto forma di lettera a un sindaco.

"Sappiamo i problemi che assillano le comunità - ha detto Arati tra le altre cose - gli oneri di urbanizzazione danno ossigeno alle casse, garantiscono risorse per migliorare i servizi alla persona. E poi ci sono le compensazioni con finanziamenti per iniziative sociali e interventi di mitigazione con parchi e giardini, senza contare l'occupazione. Ma quanto terreno fertile viene rubato alla produzione di cibo, agli uomini e agli animali? Quanto consumo di suolo, lastricato e impermeabilizzato? Quanta superficie verde, che ha capacità di assorbire Co2? Che impatto avrà questo monolite nel paesaggio del nostro territorio? E sul traffico? Quanto inquinamento porterà? I nostri giovani, che hanno studiato, troveranno davvero un lavoro qualificante o uno povero, poco gratificante?".

Poi ha fatto una riflessione citando l'enciclica di papa Francesco "Laudato sì" e dall'esortazione del "Laudate Deum".

"La Terra, sorella che protesta per il male che le provochiamo... Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari, i dominatori, saccheggiando... - ha proseguito - Consumo di suolo, cambiamenti climatici, inquinamento di suolo, aria e acqua, distruzione della biodiversità: quali sono gli impatti sociali che avranno? Quali quelli di questa crescita incontrollata sul paesaggio di cui siamo parte? Le infrastrutture, i grandi centri commerciali, i poli logistici sono monoliti che lo stravolgono e quando sono realizzati accanto a fabbricati storici, chiese, santuari, diventano dei veri mostri... Anche i beni architettonici devono essere tutelati".

Infine Arati ha citato don Primo Mazzolari e le distorsioni che provoca il principio della massimizzazione del profitto tout court, sottolineando come le persone finiscono per diventare "imbuti, consumatori senza più il tempo di dare un'occhiata in giro a ciò che è bello e fare un pensiero su ciò che è buono". Poi ha lanciato un appello alla corrssponabilità:

"Fermiamoci poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando un punto di non ritorno, come dice il papa. Diamo concretezza all'articolo 9 della Costituzione: 'La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico-artistico delle nazioni, l'ambiente, la biodiversità, gli ecosistemi e anche l'interesse delle future generazioni''".

Falbo: "Politica debole di fronte alla finanza che si presenta con carota e bastone"

"Il consumo di suolo nella nostra regione sta viaggiando incontrollato e senza una visione d'insieme - ha affermato il professore - sono diversi i motivi: capitali soprattutto esteri investiti qui per guadagnare a breve termine rendimenti a doppia cifra, ma la finanza non guarda se schiaccia cose, persone e stili di vita. Ha una straordinaria forza che si contrappone a una straordinaria debolezza della politica, a tutti i livelli. L'Italia non ha una legge nazionale contro il consumo di suolo, la Lombardia ce l'ha ma è inapplicata e inefficace, mentre sindaci e dirigenti degli uffici tecnici si trovano di fronte carota e bastone: offerte di milioni di euro che risanano bilanci sgangherati ma che poi si rivelano cifre inadeguate a coprire i reali costi che ricadono sulle nostre teste... E poi minaccia di spostarsi nel Comune vicino se si fanno storie sulle conseguenze ambientali e sociali degli investimenti. Un potere di ricatto straordinario. C'è poi la minaccia più potente: se per caso la società ha un mezzo diritto edificatorio e ha pagato tasse per anni, paventa una causa da milioni di euro per mancato guadagno. Tanti sindaci così cedono. In Provincia poi le proposte arrivano con la richiesta di escludere la Valutazione di impatto ambientale e anche qui si finisce per cedere".

A ottobre c'erano altre 20 proposte sui tavoli della Provincia di Bergamo, ha riferito Falbo.

