Finto infortunio in cantiere, assolto don Angelo

Troppe contraddizioni nel racconto dell'ingegnere che in ospedale si era presentato da solo parlando di incidente stradale.

Finto infortunio in cantiere, assolto don Angelo
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Finto infortunio in cantiere, assolti parroco e ditta: ora denunceranno per calunnia.

Assolto don Angelo e la ditta Frigè

Assolti, dopo tre anni e mezzo di processi, «perché il fatto non sussiste». Si è conclusa la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolti il parroco don Angelo Lanzeni e il titolare dell’azienda edile Claudio Frigè che nel 2014 vennero denunciati dall’ingegner Stefano Tedeschi in seguito a un infortunio all’interno del cantiere del teatro dell’oratorio di Caravaggio, mai realmente avvenuto.

Accusati di lesioni gravissime

Lunedì il giudice Gaetano Bonfrate, infatti, ha emesso la sentenza che ha assolto il parroco, ancora oggi alla guida della parrocchia dei SS Fermo e Rustico, e il titolare dell’azienda edile che stava seguendo i lavori, entrambi accusati e rinviati a giudizio per lesioni gravissime.
Una vicenda che fin dall’inizio aveva convinto poco e che, dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza, sfocerà con ogni probabilità in una denuncia per calunnia nei confronti di Tedeschi.

La vicenda risale al 2014

La vicenda risale al 23 gennaio 2014. Quel giorno, secondo la ricostruzione dell’ingegnere, 58 anni di Garbagnate, molto conosciuto nell’ambiente per aver seguito importanti restauri, si sarebbe ferito all’interno del cantiere del teatro dell’oratorio di Caravaggio.
Sempre secondo la sua ricostruzione Tedeschi si sarebbe avvicinato a un operaio della ditta Frigè che si trovava su un ponteggio per l’assaggio del solaio. Per eseguire le sue operazioni aveva rimosso due piastrelle e Tedeschi sarebbe caduto, per oltre due metri, nel buco creatosi procurandosi diverse lesioni.

Chiese 300mila euro di risarcimento

Ferite per le quali aveva chiesto un risarcimento da 300mila euro.
Ma nel racconto dell’ingegner, cambiato più volte nel corso del tempo, sono emerse diverse incongruenze che la difesa rappresentata dagli avvocati Laura Rossoni e Massimo Rocchi hanno evidenziato fin da subito.
A cominciare dai testimoni chiamati in causa: sia l’operaio al lavoro che don Umberto Zanaboni hanno riferito di non aver incontrato Tedeschi quel giorno.Ha lasciato perplessi anche la decisione di Tedeschi di recarsi con le proprie gambe in Pronto soccorso dove, all’accettazione, avrebbe riferito di essersi ferito in un incidente stradale. In ospedale Tedeschi ci rimase poi per due mesi in seguito alle fratture e ai traumi riscontrati.

Troppe contraddizioni

«Abbiamo evidenziato come all’interno del cantiere non ci fosse alcun segno della caduta, nemmeno dei calcinacci - ha spiegato l’avvocato Rossoni - Stiamo parlando di un buco da 75x75 centimetri dove difficilmente il corpo di Tedeschi sarebbe potuto passare. Inoltre sia la parrocchia che la ditta Frigè erano regolarmente assicurate quindi non si capisce il motivo per cui Tedeschi non abbia chiesto aiuto chiamando i soccorsi sul posto. Si è portato da solo in ospedale dove ha parlato di un’ incidente stradale che tra l’altro non è stato rilevato né dalla Polizia né dai carabinieri».

Ora denunceranno per calunnia

Tutte le circostanze contraddittorie hanno convinto il giudice che il fatto, in realtà, non sussiste.
Sia don Angelo Lanzeni che Claudio Frigè, accusato oltre che di lesioni gravissime anche di non aver predisposto adeguate misure di sicurezza, possono finalmente chiudere un capitolo durato oltre tre anni. «Attendiamo che vengano depositate le motivazioni della sentenza e in seguito valuteremo se procedere denunciando Tedeschi per calunnia» ha concluso Rossoni.

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