"Chiediamo di costruire nelle aree dismesse, inutilizzate  - ha spiegato - e che le Vas non siano facoltative ma per le proposte d'insediamento di oltre un ettaro scattino in automatico. Non lasciamo sindaci e uffici tecnici soli di fronte società che si presentano con stuoli di ingegneri e avvocati che mettono pressione, peraltro i sindaci non sono in grado di contabilizzare le ricadute degli insediamenti sul territorio: le decisioni devono essere prese su tavoli sovracomunali, magari diretti da Provincia e Regione, così che ci sia visione e contabilizzazione d'insieme. Infine, chi paga i costi per potenziare i servizi sanitari legati al decadimento della qualità ambientale? Siano addebitati non ai cittadini ma all'operatore economico che si insedia. Infine sugli insediamenti siano posti pannelli fotovoltaici e l'energia rinnovabile prodotta confluisca nelle comunità energetica presenti localmente. Teniamo poi conto che l'asfalto al posto dell'erba porta a un innalzamento termico con cui dovremo convivere in modo atroce, isole di calore che ci saranno anche nelle nostre campagne, chiediamo interventi per la negatività termica".

Meggetto: "La legge nazionale sul consumo di suolo giace in Senato da anni"

"Non mi spiego come non sia stato possibile non riuscire a tutelare i terreni dietro il Santuario - ha osservato - come Legambiente abbiamo fatto un ricorso, vinto, ma siamo ancora qui a parlare di come salvare il territorio. Cosa ha animato le menti degli amministratori di questa zona per non capire che questo è un bene che va oltre qualsiasi cosa?".

Poi ha fatto una rivelazione.

"La legge nazionale sul consumo di suolo è depositata al Senato dal 2018 e nessuno pensa di tirarla fuori dal cassetto - ha detto piccata - però l'Europa si è mossa e intende fare una Direttiva per tutelare i suoli del continente. Mai mollare la presa, mai arrendersi altrimenti è finita. Regione Lombardia è l'unica che ha inserito nel 2008 il suolo come bene comune all'interno di una propria normativa, ma forse non si è guardata intorno: non è possibile che ci sia una simile proliferazione di logistiche e data center senza che nessuno faccia una legge per salvaguardare quel suolo. Il Politecnico di Milano ha fatto uno studio: abbiamo 5000 ettari di aree dismesse (e non le ha neanche monitorate tutte) dove si possono ricollocare capannoni che oggi si edificano su terreno libero. Quanti centri commerciali falliti abbiamo, realizzati solo per speculazione, che oggi sono cattedrali nel deserto? Mi chiedo se qualcuno in Regione si rende conto che c'è un problema da affrontare con urgenza e che occorre intrecciare aree dismesse con chi ha un'esigenza produttiva. Ricordo che l'articolo 41 della Costituzione afferma che l'impresa è libera purché non devasti l'ambiente, quindi si possono chiedere tutele. Il Comune non deve muoversi da solo, serve un piano sovracomunale, altrimenti ognuno guarda il suo orticello e noi avremo gli effetti del cambiamento climatico che devasteranno le nostre vite".

Il Pd presente

Anche il Partito democratico è schierato contro l’insediamento logistico. Per questo i consiglieri regionali Davide Casati e Matteo Piloni hanno partecipato, a fianco dei rappresentanti delle Diocesi di Bergamo, Cremona e Brescia, al flash mob organizzato da “Salviamo il suolo”. Presente anche il presidente del circolo caravaggino Mirko Gatti.

“Abbiamo voluto essere presenti questa mattina per dire no a questo nuovo insediamento di logistica vicino al Santuario e per rimarcare la necessità di una legge regionale per regolamentare gli insediamenti delle logistiche - hanno dichiarato i consiglieri - la Regione deve esercitare il ruolo di regia sovracomunale che le compete, per contenere il consumo di suolo, incentivare il recupero delle aree dismesse, e prevedere che i Comuni lavorino insieme per una pianificazione sovracomunale e non come avviene oggi, che sono solo comunali. Una nostra proposta di legge c'è ed è stata depositata tre anni fa, ora crediamo che non si possa più perdere altro tempo e ci auguriamo che anche la maggioranza di centrodestra che governa la Regione voglia confrontarsi per arrivare ad una legge il prima possibile".

Salviamo il Santuario
I consiglieri regionali del Pd Matteo Piloni e Davide Casati

Tutte le immagini della manifestazione

Caravaggio Flash mob contro il consumo di suolo e il polo logistico di Misano dietro il Santuario
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